Ambiente

Il caso “People contro Shell” torna alla ribalta

Sono in corso i quattro giorni di udienza in tribunale, in programma nell’ambito del ricorso contro la storica sentenza sul clima
Credit: James Petermeier/ZUMA Press Wire
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3 aprile 2024 Aggiornato alle 15:00

Quella di oggi è la seconda giornata di udienza in tribunale all’Aia, in Olanda, nel ricorso avviato da Shell contro la storica sentenza sul clima che impone di ridurre le emissioni di gas serra. Nella prima parte è la multinazionale anglo-olandese a parlare, successivamente toccherà ad associazioni e cittadini.

L’appello è iniziato ieri. Secondo gli attivisti per l’ambiente, ultimamente protagonisti di efficaci azioni in sede giudiziaria, Shell ha portato in aula “un discorso verde” e ha puntato il dito: “Il governo deve agire, non noi”.

I lavori in aula possono essere seguiti in diretta tutti i giorni a partire dalle ore 9.30 tramite il livestream di Milieudefensie, che porta avanti la battaglia legale con il team guidato dall’avvocato Roger Cox per “difendere” la sentenza secondo cui il colosso petrolifero è “responsabile di aver causato pericolosi cambiamenti climatici”.

Il 26 maggio 2021 questa organizzazione ha vinto la causa climatica nota come People contro Shell insieme a 17.379 cittadini co-querelanti e 6 organizzazioni (ActionAid, Both ENDS, Fossielvrij NL, Greenpeace Nederland, Milieudefensie Jong e Waddenvereniging). Stando al verdetto la società deve ridurre le emissioni di CO2 del 45% entro il 2030, utilizzando come punto di riferimento iniziale i dati del 2019, soprattutto per provare a limitare il riscaldamento globale e i suoi effetti negativi.

La sentenza ha avuto una portata epocale perché nessun’altra multinazionale prima era mai stata costretta dai tribunali a conformarsi all’accordo sul clima di Parigi del 2015. Ma la società ha deciso appunto di ricorrere in appello, sostenendo che il verdetto non ha basi giuridiche e che ci sono forti rischi di conseguenze occupazionali se venisse applicato in toto.

“C’è molto in gioco”, assicura adesso Milieudefensie che opera da 50 anni e dal 2016 è diventata l’organizzazione per il clima più influente nei Paesi Bassi. Finora più di 9.300 persone hanno sostenuto economicamente il lavoro di questa realtà, donando oltre 610.000 euro per supportare le spese legali.

“Ci troviamo di fronte a una delle aziende più potenti e ricche del mondo ed è per questo che abbiamo bisogno del tuo aiuto”, recita la petizione dell’ente, “Avremmo preferito che Shell avesse investito l’energia che sta mettendo ora nell’appello per raggiungere gli obiettivi climatici. Non possiamo garantire il futuro del nostro Pianeta e il futuro dei nostri figli se aziende come Shell continuano a opporsi e non partecipano”.

Dopo la data di domani, giovedì 4, l’udienza si concluderà venerdì 12 aprile quando ci saranno anche le interrogazioni della Corte: in concomitanza con questa tappa, si terrà la seconda edizione di Milieudefensie On Tour, l’evento in cui esperti dialogano e si confrontano.

“Un nuovo studio rivela che Shell continuerà a investire miliardi di dollari in (nuovi) progetti di petrolio e gas per i decenni a venire”, incalza l’organizzazione, “Inoltre, Shell ha annunciato che ridurrà le sue ambizioni climatiche, scegliendo volontariamente di ignorare il suo ruolo nell’affrontare la crisi climatica”.

Shell cerca costantemente di sottrarsi alla sua responsabilità di fermare il pericoloso cambiamento climatico, ma non può scappare dall’aula di tribunale. Gli scienziati del clima avvertono che dobbiamo agire ancora più velocemente di quanto si pensasse inizialmente. Shell può continuare a creare cortine fumogene, ma i fatti sono chiarissimi. Le loro emissioni devono essere drasticamente ridotte”, ha affermato Donald Pols, Direttore del Milieudefensie.

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