Diritti

La Costituzione della Giordania ora è anche delle donne

Il pronome femminile è stato aggiunto al secondo capitolo della Carta fondamentale del Paese. Adesso si parlerà di “diritti e doveri dell’uomo giordano e della donna giordana”. Ma per le associazioni femministe è una modifica puramente formale
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
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18 marzo 2022 Aggiornato alle 11:40

La Giordania ha modificato la propria Costituzione. Con 94 voti favorevoli su 120, il Parlamento di Amman ha approvato, dopo circa 60 ore di discussione, un emendamento che ha aggiunto il pronome femminile, “al-urduniat” al secondo capitolo del testo costituzionale: “Diritti e doveri degli uomini giordani e delle donne giordane”.

Una notizia che risale al 22 gennaio e che tuttavia è passata un po’ in sordina. Come racconta Osservatorio diritti, la modifica ha suscitato reazioni discordanti. In un paese in cui il 52% della popolazione è under 24, il desiderio di innovazione e inclusione è forte, ma si scontra con istanze di natura diversa.

Nell’aula parlamentare stessa si sono scatenate discussioni animate, che hanno sfiorato la rissa, tra l’ala più progressista e quella più conservatrice, contraria a qualsiasi cambiamento nelle norme che disciplinano i rapporti di famiglia. Il timore è che vi siano per un effetto a cascata dei cedimenti sul fronte del diritto di famiglia e della normativa che disciplina il diritto di cittadinanza. Secondo la legge, per esempio, solo i padri possono trasmettere la cittadinanza giordana ai figli.

Ci sono, infatti, tutta una serie di ricadute: in primis diverse importanti preclusioni ai principali diritti economici e sociali dei ragazzi. Molte professioni e posizioni lavorative rimangono tuttora precluse a coloro che risultino “stranieri”. Sul tema però un folto gruppo politico rimane inflessibile. L’ex deputato e membro del Fronte di azione islamica Hayat al-Musami ha dichiarato che la modifica è “un pericolo a lungo termine per la società e per la famiglia”.

Secondo il report del 2021 di Human Right Watch, alle donne è concesso viaggiare all’estero con i propri figli solo con il permesso del padre, del tutore maschio del figlio o in assenza di uno dei due, di un giudice. Inoltre, sebbene in teoria possano superare i confini nazionali da sole, senza necessità di un’autorizzazione, nella pratica le autorità sono inclini a soddisfare le istanze dei padri e dei tutori maschi volte a impedire che le loro figlie e mogli lascino il Paese.

Addirittura, se il loro allontanamento viene segnalato dai parenti, vengono arrestate per essere fuggite e riportate indietro, ai sensi della legge sulla prevenzione della criminalità. Non può non citarsi poi l’articolo 340 del codice penale che consente a un uomo di ottenere una riduzione di pena se uccide o procura lesioni alla moglie o a un’altra donna della famiglia nel caso in cui l’abbia trovata in flagranza di adulterio o in un “letto illegale”. Nel 2021, Tadamon (Sisterhood is Global Institute Jordan - SIGI), ha riportato che tra gennaio e febbraio erano state uccise 14 donne dal marito o da un parente maschio.

Le associazioni femministe, d’altronde, non si ritengono soddisfatte. “Il titolo di un capitolo costituzionale non ha effetto legale”, ha denunciato Salmah Nims, segretario generale della Commissione nazionale giordana per le donne (Jncw). «Si continuano a trascurare le nostre richieste, come l’aggiunta della parola “sesso” all’articolo 6 della Costituzione che a oggi vieta solo le discriminazioni basate su razza, lingua e religione».