Ambiente

Crisi clima: perché ExxonMobil ha fatto causa a due società di investimento attiviste?

L’obiettivo: impedire a Follow This e Arjuna Capital di presentare proposte ambientali durante l’assemblea degli azionisti del colosso petrolifero. Ma cosa accadrà in futuro se, ogni volta che verrà messa sul tavolo un’idea diversa dalla visione della “maggioranza”, scatterà la denuncia?
Credit: Douglas R. Clifford/Tampa Bay Times via ZUMA Press Wire 
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6 marzo 2024 Aggiornato alle 06:30

Abituati a vedere, in questi ultimi anni, numerose azioni degli attivisti climatici nei confronti dei colossi petroliferi, la notizia che l’americano ExxonMobil ha chiamato in causa due società d’investimento impegnate nell’attivismo ambientale suscita un certo scalpore.

I fatti, come riportati da varie fonti, vedono coinvolti Arjuna Capital e Follow This, che hanno presentato mozioni per l’assemblea degli azionisti di ExxonMobil con l’obiettivo di imporre alla società di accelerare sulla transizione ecologica.

Per chi è abituato a partecipare ad assemblee dei soci delle società quotate, anche in Italia, non è una novità vedere la presentazione di mozioni o semplici commenti in sede di approvazione di bilancio, con i più disparati contenuti ai limiti dell’assurdo (per esempio, la possibilità di esporre proprie opere dell’ingegno nella hall della sede legale della società quotata, come mi è capitato di assistere).

In generale, può essere quindi legittimo l’interesse della società quotata di limitare gli interventi al fine di consentire agli azionisti di focalizzarsi su interventi concreti e non disperdere l’attenzione su questioni spesso futili o, comunque, di scarso rilievo.

In questo senso, negli Stati Uniti dove una società quotata ritenga che le proposte di delibera non siano presentabili, normalmente questa ricorre all’autorità di controllo della borsa (la Securities and Exchange Commission, Sec) per richiederne l’inefficacia ed evitare le operazioni di voto. Questa volta però ExxonMobil ha deciso di andarci duro, chiedendo a un tribunale di pronunciare l’impresentabilità delle proposte e conseguente richiesta di pagamento delle spese legali.

Al momento la Big Oil appare irremovibile dal suo proposito, sebbene le mozioni siano state ritirate, e nonostante gli inviti giunti da varie parti di lasciare cadere la cosa. In un comunicato ExxonMobil ha affermato che “la proposta di delibera [oggetto della controversia] non cerca di implementare la performance economica di ExxonMobil o di creare valore per gli azionisti”, ma costringerebbe la società a un’operatività “microgestionale” di supervisione appesantita da vincoli.

Fin qui i fatti, sui quali è difficile pronunciarsi, ma che possono servire a esprimere alcune considerazioni.

La sproporzione di mezzi tra le parti contrapposte spinge a chiedersi quale possa essere l’effetto di un’eventuale pronuncia favorevole a ExxonMobil ogni qualvolta azionisti di minoranza propongano un corso d’azione diverso da quello voluto dalla maggioranza.

L’altro tema è la ricerca dell’utile e la massimizzazione del valore che il comunicato del colosso petrolifero appare supporre: il tema non è solo etico ma anche economico ed ha uno spettro davvero ampio. Nella logica della massimizzazione del profitto cadiamo spesso non solo come investitori ma anche come cittadini. Si pensi a esempio a quanto siamo abituati a manifestare il nostro consenso verso bilanci in utile di società partecipate dallo Stato che svolgono servizi di pubblica utilità anche quando non brillano per puntualità e qualità dei servizi, fattori per i quali sono state create; plaudiamo l’utile monetario che porterà soldi alle casse dello Stato, quando poi siamo generalmente tutte vittime di servizi mal prestati in regimi di quasi monopolio che rendono le nostre vite assai povere in termini di tempo, salute e benessere.

Per il settore privato, si potrebbe pensare che l’approccio all’utile meramente monetario sia giustificato, ma le cose non sono proprio così. La domanda principale che dovremmo tutti porci infatti è quale sia la misura del profitto: se coincide con il solo utile monetario che viene corrisposto al socio oppure con la difesa del valore di quotazione nel tempo (spesso poi sacrificata sull’altare delle stock option concesse al top management che persegue risultati di corto periodo per aumentare i bonus che può percepire nell’immediato, come se non ci fosse un domani)? O ancora, la possibilità per il socio di godersi i profitti in un mondo non devastato dal riscaldamento globale?

Dicevo “come non ci fosse un domani”. Il tema è proprio questo credere che ci sia un futuro e allora assicurarsi di poterlo godere in un mondo che sia vivibile per tutti, oppure averlo già escluso e allora lasciarsi andare in un mero cupio dissolvi.

Si tratta in fondo di un cambio di paradigma che elimini gli egoismi di pochi e la miopia dei molti e che potrebbe condurre a considerare correttamente il profitto quale la possibilità di avere un futuro.

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