Bambini

Andare a scuola migliora l’aspettativa di vita

Secondo una nuova ricerca pubblicata su Lancet, un ciclo completo di studi riduce il rischio di morte del 34% e, al contrario, ogni giorno di scuola perso può avere effetti negativi sulla salute
Credit: Max Fischer 
Tempo di lettura 3 min lettura
3 febbraio 2024 Aggiornato alle 18:00

Che l’educazione possa migliorare la salute favorendo benefici sociali, psicologici, economici e cognitivi è noto. Ma un nuovo studio pubblicato sulla rivista Lancet ha calcolato la portata effettiva di questi miglioramenti.

Secondo i ricercatori, completare le elementari, le scuole medie e le superiori equivale a seguire un’alimentazione sana per tutta la vita, con un rischio di morte che si riduce del 34% rispetto a chi non affronta lo stesso percorso. Non frequentare affatto la scuola, invece, risulta dannoso per la salute degli adulti quanto consumare 5 o più bevande alcoliche ogni giorno della propria vita o fumare 10 sigarette al giorno per un decennio.

Lo studio, che ha coinvolto 59 Paesi, di cui l’86% ad alto reddito, ha rilevato che il rischio di mortalità di un adulto diminuisce del 2% per ogni anno di istruzione a tempo pieno. Questo avviene perché «l’istruzione superiore facilita l’accesso a una migliore occupazione, a guadagni più elevati, a un’assistenza sanitaria di qualità e a una maggiore conoscenza della salute» spiegano gli autori. Ma non solo, l’accesso all’istruzione favorisce anche lo sviluppo di un insieme più ampio di risorse sociali e psicologiche che influenzano positivamente la salute e la durata della vita.

Questo effetto “protettivo” dell’istruzione, riporta lo studio, accompagna le persone per tutta la loro esistenza e le prove esaminate non evidenziano differenze significative in base al genere.

Altre ricerche però dimostrano che l’istruzione per le donne ha un effetto più duraturo nel tempo: l’impatto intergenerazionale è cioè più forte rispetto a come l’educazione influenza gli uomini sul lungo periodo.

L’istruzione sembra essere indipendente anche rispetto alla classe sociale di origine e alla condizione demografica del Paese in cui si nasce.

Al contempo, i miglioramenti nella longevità sono simili nei Paesi ricchi e in quelli poveri. Tuttavia in quelli ad alto reddito, dove il livello d’istruzione è più alto, si possono osservare delle disparità educative crescenti sull’aspettativa di vita rispetto agli altri. Questo risultato ha spinto gli autori della ricerca a sostenere che «per affrontare le disuguaglianze sanitarie esistenti e crescenti, è importante investire nell’istruzione applicando il principio dell’universalismo proporzionato».

Nonostante il numero dei bambini che non frequentano le elementari sia diminuito di oltre il 40% negli ultimi 20 anni, l’accesso all’istruzione nel mondo è ancora pesantemente limitato. Se sono 750 milioni gli adulti che non sanno attualmente né leggere né scrivere, i bambini e le bambine che non frequentano la scuola sono 258 milioni. La maggior parte di loro si trova in Asia meridionale e in Africa subsahariana, da dove proviene solo lo 0,6 dei dati usati nello studio di Lancet.

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