Bambini

In vent’anni le morti di bambini sotto i 5 anni si sono dimezzate

Nel 2022 il tasso di mortalità in questa fascia d’età ha raggiunto il minimo storico ma i piccoli che non festeggiano il quinto compleanno sono ancora 4,9 milioni ogni anno. Numeri troppo alti e inaccettabili
Credit: Yianni Mathioudakis 
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23 marzo 2024 Aggiornato alle 17:00

Il tasso di mortalità globale sotto i 5 anni ha raggiunto il minimo storico nel 2022, diminuendo del 51% rispetto al 2000. Una notizia senz’altro positiva ma che vede davanti a sé ancora enormi margini di miglioramento perché, nonostante i progressi, il numero totale di bambini morti prima del loro quinto compleanno, durante il 2022 è stato pari a 4,9 milioni, ovvero 13.400 decessi al giorno, 1 ogni 6 secondi.

Questi i dati emersi dal rapporto Levels & Trends in Child Mortality diffuso da Unicef/Oms/Gruppo Banca Mondiale/Un Desa del Gruppo inter-agenzie delle Nazioni Unite per la stima della mortalità dei bambini.

Dal 2000 al 2022, quindi, il tasso di mortalità globale sotto i 5 anni si è dimezzato, grazie anche a un’assistenza sanitaria primaria in netto miglioramento, soprattutto in Paesi dal reddito basso e medio. In particolare, Cambogia, Malawi, Mongolia e Ruanda hanno ridotto i decessi infantili di oltre il 75% dal 2000 a oggi e il Burundi del 61%. «Dietro questi numeri si nasconde un personale sanitario qualificato che aiuta le madri a partorire in sicurezza, che protegge i bambini da malattie mortali e che assicura il giusto supporto sanitario e nutrizionale ai bambini», sottolinea la direttrice generale dell’Unicef Catherine Russell.

Se si allarga lo sguardo agli ultimi tre decenni, i miglioramenti sono ancora più evidenti: se nel 2022 a non raggiungere i cinque anni era un bambino su 27, nel 1990 era 1 su 11.

Tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall’Agenzia generale dell’Onu nel 2015 c’è anche quello che vorrebbe entro il 2030 ridurre la mortalità neonatale a 12 decessi ogni 1.000 nascite e quella infantile 0-5 anni a 25 decessi ogni 1.000. Un traguardo che sembra però essere lontano: ai tassi attuali, infatti, 64 Paesi non raggiungeranno il primo obiettivo e 59 il secondo. Questo comporta che, secondo le stime, entro il 2030 altri 35 milioni di bambini moriranno prima di compiere 5 anni.

Se già risulta doloroso pensare ai 4,9 milioni di minori di 5 anni deceduti l’anno scorso, di cui 2,3 milioni durante il primo mese di vita, lo è ancora di più se a loro si aggiungono le vite stroncate di altri 2,1 milioni di bambini e giovani tra i 5 e i 24 anni nonché 53 milioni di nati morti che, troppo spesso, non vengono rilevati o considerati adeguatamente.

La tragicità di quanto appena detto aumenta se si considera che la maggior parte dei decessi è concentrata nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale per cause assolutamente prevenibili o curabili: nel 2022 circa l’83% delle morti infantili si sono verificate in queste due sole regioni (58% nella prima e 25% della seconda). In particolare, l’Africa sub-sahariana risulta essere la regione con il tasso di mortalità entro i 5 anni più alto al mondo, arrivando a 71 morti ogni 1.000 nati vivi. Un bambino nato in questa zona del mondo ha in media 18 volte più probabilità di morire prima di compiere 5 anni rispetto a uno nato in Australia o in Nuova Zelanda.

«Il luogo di nascita di un bambino non dovrebbe determinare la sua vita o la sua morte - spiega Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’Oms - È fondamentale migliorare l’accesso ai servizi sanitari di qualità, anche durante le emergenze e nelle aree remote».

E non bastano solo le disuguaglianze territoriali a mettere a repentaglio le vite di milioni di bambini, ci sono minacce aggiuntive che rendono ancora più instabile e ingiusta la bilancia tra la vita e la morte come nuove guerre, conflitti prolungati, l’intensificarsi dell’impatto dei cambiamenti climatici e le conseguenze della pandemia da Covid-19, solo per citarne alcune.

Ma anche le disparità sociali ed economiche purtroppo contano. Come riportato nel report, i bambini nati nelle famiglie più povere hanno il doppio delle probabilità di morire prima dei 5 anni rispetto a quelli che si trovano a crescere in nuclei più ricchi, mentre i bambini che vivono in contesti fragili o colpiti da conflitti hanno quasi il triplo delle probabilità di morire prima del loro quinto compleanno, rispetto ai bambini che vivono altrove.

Tra il 2000 e il 2022 sono morti 221 milioni di bambini e giovani in tutto il mondo, un numero corrispondente all’intera popolazione della Nigeria. Alcuni non sono riusciti a sopravvivere alla malaria o a una diarrea, altri a una polmonite, altri ancora non hanno retto alle complicanze durante il parto o alle nascite pretermine.

Quante vite si sarebbero salvate con strumenti che spesso a noi paiono scontati come una vaccinazione? Con la diagnosi e il trattamento delle malattie dei bambini e un migliore accesso all’assistenza sanitaria di base, il tasso di mortalità infantile sarebbe molto meno ingente. Ma questo, in ancora troppi Paesi, sembra essere un’utopia.

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