Diritti

Indonesia: ExxonMobil ha violato i diritti umani?

Il gigante petrolifero ha raggiunto un accordo finanziario in una causa legale avviata nel 2001: gli 11 querelanti indonesiani accusavano di omicidi e torture i soldati assunti dall’azienda per sorvegliare un impianto
Un ex dipendente della ExxonMobil tiene un cartello durante una protesta a Giacarta, in Indonesia, il 22 novembre 2007. L'azienda è uno dei maggiori operatori di giacimenti di gas del Paese.
Un ex dipendente della ExxonMobil tiene un cartello durante una protesta a Giacarta, in Indonesia, il 22 novembre 2007. L'azienda è uno dei maggiori operatori di giacimenti di gas del Paese. Credit: EPA/MAST IRHAM/ SIM
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
17 maggio 2023 Aggiornato alle 09:00

Una battaglia legale durata più di 20 anni, che ha coinvolto Exxon Mobil e 11 cittadini indonesiani in un caso di presunte violazioni dei diritti umani, si è risolta con un accordo finanziario tra le parti.

I querelanti avevano intentato questa causa a giugno del 2001. Gli abitanti di un villaggio della provincia di Aceh, nel nord del Paese, avevano accusato i soldati, ingaggiati dal gigante petrolifero per sorvegliare un impianto di gas naturale nella città di Lhoksukon tra il 1999 e il 2003, di aver commesso omicidi, violenze sessuali e torture e di averli costretti ad assistere alla fucilazione dei loro cari. Le donne incinte sarebbero state costrette a saltare “su e giù ripetutamente”, spiegano le testimonianze nei quasi 400 documenti raccolti, prima di essere aggredite sessualmente mentre gli uomini sarebbero stati sottoposti a scosse elettriche, ustioni e graffiti inflitti con coltelli sulla schiena.

Il processo per decidere se l’azienda fosse stata negligente nell’assumere i soldati indonesiani per sorvegliare le sue operazioni durante un periodo di violenze e disordini sarebbe dovuto iniziare il 24 maggio a Washington, DC, ma è stato evitato a causa dell’accordo raggiunto. «I nostri clienti… hanno affrontato coraggiosamente una delle società più grandi e redditizie del mondo e hanno continuato a lottare per più di 20 anni», ha dichiarato Agnieszka Fryszman, avvocata e presidente della sezione diritti umani di Cohen Milstein, uno studio legale americano di querelanti che si occupa di contenziosi di classe su larga scala.

Secondo Cohen Milstein, gli 11 querelanti “hanno affermato che la ExxonMobil aveva stipulato un contratto per utilizzare soldati indonesiani per sorvegliare le sue operazioni nella provincia indonesiana di Aceh”. Invece, si legge nel comunicato dello studio legale, i militari avrebbero “inflitto orribili abusi agli abitanti del villaggio e alle loro famiglie, inclusi omicidi, torture, aggressioni sessuali e rapimenti”. Nei documenti presentati dallo studio legale i testimoni sono stati rinominati John e Jane Doe, termini che nel gergo giuridico statunitense sono utilizzati per indicare una persona la cui reale identità è sconosciuta o va mantenuta sconosciuta. Raccontano di un uomo rapito dai soldati e riportato a casa, dopo diversi giorni, senza un occhio e una mano; di un altro fucilato mentre lavorava in una risaia; di una donna aggredita quando era incinta di 8 mesi. E di molti altri.

Secondo i querelanti questi abusi “si sono verificati durante o intorno alle operazioni tentacolari della Exxon”, mentre i soldati “erano impegnati a fornire sicurezza” all’azienda. Le presunte atrocità si sarebbero verificate nel giacimento di gas denominato “il fiore all’occhiello dell’azienda”, un tempo tra i più grandi giacimenti di gas naturale del mondo. Durante gran parte del periodo del contenzioso, spiega Bbc, l’impresa ha registrato profitti significativi.

ExxonMobil ha condannato “le violazioni dei diritti umani in qualsiasi forma, comprese le azioni rivendicate in questo caso contro l’esercito indonesiano”, ha detto un portavoce della società all’agenzia di stampa AFP. I termini finanziari dell’accordo sono rimasti riservati per proteggere la sicurezza dei querelanti, che si sono detti soddisfatti del risultato.

«Anche se nulla riporterà indietro mio marito, questa vittoria garantisce la giustizia per cui abbiamo lottato per due decenni e cambierà la vita per me e la mia famiglia», ha detto una delle abitanti del villaggio alla Bbc. Secondo gli attivisti per i diritti umani indonesiani, però, l’accordo finanziario non risolve il profondo trauma psicologico subito dalle vittime. Tuttavia, credono che si tratti di un risultato significativo: ha portato all’attenzione del mondo intero le presunte atrocità di una delle più grandi e redditizie società del mondo.

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