Bambini

Uk: bambini e bambine non riescono più a evitare i contenuti violenti online

Sempre più spesso i minori si imbattono inconsapevolmente in video e foto disturbanti. Una nuova legge sta provando ad arginare la situazione ma lo sforzo per proteggerli dovrebbe partire dalle piattaforme
Credit: Ron Lach 
Tempo di lettura 4 min lettura
24 marzo 2024 Aggiornato alle 11:00

Imbattersi in contenuti violenti online è diventato inevitabile, anche per i più piccoli. A dirlo è l’ultima ricerca di Family Kids and Youth commissionata da Ofcom e svolta su un campione di 232 bambinә tra gli 8 e i 17 anni provenienti da tutto il Regno Unito.

I video e le immagini che ognuno di loro ha detto di aver visto involontariamente, soprattutto attraverso social media, siti e app di messaggistica, spaziano dagli scontri scolastici, alla violenza più esplicita ed estrema, compresa quella esercitata dalle bande di strada.

Alcuni bambini hanno dichiarato di essersi imbattuti in account, quasi sempre anonimi, creati esclusivamente per condividere contenuti violenti, la maggior parte su Instagram o Snapchat. Addirittura, una ragazza di 11 anni ha detto di sentire «la pressione dei coetanei che fanno finta che ciò che vedono sia divertente. Ti senti a disagio dentro, ma fai finta che sia divertente fuori».

La ricerca sottolinea anche che i bambini più grandi sembravano esser diventati insensibili ai contenuti violenti in cui si imbattevano.

Ad aggravare ulteriormente la situazione è il fatto che spesso i proprietari delle piattaforme sono i primi a condividere senza troppi pensieri contenuti del genere. È il caso di Elon Musk, che ha postato sul proprio profilo una clip che mostra mutilazioni sessuali e episodi di cannibalismo.

I risultati della ricerca hanno spinto la National Society for the Prevention of Cruelty to Children, un ente di beneficenza britannico per la protezione dei bambini, ad accusare le piattaforme tecnologiche di ignorare il loro dovere di diligenza nei confronti dei giovani utenti.

Si tratta di un tema estremamente complesso che, con il progredire delle tecnologie, sta diventando sempre più centrale. Basti pensare al recente stupro nel metaverso che ha portato una ragazza inglese a denunciare l’accaduto alla polizia britannica. Anche il quel caso Mark Zuckerberg era stato accusato, in quanto proprietario di Meta, di non essersi assunto parte della responsabilità e non aver adeguatamente protetto la ragazza.

La ricerca condotta da FK&Y si inserisce all’interno dell’Online Safety Act, una legge sulla sicurezza online approvata lo scorso anno nel Regno Unito, che prevede la possibilità di reprimere o limitare i social network che non riescono a proteggere i propri utenti, in particolare i bambini. Lo scopo è quello di trasformare e migliorare le esperienze in rete dei più piccoli attraverso due strategie: da una parte identificare e anticipare i rischi mettendo in atto sistemi e processi per affrontarli; dall’altra impedire ai bambini di accedere a contenuti inappropriati, a partire da quelli violenti.

Inoltre, sempre a proposito della regolamentazione delle nuove tecnologie, la scorsa settimana l’Europa ha approvato l’AI Act, il primo regolamento al mondo che disciplina l’uso dell’intelligenza artificiale, che dovrà rispettare numerosi obblighi imposti dall’Ue.

Ovviamente nessuna delle due iniziative si può considerare perfetta. Per esempio secondo molti l’Online Safety Act, Internet Matter dovrebbe dare un maggiore sostegno ai genitori e alle famiglie. Ciò non toglie che si tratta di passi in avanti all’interno di un contesto estremamente complesso e sempre in evoluzione. La ricerca di Family Kids and Youth rappresenta un ulteriore step in questa direzione perché invia un messaggio forte alle aziende tecnologiche che, se vogliono sopravvivere dovranno essere pronte ad adempiere ai propri obblighi.

Leggi anche