Ambiente

Europa, ok (più soft) alla direttiva case green

Tracciata la strada per arrivare, a livello di case ed edifici, a zero emissioni nel 2050. Si oppone il centrodestra. Politiche spinte verso elettrificazione, sistemi ibridi e addio a impianti energivori
Credit: mk. s  

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13 marzo 2024 Aggiornato alle 12:00

Seppur depotenziata la Direttiva case green ha ottenuto il via libera dall’Ue. L’obiettivo è quello delle emissioni zero, entro il 2050, per le case e gli edifici dell’Unione europea.

L’ok è arrivato grazie a 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti.

Tra gli oppositori, soprattutto fra le file di centrodestra, anche chi come l’italiano eurodeputato della Lega Angelo Ciocca ha usato un fischietto da arbitro per protestare contro la decisione della plenaria. Forza Italia, Fdi e Lega hanno infatti votato compatti “no” alla direttiva, nonostante quella uscita sia una versione più soft del testo.

Di fatto la direttiva indica che dal 2030 le nuove case dovranno essere costruite per essere a emissioni zero, lo stesso vale per gli edifici pubblici ma dal 2028.

Ci sarà poi lo stop a incentivi per caldaie solo a metano e una generale spinta per elettrificazione e pompe di calore.

A livello di ristrutturazioni ogni stato membro dovrà adottare un piano nazionale che preveda la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali.

In totale lo scopo è arrivare a un taglio del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Come vincolo, nel percorso verso le zero emissioni, ci sarà quello di garantire che almeno il 55% della riduzione del consumo medio di energia primaria sia ottenuto attraverso la ristrutturazione degli edifici più energivori.

A livello di bonus per la casa gli apparecchi solo a metano non saranno più incentivabili dal 2025.

In generale ci sarà una apertura e spinta verso apparecchi ibridi, per esempio quelli che mettono insieme caldaie e pompe di calore controllate da una centralina unica. Saranno centrali per il nuovo sistema di agevolazioni, così come verso l’elettrificazione dei riscaldamenti. Per le ristrutturazioni ammesse sia forme di sostegno come detrazioni e crediti fiscali sia sconti in fattura.

Una volta entrata in vigore gli Stati membri avranno due anni di tempo per adeguarsi alla direttiva presentando a Bruxelles una tabella di marcia: il prossimo passaggio sarà l’approvazione formale del Consiglio e poi andrà in Gazzetta Ufficiale per entrare in vigore.

Sulla direttiva case green, oggetto di forti contestazioni in Italia soprattutto da parte dei partiti di centrodestra, è intervenuto anche il think tank Ecco, che si occupa di clima ed energia, commentando il nuovo Energy Performance of Buildings Directive (Epbd).

Secondo Francesca Andreolli, ricercatrice Senior energia e efficienza di Ecco, «l’Italia può trarre ampi benefici da una chiara strategia di riqualificazione del proprio patrimonio immobiliare che si fondi sulla riduzione delle emissioni e dei consumi. L’Epbd può supportare il Paese nella definizione degli obiettivi intermedi e delle azioni strategiche da intraprendere».

Molto importante è a esempio la riqualificazione del settore edilizio che in Italia pesa sui consumi nazionali e sulle emissioni, rappresentando ancora oggi quasi il 20% delle emissioni nazionali di gas serra legate all’energia.

Per Davide Panzeri, responsabile programma Europa di Ecco, «riqualificare il parco immobiliare nazionale offre una grande opportunità di rilancio della filiera edilizia, che si conferma motore principale della crescita economica interna grazie all’impatto sull’indotto e in generale sull’intera economia, generando al contempo posti di lavoro non delocalizzabili».

Va ricordato infine, come precisa anche Ecco, che “la Direttiva non impone alcun obbligo per i singoli immobili e quindi per i proprietari degli stessi. L’obbligatorietà è invece stabilita a livello nazionale. All’interno del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec), da aggiornare entro il 30 giugno 2024, spetterà quindi al Governo definire la strategia, gli investimenti e le politiche da attuare per raggiungere gli obiettivi, tenendo in considerazione la complessità sia del patrimonio che delle classi di reddito dei suoi residenti e utilizzando la spesa pubblica e gli obiettivi climatici anche in chiave di sviluppo e innovazione”.

La Commissione europea stima che saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per la svolta energetica del parco immobiliare, ovvero 152 miliardi di euro di investimenti all’anno in più rispetto alle risorse attuali.

Non sono previsti finanziamenti dedicati, ma i Paesi potranno attingere ai fondi europei (Fondo sociale per il clima, Recovery fund e i Fondi di sviluppo regionale) per sostenere la svolta green con sussidi, bonus e mutui agevolati per aiutare proprietari e famiglie a sopportare questi costi imprevisti.

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