Culture

Minori e TikTok: l’Unione europea avvia un’indagine

L’UE vuole fare chiarezza sul social network cinese. Sotto esame saranno la protezione dei minori, i contenuti pubblicitari e l’algoritmo che porta gli utenti a contenuti dannosi
Credit: Ron Lach
Tempo di lettura 3 min lettura
24 febbraio 2024 Aggiornato alle 18:00

Da quando è diventato popolare tra i giovanissimi di tutto il mondo, TikTok è finito più volte sotto accusa per le politiche di sicurezza poco efficaci per gli utenti minorenni. Questa volta, a pochi mesi dall’indagine condotta dal The Guardian, a puntare il dito contro la piattaforma cinese è l’Unione Europea, che ha avviato ufficialmente un’indagine per potenziali violazioni del Digital Service Act.

In particolare, a essere nel mirino del procedimento ci sono la protezione dei minori, le strategie dei contenuti pubblicitari e i suoi algoritmi, che sembrerebbero in grado di attirare gli utenti verso i cosiddetti rabbit hole, contenuti dannosi.

Thierry Berton, commissario UE, ha dichiarato che per il Digital Service Act (DSA) la tutela dei giovanissimi è la massima priorità: «Essendo una piattaforma che raggiunge milioni di bambini e adolescenti, TikTok deve rispettare pianamente il DSA e ha un ruolo importante da svolgere nella protezione dei minori online. Stiamo avviando questa procedura formale di infrazione per garantire che vengano intraprese azioni proporzionate per proteggere il benessere fisico ed emotivo dei giovani europei. Non dobbiamo risparmiarci alcuno sforzo per proteggere i nostri figli».

Come detto, non è la prima volta che la piattaforma di contenuti di proprietà cinese finisce sotto i riflettori. Oltre ai problemi segnalati dal The Guardian nel finale del 2023, sempre lo scorso anno l’autorità irlandese di vigilanza aveva multato TikTok con un’ammenda da 345 milioni di euro per la violazione della normativa europea nella gestione degli account dei bambini.

Ancora, il commissario britannico per l’informazione l’aveva multato per 12,7 milioni di sterline per aver elaborato illegalmente i dati dei bambini minori di 13 anni, che quindi non avevano l’età minima per iscriversi sulla piattaforma. Insomma, il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Da canto suo, l’azienda ha dichiarato che continuerà a collaborare con chi di dovere per garantire la sicurezza ai suoi giovani utenti e si dichiara disposta a spiegare il proprio operato alla Commissione Europea: «TikTok ha aperto la strada a funzionalità e impostazioni per proteggere gli adolescenti e tenere i minori di 13 anni lontani dalla piattaforma, problema con cui comunque l’intero settore è alle prese» spiega un portavoce.

Inoltre, la Commissione sta attualmente esaminando le presunte lacune nella fornitura di dati accessibili al pubblico da parte di TikTok ai ricercatori e sta verificando il rispetto da parte della società dei requisiti per la creazione di un database riguardante gli annunci pubblicitari presenti sulla piattaforma.

Ma non è stata stabilita una scadenza definitiva per queste indagini: Bruxelles ha precisato che il tempo necessario dipenderà da vari fattori, inclusa la complessità del caso e il grado di collaborazione da parte della società soggetta all’inchiesta.

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