Culture

La scienza è roba da femmine

In occasione della Settimana Nazionale delle Stem, Valore D lancia la nuova campagna di comunicazione We Stand 4 STEM - Insieme per supportare le discipline scientifiche, per combattere i pregiudizi e spronare le ragazze ad avvicinarsi alle materie Stem
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
4 febbraio 2024 Aggiornato alle 09:00

Le ragazze sono più portate per le materie umanistiche e i ragazzi per quelle scientifiche.

Quante volta abbiamo sentito ripetere queste frasi? E quante purtroppo, anche inconsciamente, ci abbiamo creduto?

Nonostante le neuroscienze abbiano ovviamente smontato da anni in modo categorico questo falso mito, la convinzione che esista una sorta di inclinazione di genere è ancora piuttosto radicata, al punto che secondo la ricerca Drawing the Future (Chambers et al.) già alla fine dei sei anni le bambine smettono di immaginare un futuro nelle scienze.

Eppure è anche lì che, se lo desiderano, dovrebbero sognarlo, visto che sono sempre di più le aziende che richiedono questo tipo di competenze, e che in mancanza di donne qualificate si trovano ad assumere (ancora una volta) per lo più maschi.

Per scardinare i tanti pregiudizi di genere ancora fortemente presenti in ambito scientifico, in occasione della Settimana Nazionale delle Stem che inizia oggi, l’associazione Valore D lancia una nuova campagna di comunicazione, We Stand 4 STEM - Insieme per supportare le discipline scientifiche.

Parte del più ampio progetto #ValoreD4STEM, con cui dal 2022 Valore D sensibilizza sul tema della partecipazione delle donne al mondo scientifico, la campagna punta a stimolare le nuove generazioni femminili a interessarsi alle materie Stem (dall’inglese science, technology, engineering and mathematics) e ad approcciarsi a questo ambito di studi, che sviluppa competenze sempre più richieste dal mercato del lavoro.

Si stima, infatti, che quasi un quarto delle professioni sia destinato a cambiare nei prossimi cinque anni e che big data, cloud computing e intelligenza artificiale saranno tra le tecnologie che creeranno maggiori opportunità occupazionali. «La scuola gioca un ruolo molto importante perché è in questa fase che nasce l’interesse per le scienze e si rafforzano i bias, quei pregiudizi inconsci che influenzano il nostro giudizio e creano stereotipi a cui è difficile sottrarsi, in assenza di azioni che incentivino una cultura una cultura inclusiva e equa», commenta Barbara Falcomer Direttrice, Generale Valore D.

Per questo la campagna, inserita all’interno del progetto internazionale Inspiring Girls Italia, promosso nel nostro Paese da Valore D, avrà come fulcro un evento realizzato in collaborazione con il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano e rivolto ad alcune scuole secondarie di I grado. Nel corso della giornata Role Model che si sono affermate in ambienti generalmente considerati “maschili”, e spesso preclusi alle donne o in cui le donne faticano ancora oggi a farsi strada, racconteranno la loro storia con l’obiettivo di ispirare ragazze e ragazzi. A seguire si svolgerà uno speed mentoring in piccoli gruppi con il coinvolgimento di Chiara Montanari, ingegnera e capo-spedizione in Antartide, e una visita guidata del Museo della Scienza e della Tecnologia, che a oggi conta 21.000 beni, 36 esposizioni permanenti tematiche, 14 laboratori e 3 opere d’arte digitale interattiva.

Nell’ambito del progetto verrà inoltre lanciata la terza wave della campagna #nonèdamaschio, che ha lo scopo di decostruire lo stereotipo secondo il quale esistano lavori, studi o passioni “da maschio” o “da femmina”, che condiziona fortemente i percorsi di studi femminile.

I dati di Almalaurea 2023 sui laureati 2022 mostrano infatti che tra le donne laureate solo il 19,1% ha conseguito una laurea Stem, percentuale che sale al 40,7% tra gli uomini (elaborazione Valore D). Un dislivello che pone le donne che si approcciano al mondo del lavoro già in partenza in una condizione di svantaggio, che può essere colmato solo lavorando nell’immediato per cambiare la cultura del Paese.

È in questa direzione che lavora Valore D, prima associazione di imprese in Italia che dal 2009 è impegnata su questo fronte.

Attualmente, la maggioranza delle aziende, indipendentemente dal settore di attività, è alla ricerca di professionisti con competenze Stem, che tuttavia scarseggiano, al punto che secondo la Fondazione Deloitte, circa il 23% non riesce a trovare professionisti qualificati.

Per invertire la rotta sono necessari percorsi formativi rivolti alle nuove generazioni, e in particolare alle donne attualmente non inserite nel mercato del lavoro.

«In un mondo in cui le competenze scientifiche sono diventate un’urgenza per la competitività delle aziende e del sistema Paese, le professioni Stem al femminile rappresentano un’urgenza nell’urgenza: avere una scarsa rappresentatività delle donne non solo significa perdere il loro grande potenziale inespresso, ma correre un rischio reale per l’inclusione e l’approccio alla diversità - commenta Cristiana Scelza, presidente Valore D - In particolare è importante consolidare gli sforzi nel contesto dell’intelligenza artificiale e dei modelli LLM (“Large Language Model”) che rivoluzioneranno il panorama lavorativo e sono un’opportunità straordinaria per plasmare un futuro più inclusivo, rappresentativo e libero dai pregiudizi».

A crescere giovani donne con competenze Stem ci sta pensando il progetto DigitHer. Realizzato in partnership con Generation Italy e selezionato dal Fondo per la Repubblica Digitale-Impresa sociale, contribuisce alla formazione come Junior Data Engineer e Junior Java Developer di 150 giovani donne tra i 18 e i 34 anni non occupate, accompagnandole nella fase di inserimento lavorativo. Le prime 50 studentesse hanno già completato il percorso e sono in fase di accompagnamento e di inserimento lavorativo.

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