Economia

Assegno di assistenza per anziani: cosa prevede e chi può richiederlo?

L’Inps erogherà 1.380 euro agli over 80 non autosufficienti con un Isee inferiore ai 6.000 euro l’anno. Ma i fondi sembrano essere insufficienti e potrebbero coprire le spese di sole 24.000 persone (su quasi 4 milioni di beneficiari)
Credit: sK
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19 febbraio 2024 Aggiornato alle 12:00

Con il Decreto Legge 33/2023 è stato introdotto il Patto per la Terza Età previsto dal Pnrr; l’obiettivo è sostenere la popolazione anziana e rafforzare le misure volte a garantire il benessere e la dignità degli “over”.

Il Decreto, che dovrà essere approvato dal Governo entro la fine di marzo, introduce un assegno di 531,76 euro per il 2024 insieme a una parte integrativa di 850 euro sia per il 2025 che per il 2026. Quest’ultima quota potrà essere utilizzata esclusivamente per l’assunzione di una badante per 20 ore settimanali con contratto regolare o per l’utilizzo di strutture di assistenza specializzate in cui il beneficiario è preso in carico.

In totale, dunque, si potrà ricevere un assegno pari a circa 1.380 euro al mese.

A chi spetta?

La normativa riduce notevolmente la platea di beneficiari: per ottenere l’assegno di assistenza bisognerà aver superato gli 80 anni, non essere autosufficienti, con bisogni assistenziali estremamente gravi e avere un Isee inferiore ai 6.000 euro l’anno.

Un limite che lascia piuttosto perplessi dato che, come afferma lo stesso Danilo Arcaini, direttore commerciale di Family Care, una persona anziana con un reddito uguale o addirittura inferiore ai 6.000 euro l’anno avrà altre preoccupazioni più importanti, come le bollette o l’acquisto di cibo, piuttosto che un supporto per le attività quotidiane. Queste potrebbero passare in secondo piano pur essendo, in realtà, un bisogno primario per moltissime persone non autosufficienti.

L’assegno verrà erogato direttamente dall’Inps che potrà predisporne la revoca laddove questo venisse utilizzato per necessità differenti da quelle previste dalla normativa stessa.

Quali sono i limiti?

Una disposizione legislativa estremamente importante che, però, presenta diversi limiti. In primis, infatti, c’è un problema di importi che, secondo i dati di Assidatcolft, potrebbero essere insufficienti. L’Associazione Nazionale dei datori di lavoro domestico calcola che una badante che svolga attività lavorativa di assistenza per 20 ore a settimana ha un costo medio di 953 euro al mese (oneri contributivi compresi), ben 103 euro in più rispetto all’importo previsto dall’assegno.

Se, poi, consideriamo che frequentemente in molti casi di persone anziane non autosufficienti le 20 ore settimanali previste dalla normativa non sono abbastanza, la cifra, per un supporto di 40 ore a settimana, sale fino a circa 1.854 euro al mese.

Ulteriori perplessità si ritrovano analizzando la platea di soggetti che sarebbero, in realtà, potenzialmente interessati da questa misura. Infatti i fondi stanziati, che sono pari a 250.000 euro per il 2025 e altri 250.000 per il 2026, permettono di soddisfare appena lo 0,6% delle persone non autosufficienti presenti in Italia. Ciò significa che su oltre 3,86 milioni di anziani che necessitano di assistenza, appena 24.000 riusciranno a usufruire dell’assegno.

Perché è importante?

Non possiamo fare a meno di questa normativa tanto più in Italia, dove la popolazione è sempre più anziana: diventa fondamentale incrementare il welfare per la terza età. Indubbiamente, l’introduzione di un assegno assistenziale rappresenta un valido punto di partenza in grado di combattere, in primis, il lavoro irregolare (estremamente diffuso nel settore domestico e assistenziale), capace, inoltre, di favorire l’accesso a misure essenziali per il rispetto della dignità umana.

Tuttavia, è di vitale importanza riuscire a garantire questo diritto a tutti e non solo a una fetta ridotta della popolazione.

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