Bambini

Uk: gli adolescenti si immaginano un futuro peggiore rispetto a quello dei genitori

Secondo lo studio di YouGov, oltre il 50% dei giovani britannici tra i 14 e i 17 anni crede che avrà una vita più dura rispetto a quella delle generazioni passate. Colpa della crisi economica, climatica e dei problemi legati alla salute mentale
Credit: Michael Rodichev 
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
12 marzo 2024 Aggiornato alle 11:00

«Sogna, ragazzo, sogna» cantava Roberto Vecchioni nel 1999. Un augurio e un incitamento ai giovani, che a cavallo del nuovo millennio immaginavano un futuro radioso in cui nessuna possibilità sarebbe stata preclusa. Oggi i giovani non sembrano più immaginare il futuro con le sfumature ottimistiche che solitamente la loro età esprime.

A dirlo è una nuova ricerca condotta in Inghilterra da YouGov per l’organizzazione benefica per bambini Barnardo’s, secondo la quale gli adolescenti britannici sono convinti che avranno una vita più dura rispetto a quella dei loro genitori.

Protagonisti dello studio sono stati 1.001 ragazzi e ragazze di età compresa tra i 14 e i 17 anni. Di questi, il 55% non ha avuto dubbi nell’affermare che immaginandosi a 30 anni, la proiezione che la mente rimanda loro è quella di una persona dalla vita nettamente peggiore rispetto a quella di pari età di generazioni precedenti.

Il motivo di tanto pessimismo non è uno solo ma la somma delle diverse crisi che interessano il tempo in cui viviamo e che, secondo la Generazione Z, non ci abbandonerà nemmeno in futuro: mancanza di denaro, lavoro e crisi climatica su tutte.

Tra gli intervistati, il 34% pensa che la vita dei bambini della prossima generazione non sarà migliore e, dato ancora più allarmante, il 9% afferma di sentirsi senza speranza riguardo al proprio futuro. A pensarla così sono soprattutto i giovanissimi provenienti da contesti più svantaggiati.

Secondo il Ceo di Barnardo’s Lynn Perry, questi risultati sono «un segno che il contratto sociale è rotto e che corriamo il rischio di deludere la prossima generazione».

Già, perché di solito il tempo porta con sé miglioramenti e gli adulti nel corso della storia hanno sempre provato a consegnare ai figli un mondo migliore di quello che avevano ereditato dai loro genitori. Da tempo però sembra che il meccanismo si sia inceppato, tanto che un sondaggio di alcuni anni fa aveva decretato che i Millennial (nati dal 1981 al 1996) sarebbero più poveri del 17% rispetto alla Generazione X, la precedente.

Una curva discendente confermata anche recentemente, soprattutto per le ragazze, che secondo il rapporto del Population reference bureau, starebbero peggio rispetto al passato.

«Gli adolescenti sono costantemente bombardati da notizie sul peggioramento del tessuto sociale e sulle sfide che devono affrontare, dall’inasprimento della disuguaglianza alla condizione del Pianeta, dalle preoccupazioni per la salute a un mercato immobiliare fuori controllo. Niente di tutto questo è opera loro e non è giusto che siano lasciati soli a temere gli anni a venire invece di sentirsi entusiasti per il futuro», continua Perry.

A peggiorare una situazione che già di per sé rappresenta un campanello d’allarme sociale tutt’altro che da sottovalutare c’è la consapevolezza che sono in aumento, tra gli appartenenti alla Generazione Z, i problemi relativi alla salute mentale.

Come emerso dal 17° Seminario internazionale di formazione in Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza promosso da Fondazione Child e Telefono Azzurro, svoltosi dal 3 all’8 marzo 2024, il tema del benessere e della salute mentale dei bambini e degli adolescenti è di portata globale e richiede un’azione immediata e concreta da parte dell’intera collettività.

In quell’occasione, Telefono Azzurro ha ribadito quanto reso già noto a novembre 2023 con la pubblicazione del loro report annuale: a livello globale 1 adolescente su 7 di età compresa tra i 10 e i 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato e l’ansia è uno di quelli più frequenti, mentre il suicidio è la principale causa di morte per i giovani tra i 15 e i 19 anni, con un rischio significativamente più elevato per i gruppi emarginati e discriminati.

Insomma, i ragazzi non stanno bene e non vedono davanti a loro un futuro roseo. Non possiamo più ignorarli.

Leggi anche
Giovani
di Costanza Giannelli 3 min lettura