Diritti

Morti sul lavoro: nel 2023 più di 1.000 vittime

Secondo il rapporto dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente di Vega Engineering, il settore delle costruzioni è il più mortale, con 150 decessi registrati l’anno scorso
Credit: Ümit Yıldırım
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
2 febbraio 2024 Aggiornato alle 12:00

Aveva 51 anni, l’operaio travolto da un treno alla stazione di Chiari, nel bresciano, il 30 gennaio 2024. Secondo le prime ricostruzioni, Joao Rolando Lima Martins si trovava sui binari per svolgere dei lavori a un traliccio dell’alta tensione. La Procura di Brescia ha aperto un’indagine, dovrà ricostruire nel dettaglio l’accaduto. Il caso ricorda la strage ferroviaria di Brandizzo, in provincia di Torino, in cui in 5 vennero investiti da un mezzo in transito mentre facevano la manutenzione dei binari, ad agosto dell’anno scorso.

Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Aversa e Kevin Laganà sono parte dei 1.041 morti sul lavoro registrati nel 2023 dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente di Vega Engineering, che ha elaborato i dati Inail. Significa, in media, più di 2 vittime al giorno.

Secondo i dati, aggiornati al 31 dicembre 2023, gli infortuni “in occasione di lavoro”, categoria che comprende qualunque attività lavorativa svolta per l’azienda, sia in orario extra-lavorativo che in un luogo diverso dalla sede centrale, sono stati 799 e sono aumentati del +1,1% rispetto al 2022. Quelli “in itinere”, cioè avvenuti durante il tragitto dal luogo di abitazione a quello di lavoro e viceversa, sono stati 242 e sono diminuiti del 19,3% rispetto all’anno precedente.

Da gennaio a dicembre 2023 le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro sono 55, altre 32 sono morte in itinere. Il numero delle persone straniere morte in occasione di lavoro sale a 155, mentre in 49 sono deceduti nel percorso casa-lavoro; per loro, il rischio di morte sul lavoro è più che doppio rispetto agli italiani, con 65,3 morti ogni milione di occupati contro i 31,1 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.

Per quanto riguarda le fasce d’età, quella numericamente più colpita dagli infortuni mortali in occasione di lavoro è (ancora) quella tra i 55 e i 64 anni, con 292 morti su 799. L’incidenza di mortalità, però, ovvero il rischio di morire sul lavoro, è più alta nella fascia dei lavoratori over 65 (138,3), seguita dai colleghi compresi tra i 55 e i 64 anni (60,7). Tuttavia, per coloro che hanno un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, il rischio di morire sul lavoro è ben superiore rispetto ai colleghi tra i 25 e i 34 anni (27,9 infortuni mortali ogni milione di occupati contro i 16,2).

Le denunce presentate nel 2023 sono diminuite del 16,1% rispetto all’anno precedente: il calo, tuttavia, è dovuto alla fine dell’emergenza Covid, che aveva fatto crescere i dati del 2022. Le denunce di infortunio mortali e non mortali sono state 585.356, contro le 697.773 del periodo pandemico, con una diminuzione maggiormente rilevante nel settore della Sanità. A fine 2023 il più elevato numero di denunce totali arriva dalle Attività Manifatturiere (74.376). Le denunce di infortunio delle lavoratrici sono state 207.484, quelle dei colleghi 377.872. Il dato più allarmante è quello relativo alle denunce degli infortuni tra i giovanissimi: fino ai 14 anni, si rilevano 50.546 denunce, che corrispondono a circa l’8,6% del totale.

Il settore che registra il maggior numero di decessi in occasione di lavoro è quello delle costruzioni, con 150 infortuni mortali. A seguire, quello di trasporti e magazzinaggio (109), delle attività manifatturiere (101) e del commercio (64). Il giorno della settimana che ha registrato più infortuni mortali è il lunedì, con il 19,5% del totale, seguito da mercoledì (19,1%), da giovedì e da venerdì, che superano il 17%.

Il rapporto di Vega Engineering riporta anche il dato dell’incidenza degli infortuni mortali, che indica il numero di lavoratori deceduti durante il lavoro in una determinata area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti in quell’area: questo consente di confrontare il fenomeno nelle diverse regioni d’Italia: le regioni a maggior rischio di infortunio mortale, cioè con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale, sono Abruzzo, Umbria, Basilicata, Puglia, Molise, Campania e Calabria. Meno pericolose, Sicilia ed Emilia Romagna, colorate di arancione (l’incidenza infortunistica è compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale). In zona gialla si trovano Friuli Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Veneto, Sardegna, Lombardia, Liguria e Trentino Alto Adige. Mentre le Regioni più sicure, in bianco, sono Lazio, Toscana e Valle d’Aosta (inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale).

La Regione in cui si sono registrate più vittime nel 2023 in occasione di lavoro è la Lombardia, con 133 persone, seguita da Campania e Veneto, che superano quota 70, e da Emilia Romagna (70). Poi Puglia (62), Piemonte (61), Lazio (59), Sicilia (52), Toscana (33), Abruzzo (31), Calabria (24), Marche (22), Umbria (21), Friuli Venezia Giulia, Liguria e Sardegna (18), Trentino Alto Adige (14), Basilicata (10), Molise (5) e Valle d’Aosta (1).

Nel 2024 il conteggio dei morti sul lavoro è ripartito subito: a gennaio, oltre a Joao Rolando Lima Martins, sono deceduti anche Edoardo Serafini, 29 anni, schiacciato da una gru; un cittadino albanese di 53 anni, precipitato durante la notte da un’altezza di sette metri mentre, probabilmente, dormiva all’interno del capannone in cui lavorava; Mohamed Oueslati, 59 anni, morto due giorni dopo essere rimasto gravemente ferito in un incidente avvenuto a Châtillon; Roberto Conci, 46 anni, caduto da una scala nel poligono del 13° Reggimento a Gorizia; un operaio di 55 anni, precipitato mentre stava collocando dei pannelli isolanti sul tetto di un capannone, in provincia di Ancona; Paolo Mariani, 62 anni, avvolto dalle fiamme scoppiate nel suo laboratorio, nel seminterrato di casa; un uomo di 50 anni originario di Todi, Perugia, sommerso dalla terra mentre si trovava all’interno di uno scavo; un operaio di 46 anni, che a Lanciano (Chieti) è morto dopo essere stato investito da u tubo metallico. E la lista non fa che allungarsi.

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