Diritti

Valore D festeggia 15 anni con un nuovo glossario inclusivo

In occasione del suo compleanno, l’associazione di imprese lancia Non solo parole, un progetto in collaborazione con Feltrinelli Education per celebrare i traguardi ottenuti e riflettere sui prossimi obiettivi
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
27 marzo 2024 Aggiornato alle 11:00

Dal 2009 Valore D promuove l’equilibrio di genere e una cultura inclusiva nelle organizzazioni e in Italia.

A quindici anni dalla sua fondazione, la prima associazione italiana di imprese a occuparsi di questi temi per la crescita delle aziende e del Paese ha lanciato Non solo parole - Guida a una cultura condivisa, - un glossario curato dal regista e autore Fabrizio Acanfora e dalla scrittrice Nadeesha Uyangoda che contiene una parola per ogni anno trascorso dal principio: ognuno dei 15 termini scelti è accompagnato da una definizione, da esempi pratici nella vita di tutti i giorni, da note di approfondimento e da illustrazioni artistiche originali.

Il progetto è stato realizzato in collaborazione con Feltrinelli Education, la piattaforma di formazione professionale e culturale del Gruppo Feltrinelli.

In 15 anni l’associazione “ha visto evolvere la società, il linguaggio, il pensiero, ma soprattutto la determinazione delle imprese a cambiare la cultura partecipando a una comunità trasformativa, attenta ai valori, alla giustizia sociale, alle persone”.

Da questo percorso ecco le 15 parole individuate per descrivere al meglio il tempo trascorso dalla nascita di Valore D, e che “possono aiutarci a comprendere e vivere la realtà in modo più inclusivo e rappresentativo della diversità”: ognuna rappresenta le tematiche sulle quali l’associazione “ha fondato il proprio impegno a fianco delle aziende per accelerare la trasformazione sia delle organizzazioni sia della società in una direzione di inclusione e valorizzazione della diversità oltre ogni stereotipo, privilegio, barriera”.

Tutto parte dal significato iniziale della “D”: se “inizialmente indicava la donna e l’impegno per colmare il divario di genere”, spiega l’associazione, col tempo ha voluto riferirsi anche alle diversità “per abbracciare tutte quelle tematiche - oltre al genere, sempre prioritario per Valore D - che sono entrate a far parte con sempre più rilevanza nel raggio d’azione dell’associazione: età, disabilità, cultura, background, orientamento affettivo”.

E allora ecco “discriminazione”, che può essere attuata o subita involontariamente “quando le motivazioni che la arrivano sono state interiorizzate al punto da non essere più riconoscibili”; “rappresentazione”, perché rappresentare le persone significa riconoscere la loro presenza, il loro ruolo nella società.

Stereotipo”, sempre parziale e poco aderente alla realtà, che è condizionato e alimenta una cultura discriminatoria; “genere”, un fattore culturale, storicamente determinato e in continua evoluzione. “Autodeterminazione”, negata a individui e gruppi sociali discriminati; “privilegio”, goduto da una persona o un gruppo senza alcun particolare merito.

E poi “ageismo”, “sessismo”, “abilismo”, tre tipi di discriminazione che riguardano età, sesso e caratteristiche fisiche, neurologiche e sensoriali. “Intersezionalità”, un tipo di approccio analitico che sovrappone diverse identità sociali; “Lgbtqia+”, termine - di cui fa parte anche “queer” - che riunisce le persone non conformi a ciò che la tradizione impone come norma in termini di genere o sessualità; “patriarcato”, il sistema in cui sono gli uomini a detenere ed esercitare il potere; e infine “genitorialità” e “inclusione”, due pratiche rivolte una a figli e figlie e l’altra alla società intera, per renderla più giusta.

«Il focus sul divario di genere ha segnato il principio dell’associazione, inizialmente costituita per supportare le donne nel raggiungere posizioni apicali», ha commentato Barbara Falcomer, direttrice generale di Valore D, «e poi si è esteso all’impegno per l’equilibrio di genere a tutti i livelli aziendali, per sostenere l’occupazione femminile su cui pesa il tema della maternità e dei carichi di cura, per contrastare il divario salariale, il sessismo e gli stereotipi di genere.

Da alcuni anni ci occupiamo anche di promuovere il valore del talento nelle diverse età della vita, favorire lo scambio di valore tra senior e junior nei luoghi di lavoro, per una reale rappresentazione delle persone con disabilità nella comunicazione corporate e nei media, fino a sostenere il diritto di ogni persona di affermare la propria etnia, cultura o sessualità».

Ma c’è anche una sedicesima parola, ha scritto Falcomer nella prefazione del glossario: “È quella non scritta, ma che contiene il seme della gentilezza e ci lega più di ogni altra a chi ci ha accompagnato fin qui e a chi sarà con noi anche domani: Grazie”.

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