Futuro

Tik Tok: aspettative, ansie, delusioni e fragilità lavorative trovano casa

Dalle dimissioni volontarie ai licenziamenti fino ai disagi in ufficio, sul social network le persone danno sempre di più voce ai problemi che vivono a lavoro
Credit: Ron Lach  

Tempo di lettura 5 min lettura
5 marzo 2024 Aggiornato alle 07:00

Parafrasando uno degli incipit più abusati della storia della letteratura, “tutte le carriere di successo sembrano simili tra loro; ogni carriera insoddisfacente è insoddisfacente a modo suo”.

Per questo così tante voci online si susseguono nel riportare aspettative, ansie, delusioni e fragilità del mondo del lavoro contemporaneo. Anche se ogni storia è diversa alcuni schemi e perplessità ci consentono però di tracciare un quadro – non molto rassicurante - di come viene percepito il lavoro oggi e soprattutto di come le persone perdono il lavoro oggi.

Dai lazy girl jobs al loud labouring

Sui social media, si sa, le persone, in particolar modo la Generazione Z e i Millennial, tendono a condividere molto della loro vita, dalla terapia agli appuntamenti andati male passando per le proprie aspirazioni e le questioni legate al mondo del lavoro. Per questo sulle piattaforme si susseguono contenuti che in un flusso di coscienza collettivo proiettano lo spettatore nelle vite quotidiane di milioni di persone.

Un flusso piuttosto significativo recentemente riguarda la cultura del lavoro. Specialmente su Tik Tok le persone si sentono molto più libere di esprimere opinioni ed esperienze relative al proprio lavoro, aprendo le porte a un fenomeno che, prima dell’avvento dei social media, non si sarebbe mai sviluppato rapidamente su così vasta scala.

Condizioni di lavoro sempre più difficili che stanno dando vita a fenomeni come i lazy girl jobs, il quiet quitting, il loud labouring.

Un lazy girl job indica, tra il serio e il faceto, un lavoro dalle 9 alle 17 con uno stipendio sufficiente a coprire le spese e garantire una vita dignitosa. Un impiego che possibilmente non richieda la presenza fisica in ufficio e offra la flessibilità di prendersi delle pause, oltre a concedere tempo libero per sé stessi e per la famiglia. In sostanza, si tratta di un lavoro non stressante e con poche responsabilità.

Il quiet quitting a partire dalla pandemia già indicava un cambiamento sottile ma significativo nelle dinamiche lavorative. Mentre il mondo affrontava le sfide e le trasformazioni connesse alla situazione sanitaria globale, molte persone hanno iniziato a scegliere vie più discrete per abbandonare i loro impieghi facendo sostanzialmente il minimo indispensabile e senza troppa enfasi, riflettendo un desiderio comune di evitare tensioni o conflitti aggiuntivi in un periodo già delicato.

Il fatto già che si parli di “licenziamento silenzioso” solo perché un lavoratore non fa straordinari è significativo: non è più sufficiente svolgere le proprie mansioni ma è richiesto sempre un surplus anche in termini di entusiasmo e devozione.

Sulla scia del quiet quitting, c’è anche la sua controparte ossia il quiet firing, l’atteggiamento di totale indifferenza da parte dei datori di lavoro, il quale, cercando di esasperare il dipendente, dovrebbe portarlo a ad andarsene.

Su Tik Tok si parla anche di loud labouring, un termine che si riferisce a quelle persone che insistono nel richiamare l’attenzione sul fatto che stanno lavorando, indipendentemente dal fatto che stiano effettivamente svolgendo un lavoro produttivo o meno.

Dentro al quittok

Queste dinamiche stanno effettivamente rimodellando e rivoluzionando il concetto stesso di lavoro e come viene percepito dai lavoratori.

Come dimostra il fenomeno del #quittok, l’hashtag che raccoglie video di persone che si licenziano o perdono il loro impiego, il lavoro è sempre una delle prime preoccupazioni, soprattutto dei giovanissimi.

Sono video che includono hashtag come #quitmyjob e #iquitmyjob, che hanno rispettivamente 194,7 milioni e 41 milioni di visualizzazioni.

Si inserisce in questo scenario il Watch Me Lose My Job on TikTok che testimonia in particolar mood le esperienze di licenziamento di molti dipendenti americani che hanno perso il lavoro in massa. Questi video andati virali mostrano persone che piangono mentre parlano con le risorse umane o svolgono la loro routine quotidiana sapendo che a breve non avranno più un lavoro. L’hashtag raggruppa video addirittura di live su Tik Tok che riprendono il licenziamento o il momento in cui lo scoprono.

Non solo Tik Tok

Non succede solamente su Tik Tok: #quityourjob su Instagram ha oltre 120k di post ma ce ne sono anche altri come #leavingjob o gli analoghi della piattaforma cinese, che anche qui testimoniano a mezzo video licenziamenti e dimissioni. Su X, molti post sono diventati virali con testimonianze di persone che lasciano il lavoro per intraprendere una nuova carriera, migliorando la propria salute mentale e le condizioni di vita in generale.

Esistono thread anche su Reddit, come r/antiwork che conta oltre un milione di membri, e è diventato un punto di incontro in cui le persone possono parlare di come lasciare il proprio lavoro. Come riporta la sua descrizione, r/antiwork è un forum e un gruppo di sostegno per coloro che vogliono mollare il proprio impiego al grido di “disoccupazione per tutti, non solo per i ricchi!”.

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