Diritti

Afghanistan: tornano le fustigazioni e le lapidazioni pubbliche per le donne

Il leader talebano Akhundzada ha annunciato nuove punizioni corporali per le cittadine colpevoli di adulterio: «è una violazione delle leggi internazionali sui diritti umani» denuncia Samira Hamidi, attivista afghana e sostenitrice di Amnesty International
Credit: EPA/HEDAYATULLAH AMID
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29 marzo 2024 Aggiornato alle 20:00

Il leader supremo dei talebani, Hibatullah Akhundzada, ha annunciato a Radio Television Afghanistan che nel Paese verranno reintrodotte la fustigazione e la lapidazione delle donne per adulterio in pubblico. “Le donne vogliono i diritti di cui parlano gli occidentali? Sono contrari alla Sharia e alle opinioni del clero, il clero che ha rovesciato la democrazia occidentale”, ha spiegato Akhundzada in un messaggio trasmesso dal canale di informazione statale.

Nonostante le promesse iniziali di un Governo più moderato, dopo aver preso il controllo del territorio a partire da agosto 2021, i talebani hanno condotto numerose esecuzioni, fustigazioni e lapidazioni. Pochi mesi dopo aver preso il potere, il portavoce del gruppo, Zabihullah Mujahid, ha annunciato che le leggi religiose della Sharia sarebbero state applicate in maniera più rigorosa attraverso queste e altre punizioni fisiche, come la mutilazione.

Dal 2021 al 2022 in Afghanistan, almeno 307 uomini, 80 donne e 4 bambini sono stati costretti a subire pubblicamente frustate, da 30 a 100, mentre 2 persone sono state lapidate, evidenzia il rapporto della Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (Unama). Queste persone, secondo il Governo talebano, sono colpevoli di relazioni sessuali fuori dal matrimonio, adulterio, fuga da casa, omosessualità, consumo di alcol, frode e traffico di droga.

Le punizioni pubbliche sono proseguite anche quest’anno. A febbraio, il Governo afghano ha fatto giustiziare 3 cittadini davanti a migliaia di persone negli stadi del Paese. La decisione comunicata dal leader dei talebani rappresenta ora un impegno pubblico a reinstaurare ufficialmente regole che vigevano in Afghanistan fino agli anni ‘90.

Le donne avvocate e giudici sono state messe al bando e prese di mira, mentre il lavoro degli attivisti per l’emancipazione femminile e i servizi dedicati alle donne sono stati fortemente limitati e ridotti. Samira Hamidi, attivista afghana e sostenitrice di Amnesty International, ha detto che l’ultimo annuncio del Governo sulla lapidazione pubblica delle donne «è una flagrante violazione delle leggi internazionali sui diritti umani, inclusa la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne».

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