Ambiente

Cemento: nei Paesi meno sviluppati crescono le emissioni climalteranti

Un report di Rhodium Group avverte sui possibili ulteriori impatti del settore edile, che pesa per il 7% delle emissioni globali
Credit: Pascal Meier  

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25 marzo 2024 Aggiornato alle 07:00

La buona notizia è che i Paesi in via di sviluppo stanno crescendo, anche a livello di infrastrutture, la cattiva notizia è che però questa crescita - legata per esempio all’uso del cemento - potrebbe comportare un alto innalzamento delle emissioni climalteranti.

Il problema è che mentre nel mondo si sta andando alla ricerca di soluzioni alternative al calcestruzzo, alcune basate perfino sulle alghe, questo materiale usato in edilizia ha un forte impatto a livello di emissioni di CO2.

Si stima sia responsabile di quasi due gigatonnellate di CO2 rilasciate nel nostro ambiente a causa della sua produzione, è al terzo posto tra le prime dieci fonti di inquinamento industriale e genera circa tra il 6 e il 7% delle emissioni globali, in pratica come la quantità di CO2 prodotta da quasi tutta l’India.

Se l’industria del cemento fosse un Paese di fatto sarebbe la quarta fonte di CO2 dopo Cina, Stati Uniti e India, ma come ha affermato il think tank Rhodium Group “non esistono ancora soluzioni mature e competitive in termini di costi per decarbonizzare la produzione” del cemento.

Da qui lo stesso gruppo ha ribadito attraverso un report la necessità, in termini di innovazione e scelte politiche, di interventi necessari per affrontare le emissioni in questo settore visto il boom delle infrastrutture nei Paesi in via di sviluppo che è destinato a far aumentare la produzione per decenni.

Sia per via del carbone usato per riscaldare i forni, sia per i processi della conversione del calcare, l’impatto energetico e climatico della produzione del cemento è particolarmente elevato e a livello di emissioni, produzioni che potrebbero raggiungere il picco con aumenti fino al 17% entro il 2050 proprio mentre i paesi emergenti crescono a livella di edilizia.

«Il previsto aumento a lungo termine della domanda di cemento e altri materiali di base nei paesi in via di sviluppo evidenzia davvero la necessità di rendere prontamente disponibili tecnologie pulite ed efficienti al di fuori dell’Ocse e della Cina», ha raccontato per esempio Emma Rutkowski, analista del Rhodium Group.

Il rapporto del gruppo spiega che passi avanti importanti sono stati fatti, come la sostituzione del carbone con le biomasse e i combustibili di scarto, oppure le modifiche ai processi tradizionali di produzione, ma “è improbabile che questi riescano a produrre i tagli profondi richiesti”.

Mentre investitori importanti, come Bill Gates, Jeff Bezos oppure Jack Ma stanno finanziando gruppi che si impegnano a trovare alternative “green” al calcestruzzo tradizionale, e mentre nel mondo vengono sviluppate tecnologie di produzione capaci di catturare il carbonio, oppure basate su idrogeno e forni elettrici, in generale rispetto alla domanda prevista sul mercato non c’è ancora una soluzione definitiva all’impatto del cemento come emissioni climalteranti.

Tuttavia, sostiene il rapporto Rhodium, si potrebbe ragionare sull’implementazione dei nuovi metodi di produzione, e fin dall’inizio, in mercati emergenti nella produzione come l‘Africa, anziché basarci a esempio sull’adeguamento di impianti vecchi o inefficienti. Questo però richiede sforzi a livello politico ed economico.

«Il successo della decarbonizzazione dipenderà probabilmente sia dalla spinta verso le soluzioni disponibili ora, sia dal continuare a innovare e testare nuove tecnologie in modo da poter continuare a fare progressi in futuro», ha affermato Rutkowski.

Una delle poche certezze in questo percorso che è tuttora “in divenire”, è la possibilità appunto di usare perlomeno combustibili alternativi (e più verdi) per la produzione.

Su questo, è d’accordo anche la World Cement Association.

Come ha dichiarato settimane fa l’ad Ian Riley, portare il settore alle famose emissioni zero è estremamente costoso e complesso, così come puntare solo su alcune tecnologie sarebbe un rischio. «Il percorso del cemento verso un miglioramento significativo è già ragionevolmente chiaro - chiosa - ma se diamo troppa enfasi alla cattura del carbonio per esempio, i nostri progressi nel frattempo saranno inferiori a quelli che avrebbero potuto essere».

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