Diritti

Tu chiedimi cos’era la Diccì

Il 36% degli italiani rivoterebbe all’istante la Democrazia Cristiana. Bene: ora chi glielo spiega ai 18enni?
Credit: EPA/RONALD WITTEK
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10 aprile 2024 Aggiornato alle 06:30

Googlando per questo pezzo “ritorno della DC” mi è uscito come primo risultato l’attesa reunion degli Ac/Dc. Mi ha fatto molto ridere ma forse qualcosa di sensato c’è: così come la mitica band dell’heavy metal ancora raccoglie nostalgici fan sull’abbondante via dei 60 e forse pure dei 70, anche la fu Democrazia Cristiana - ovvero il partito monstre che ha governato per 51 anni in Italia fino al 1994 - è un fuoco che arde sempre sotto la brace di una generazione che non l’ha mai dimenticata.

Lo dice una rilevazione Quorum per Demos diffusa da Repubblica su cosa voterebbero gli italiani: il 37% degli intervistati sarebbe ben felice di rivedere nel seggio elettorale il simbolo dello scudocrociato e tra alcuni è vero gasamento, visto che lo auspica il 45% degli over 55. Stupisce di più il plauso del 36% dei 35-45enni che si farebbero volentieri guidare dagli eredi, se mai ce ne fossero ancora in circolazione di realmente designati, di Giulio Andreotti & friends (do you remember?).

In tempi difficili riattaccare con la solfa del “si stava meglio quando si stava peggio” è una mossa un po’ trita, così come sondare la voglia di ancien régime la dice lunga su quanto sia intrinseco nella nostra cultura politica guardarsi sempre alle spalle e mai protendersi in avanti verso nuovi, inaspettati orizzonti. Si rinciccia quello che un tempo funzionava, magari con qualche modernità di linguaggio, e si strizza l’occhio al bacino “orfano” dei cattolici che, sempre secondo il sondaggio, oggi per la maggior parte votano a destra ma tutto sommato condividono più valori civili con la sinistra.

Tocca aggiungere che la società di ricerca Demos che ha realizzato la scioccante indagine è in orbita Pd, e quindi da qualsiasi prospettiva la si guardi questa notizia può essere letta come il cubo di Rubik: ovvero, per la maggior parte di noi umani, impossibile da decifrare per più di una faccia. Sempre che non ci si diverta a barare smontando i pezzi o a fare come mio figlio piccolo, che usa una app per risolverlo e via andare.

Chiedimi che cos’era la Diccì, però, può essere un gioco intergenerazionale da fare a casa quando si sono esaurite tutte le serie tv decenti di Netflix e nessuno è ancora scappato dal divano.

Hai voglia a raccontare a un 18enne che si appresta a votare per la prima volta alle Europee cos’erano i dorotei e la Balena bianca, che quell’ometto anziano e ingobbito era l’uomo più potente d’Italia, che c’era un partito che al suo interno racchiudeva più correnti e spifferi dei serramenti di casa mia eppure restava saldo al centro, e come un pendolo ritornava sempre in posizione perché doveva rassicurare, garantire lo status quo e coprire parecchi segreti di Stato.

La Democrazia Cristiana era un apparato che riusciva mettere d’accordo e allo stesso tempo scontentare tutti, era lo zoccolo duro dell’elettorato italiano post Dopoguerra, post Sessantotto, post tutto. Una presenza così insanabilmente potente e mistica da sparire dalla circolazione nel giro di una notte come toccato allo storico rivale Psi: ricordiamolo, per i Gen Z, che Psi è la sigla del defunto Partito socialista italiano, quello delle monetine lanciate al suo condottiero Bettino Craxi nel 1993 sull’onda di Tangentopoli.

Ai tempi bastò un’inchiesta giudiziaria per far crollare la Prima Repubblica insieme a tutti i partiti che l’avevano saccheggiata, e da allora non c’è formazione politica che non cerchi di acciuffare pezzi di quell’elettorato rimasto apolide che non si arrende a non morire democristiano*.

La prova? Secondo una recente inchiesta di Report, oggi le associazioni che si contendono il nome Democrazia Cristiana oltre che il suo simbolo sono 120. Sì, avete letto bene: centoventi. Magari poi si presentano tutte allo Show dei record.

* è un celebre titolo di Luigi Pintor apparso sul Manifesto del 28 giugno 1983

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