Diritti

Strage di Brandizzo: le morti sul lavoro sono sempre di più (+4,4% sul 2022)

Secondo l’Osservatorio sicurezza e ambiente di Vega nei primi 7 mesi del 2023 i casi di incidenti mortali registrati sul luogo di lavoro in Italia sono aumentati da 412 a 430 casi rispetto all’anno precedente
Credit: ANSA/TINO ROMANO
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1 settembre 2023 Aggiornato alle 09:00

Michael Zanera, 34 anni. Giuseppe Sorvillo, 43 anni. Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni. Giuseppe Aversa, 49 anni. Kevin Laganà, 22 anni. Tutti operai della società Sigifer di Borgo Vercelli. Tutti morti in un incidente sul lavoro a Brandizzo, in provincia di Torino.

Stavano per dare inizio all’intervento di sostituzione di alcune rotaie quando il treno, transitando dalla stazione di Brandizzo, al binario 1 e ai 160 chilometri orari, li ha colpiti violentemente, causandone il decesso immediato.

Michael, Giuseppe, Saverio, Giuseppe e Kevin sono le ennesime vittime sul lavoro, le ennesime di questo 2023.

Un bilancio drammatico

Secondo quanto riportato da Vega – Osservatorio sicurezza e ambiente nei primi 7 mesi del 2023 i casi di incidenti mortali registrati sul luogo di lavoro hanno subito un aumento complessivo di 4,4 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, salendo da un totale di 412 a 430 casi.

A preoccupare particolarmente, è l’alta incidenza di mortalità tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, notevolmente superiore rispetto ai colleghi di età compresa tra i 25 e i 34 anni: 15,7 contro 9,5.

«Fatto il giro di boa del 2023, le proiezioni statistiche descrivono un panorama a dir poco sconfortante. Ed è avvilente constatare – per chi come noi si occupa da 14 anni di monitorare quotidianamente l’emergenza – come la situazione non accenni in alcun modo a migliorare. Anzi, come nel caso delle morti in occasione di lavoro, lo scenario diventa di mese in mese più critico con un incremento rispetto allo scorso anno del 4,4%», commenta Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio sicurezza e ambiente.

Uomini e stranieri sono i più colpiti

Il livello di emergenza rimane alto per i lavoratori stranieri: il rischio di incidenti mortali tra di loro è quasi doppio rispetto agli italiani, con una percentuale di mortalità del 33,3% rispetto al 16,9% degli italiani.

Inoltre, si registra anche una differenza di genere: tra gli uomini l’incidenza è del 30,3%, con un totale di 405 casi, mentre per la controparte femminile l’incidenza è del 2,6% con un totale di 25 casi registrati.

I settori più coinvolti

Come è logico aspettarsi, ci sono alcuni settori che sono più colpiti dai casi di morte sul lavoro. Più nello specifico, al primo posto, con 61 casi totali e una percentuale del 14,2% di incidenza sul totale il settore di trasporti e magazzinaggio, a cui fanno seguito il settore delle costruzioni (58 casi con un tasso di incidenza del 13,5%) e attività manifatturiere – prima invece per quel che riguarda gli infortuni – con 51 casi e l’11,9% di incisione.

Ancora, commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli registrano 32 casi per una percentuale totale di incidenza del 7,4%; seguono attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese con 20 casi e un’incidenza del 4,7% e attività di servizi di alloggio e ristorazione con 17 casi e un’incidenza del 4%.

Tra i settori meno colpiti con 4 o meno di 4 casi e un’incidenza inferiore all’1% ci sono servizi di informazione e comunicazione (0,9%), agricoltura, silvicoltura e pesca (0,9%); amministrazione pubblica e difesa, assicurazione sociale obbligatoria (0,5%), attività finanziarie e assicurative (0,5%), istruzione e altre attività di servizi (0,5%).

Ancora, con 1 solo caso morte e un’incidenza dello 0,2% organizzazioni e organismi extraterritoriali; attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento; forniture di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata.

Infine, con 0 casi attività immobiliari e attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro per personale domestico, produzione di beni e servizi indifferenziati per uso proprio da parte di famiglie e convivenze.

Dove si muore di più

Come detto, in Italia il numero delle vittime sul lavoro ha raggiunto quota 559, di cui 430 in seguito a incidenti lavorativi e 129 durante gli spostamenti casa-lavoro.

La regione Lombardia continua a detenere il triste primato per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (74); a seguire, troviamo Veneto (40), Lazio (36), Campania e Piemonte (33 ciascuna), Emilia-Romagna (31). Ancora, Puglia (29), Sicilia (26), Toscana (21), Abruzzo (16), Marche (14), Umbria e Calabria (13 ciascuna), Friuli-Venezia Giulia (12), Trentino e Liguria (11). Infine Sardegna (10), Basilicata (5) e Valle d’Aosta e Molise (1).

Più nel dettaglio, a livello provinciale, tra le 5 peggiori troviamo Crotone, con un’incidenza dei casi sul totale degli occupati del 75,4%; Verbano Cusio Ossola, con una percentuale del 61,8%; Imperia (49,4%); Teramo (49%); Terni (48,2%). Al contrario, con 0 casi Belluno, Benevento, Caltanissetta, Enna, Ferrara, Grosseto, Isernia, L’Aquila, Lecco, Oristano, Pistoia, Ragusa, Rieti, Vercelli e Vibo Valentia.

Le 7 città più popolose – Bari, Napoli, Firenze, Milano, Torino, Roma, Bologna e Catania – si posizionano rispettivamente 13esima (37,6%), 56esima (17,3%), 61esima (15,2%), 63esima (14,8%), 64esima (14,4%), 67esima (13,6%), 79esima (10,7%) e 87esima (7%).

Gli infortuni

Le segnalazioni di infortunio stanno registrando una significativa riduzione del 21,9% rispetto alla fine di luglio 2022. In particolare, alla chiusura di tale mese le segnalazioni erano 441.451, ma nel corso del 2023 sono scese a 344.897.

Un calo che, fortunatamente, risulta sempre più notevole, specialmente nel settore sanitario: per esempio, alla fine di luglio dell’anno precedente i casi nel campo della sanità erano 60.202, mentre a luglio 2023 sono scesi a 16.389, registrando una riduzione del 73%.

Altri settori però continuano a confermare dati preoccupanti: come anticipato, il settore delle attività manifatturiere è quello in cui si verificano più incidenti (42.807), seguito dai settori delle costruzioni (18.727), trasporto e magazzinaggio (17.905) e commercio (17.303).

Restano, anche per gli infortuni, il gap di genere, con 121.095 donne italiane infortunate contro il 223.803 colleghi maschi, e il dato allarmante tra i giovanissimi: fino ai 14 anni sono state registrate 30.845 segnalazioni, corrispondenti a circa il 9% del totale.

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