Ambiente

La rivincita della natura sugli spazi di cemento

La pratica della depavimentazione (depaving) esiste dal 2008 e mira a sostituire cemento, asfalto e altre forme di paesaggio artificiale con piante e terreno. L’idea è dell’organizzazione no-profit americana Depave
Credit: CHUTTERSNAP  

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13 marzo 2024 Aggiornato alle 20:00

Sostituire cemento, asfalto e altre forme di paesaggio artificiale con piante e terreno. È la pratica della depavimentazione, nota come depaving, e che esiste dal 2008, quando è stato fondato il gruppo Depave, un’organizzazione no-profit a Portland, nell’Oregon.

È quanto si legge in un articolo della Bbc, che riporta che chi sostiene questo modello ritiene che la depavimentazione consente all’acqua di penetrare nel terreno, riducendo le inondazioni in periodi di forti piogge e favorendo la “spugnosità” delle città (in modo che possano assorbire gli eccessi).

Le piante autoctone aiutano la fauna selvatica a sopravvivere negli spazi urbani; inoltre, piantando alberi, aumentano le zone d’ombra, proteggendo così i cittadini dal troppo calore. Ultimo, ma non meno importante, favorire le zone verdi nelle strade cittadine può anche migliorare la salute mentale delle persone.

Con l’aggravarsi della crisi climatica, alcune città e regioni stanno iniziando ad adottare la tecnica come parte delle loro strategie di adattamento climatico. Infatti, a causa dei fenomeni atmosferici sempre più preoccupanti, dovrebbe diventare una pratica più diffusa, non svolta soltanto da persone ambientaliste e volontarie. Secondo alcune persone convinte del metodo, come riporta l’articolo del giornale britannico, occorre iniziare a distruggere le strade di cemento, per creare spazi migliori per la natura.

Come emerge, il gruppo di volontari ha rimosso più di 33.000 metri quadrati di asfalto a Portland dal 2008, un’area equivalente a quasi quattro campi da calcio e mezzo. «È come se stessi liberando il suolo», ha detto Rose, direttrice delle comunicazioni e del coinvolgimento presso Depave, ricordando il raduno estivo in cui lei e circa 50 volontari hanno rimosso circa 1.670 metri quadrati di cemento dal terreno di una chiesa locale. Rose afferma che gli sforzi del suo gruppo a Portland consentono di deviare ogni anno circa 24,5 milioni di litri di acqua piovana dalle fognature. A Lovanio, in Belgio, solo nel 2023, Baptist Vlaeminck, che guida il progetto di adattamento climatico Life Pact di Leuven, calcola che la rimozione di 6.800 metri quadrati di superficie dura ha consentito l’infiltrazione di ulteriori 1,7 milioni di litri d’acqua nel terreno.

C’è un’altra organizzazione no-profit ambientale, con sede in Ontario, Canada, che è stata in parte ispirata dai progetti di depaving a Portland: Green Venture. La direttrice esecutiva Giuliana Casimirri, ha spiegato come lei, i suoi colleghi e i volontari hanno iniziato a inserire giardini in miniatura pieni di alberi autoctoni in un quartiere degradato della città di Hamilton. «Prima, era un posto in cui si aveva la percezione di dover camminare velocemente. Ora ci sono posti in cui ci si potrebbe fermare o fare una chiacchierata, sedersi e leggere il giornale».

A Hamilton, peraltro, le inondazioni possono far sì che le acque reflue si mescolino con il deflusso che sfocia nel lago Ontario, la fonte dell’acqua potabile della città. Green Venture e altre organizzazioni locali desiderano ridurre le possibilità che ciò accada e, per questo, il depaving è considerato una tattica chiave. Gli studi hanno dimostrato che le superfici impermeabili nei giardini, come il cemento, aumentano il rischio di alluvioni nelle aree urbane. «Con il cambiamento climatico, gli eventi meteorologici estremi di precipitazioni aumenteranno e quindi adottare questa pratica non è un lusso, ma una necessità», ha aggiunto Casimirri.

Bisogna fare in modo che le autorità responsabili delle città e della pianificazione se ne rendano conto. Nella maggior parte del mondo, il depaving può ancora essere descritto come un’attività marginale. «Avremo bisogno di una scala di investimenti più elevata», ha affermato Thami Croeser della Rmit University, il Centro per la ricerca urbana di Melbourne. Gli sforzi guidati dalle comunità e dai volontari sui vialetti e sulle strade locali – autorizzati – sono utili, ma, secondo Croeser, è ancora meglio pensare alla depavimentazione e alla diffusione di zone verdi come all’introduzione di un nuovo tipo di infrastruttura in una città, il quale, richiede lo stesso livello di pianificazione e investimenti, per esempio, di una nuova ferrovia.

In Europa, alcune città hanno iniziato a prendere sul serio il depaving. Oltre alla città di Lovanio, per esempio, i residenti di Londra, sono incoraggiati a depavimentare i loro giardini. Il quartiere suburbano di Spaanse Kroon, composto da circa 550 persone, è coinvolto in un’iniziativa di depaving e rinaturalizzazione guidata dalla città. I piani prevedono la rimozione di notevoli volumi di asfalto dall’area residenziale e l’obbligo per le auto di condividere lo stesso tratto di strada con pedoni e ciclisti.

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