Ambiente

Il turismo della neve sarà in montagne senza neve

Tanti impianti dismessi e soltanto una piccola percentuale riqualificata o smantellata, ma anche la necessità di far fronte a una nuova tipologia di turismo invernale. Sono i punti salienti del nuovo dossier di Legambiente NeveDiversa
Credit: ANSA/ EMANUELE VALERI  

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13 marzo 2024 Aggiornato alle 08:00

Il 12 marzo è stata presentata a Milano l’edizione del 2024 del report NeveDiversa – Il turismo della neve nelle montagne senza neve, un importante dossier presentato e organizzato da Legambiente e che ha visto la partecipazione di esperti, giornalisti e attivisti, tutti accomunati dall’urgenza di affrontare i cambiamenti climatici e le loro conseguenze sulle montagne e sull’economia turistica a esse collegata.

I dati

Il dossier presenta una fotografia nitida di una realtà che è sì in evoluzione, ma non necessariamente in termini positivi.

I dati presentati, infatti, sono piuttosto allarmanti: 177 sono gli impianti sciistici temporaneamente chiusi in Italia, 94 quelli che aprono e chiudono durante la stagione; 260 sono le strutture dismesse, e 241 impianti sopravvivono solo grazie a forti finanziamenti pubblici.

Inoltre, degli impianti abbandonati, soltanto 31 sono stati sottoposti a smantellamento o riqualificazione.

Numeri preoccupanti anche sul fronte bacini idrici per l’innevamento artificiale: attualmente, sono stati censiti 158 bacini, con un aumento di 16 rispetto al 2023; di questi, la grande maggioranza (141) si trova nelle Alpi, mentre i restanti 17 sono situati nella zona appenninica.

In merito ai finanziamenti destinati al settore, emerge un divario significativo tra turismo “tradizionale” e innovativo: per esempio, lo scorso anno il Ministero del Turismo ha stanziato ben 148 milioni di euro per ammodernamento degli impianti di risalita e di innevamento artificiale, mentre soltanto 4 milioni sono stati destinati alla promozione dell’ecoturismo. Insomma, un dato che lascia un importante spazio di riflessione sulla necessità di rivedere i paradigmi turistici cui siamo abituati.

Una particolare attenzione è stata dedicata dagli esperti sulle regioni Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana, dove la crisi climatica ha impattato in maniera piuttosto significativa.

In Piemonte, per esempio, il trimestre appena concluso è stato caratterizzato dall’inverno più caldo degli ultimi 70 anni, con una media regionale di 4,5 °C, quasi 3 °C in più rispetto alla norma del trentennio di riferimento (1991-2020). Ma, nonostante questi segnali, i contributi previsti per il biennio 2023-2025 ammontano a oltre 32 milioni, segnando un incremento rispetto ai circa 29milioni rispetto al biennio 2022-2024.

Anche sull’Appennino la crisi climatica ha avuto conseguenze tangibili: in Emilia-Romagna, a esempio, la stagione 2023/2024 è iniziata con un finanziamento di oltre 4milioni e mezzo per indennizzare le imprese danneggiate dalla carenza di neve. Ancora, in Toscana è stato depositato lo studio di fattibilità per l’impianto funiviario Doganaccia-Corno alle Scale, un progetto che attualmente ha un costo di circa 15,7milioni di euro. Un quadro che, seppur sintetico, mette bene in evidenza l’urgenza di un approccio critico e sostenibile per il futuro del turismo in queste aree.

Gli investimenti nelle altre regioni

Il piano di finanziamenti nelle diverse regioni italiane mette in luce le diverse politiche adottate per sostenere il settore.

Per esempio, in Valle d’Aosta si è deciso di sostenere economicamente le piccole stazioni sciistiche a bassa quota con un provvedimento di 2 milioni di euro l’anno per il triennio 2022-2025.

In Trentino Alto-Adige lo sci in pista riceve consistenti contributi pubblici per la realizzazione di bacini artificiali, per i quali è possibile ottenere un contributo a fondo perduto dell’80% su una spesa massima di 3,5milioni di euro. Ancora, in Friuli-Venezia Giulia, la Regione ha previsto un piano di investimenti di quasi 140 milioni di euro, di cui la maggior parte saranno destinati ai poli sciistici montani.

Milano-Cortina 2026, Olimpiadi lontane dalla sostenibilità

Un altro aspetto emerso nel dossier è l’avvicinarsi delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, la cui organizzazione delinea un percorso complesso, caratterizzato da rischi e scelte discutibili che potrebbero avere conseguenze importanti in termini ambientali. In quest’ottica, a 2 anni dall’inizio dell’evento, la sostenibilità rimane un obiettivo lontano, con l’ombra della crisi climatica che diventa sempre più densa.

Legambiente ha segnalato oltre 20 opere tra le più costose, finanziate con importi che superano i 30 milioni di euro ciascuna, dalle varianti stradali ai parcheggi, dai collegamenti alle piste da bob di Cortina alle infrastrutture di Longarone. «La gestione dell’eredità delle Olimpiadi invernali e l’utilizzo a lungo termine delle strutture costruite per l’evento sono stati una sfida per molte città ospitanti» ha sottolineato l’ente; tuttavia, l’abbandono degli impianti dopo la manifestazione sportiva solleva importanti questioni di carattere non solo economico, ma anche sociale e ambientale.

La voce degli esperti

Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi Legambiente, oltre ad aver fornito una panoramica sui dati principali contenuti nel dossier, ha sottolineato l’inverno record di calore per il Piemonte, con eventi di cosiddetta “neve calda” che non si deposita sui ghiacciai, ma che, al contrario, contribuisce al loro deterioramento.

Riccardo Beltramo, docente di Ecomanagement del Turismo presso l’Università di Torino, ha analizzato l’industria dello sci nell’era della crisi climatica, evidenziando come l’evoluzione dei trasporti sulle piste da sci abbia comportato ingenti investimenti, ma anche una maggiore pressione su risorse e ambiente. Sulla stessa lunghezza d’onda, Antonio Montani, presidente generale Cai, ha sottolineato l’importanza di un approccio critico e costruttivo dell’ambientalismo, coinvolgendo sia gli operatori del settore turistico che le comunità locali, esprimendo la necessità di non proteggere la montagna solo per i turisti, ma anche e soprattutto per coloro che vi abitano.

Ed è proprio in ottica della tutela di queste comunità che si costituisce il progetto ByondSnow, raccontato da Andrea Omizzolo: il programma europeo, infatti, si concentra sulle località a media-nassa quota, le più colpite dalla crisi climatica, e si propone di aiutarle ad affrontare le sfide socio-economiche legate al cambiamento climatico.

Infine, nella seconda parte della mattinata le riflessioni sono state dedicate alle comunità che vivono nelle realtà montane, dove il turismo invernale è vitale ma spesso precario. E anche in questa occasione si è sottolineata la necessitò di una transizione verso modelli di turismo più sostenibili, ma anche la sfida di far fronte a un turismo diverso.

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