Diritti

Uk: uscire dalla povertà è sempre più difficile

Secondo il rapporto annuale della Joseph Rowntree Foundation negli ultimi vent’anni i progressi per sradicare questa condizione si sono arrestati: 6 milioni di persone avrebbero bisogno di più del doppio del proprio reddito per farcela
Credit: Christian Battaglia
Tempo di lettura 4 min lettura
24 gennaio 2024 Aggiornato alle 12:00

I livelli di povertà nel Regno Unito sono aumentati in tutto il Paese a partire dalla metà degli anni ‘90, con 6 milioni di persone tra le fasce più in difficoltà che avrebbero bisogno di più del doppio del proprio reddito per uscirne. Lo rivela il nuovo rapporto annuale della Joseph Rowntree Foundation, un ente di beneficienza britannico che analizza il costo della vita e finanzia ricerche volte a risolvere la povertà nel Regno Unito.

Il Paese, spiega la fondazione di York, fondata nel 1904, “sta entrando in quest’anno elettorale con livelli di povertà inaccettabilmente elevati, spaventosamente alti per alcuni gruppi. Abbiamo bisogno di un piano coerente con politiche creative per porre fine alla povertà nel Regno Unito”. Le elezioni legislative britanniche probabilmente si terranno nella seconda metà del 2024 egli esperti non escludono il ritorno del partito laburista a Downing street dopo 14 anni di leadership conservatrice.

Il rapporto Uk Poverty 2024 mostra che “la povertà è aumentata, avvicinandosi ai livelli pre-pandemia”: più di 1 persona su 5 nel Regno Unito (22%) era in povertà nel 2021/22: si tratta di 14,4 milioni di persone. Tra loro, 8,1 milioni (o circa 2 su 10) di adulti in età lavorativa, 4,2 milioni (o quasi 3 su 10) di bambini, 2,1 milioni (ovvero circa 1 su 6) di pensionati. I redditi delle famiglie a reddito medio, secondo la fondazione, sono aumentati contemporaneamente alla revoca di una serie di aiuti temporanei legati al coronavirus.

Nel 2021/22 ben 6 milioni di persone nel Regno Unito - ovvero 4 su 10 in condizioni di povertà - erano in condizioni di povertà “molto profonda”, con un reddito molto al di sotto della soglia di povertà standard. Si tratta di un grande aumento rispetto ai 4,5 milioni di metà anni ‘90. La persona media in povertà aveva un reddito del 29% al di sotto della soglia di povertà sulle ultime cifre ufficiali per il 2021-22, rispetto a un divario del 23% a metà degli anni ‘90. Chi viveva in condizioni di estrema povertà aveva un reddito medio del 59% al di sotto della soglia di povertà - un divario che è aumentato di due terzi negli ultimi 25 anni -: più di 12 milioni di persone hanno sperimentato una povertà molto profonda in almeno un anno tra il 2017-18 e il 2020-21.

Alcuni gruppi di persone, in particolare, presentano tassi di povertà “del tutto inaccettabili”: tra questi, le famiglie più numerose e quelle le cui responsabilità di assistenza limitano la loro capacità di lavorare, i caregiver, le minoranze etniche, le persone con disabilità, le famiglie non occupate, chi vive in alloggi in affitto, i lavoratori autonomi o a part-time.

Secondo la Joseph Rowntree Foundation si tratta di condizioni aggravate da anni di “fallimento politico”, perciò l’organizzazione benefica ha invitato i leader politici a esprimersi su cosa intendano fare per invertire la tendenza, perché secondo i loro calcoli sono passati 20 anni e sei primi ministri da quando la povertà ha registrato una diminuzione prolungata.

A partire dagli anni ‘70, infatti, l’analisi mostra come i tassi di povertà siano cresciuti rapidamente sotto il governo conservatore di Margaret Thatcher durante gli anni ‘80, fino ad arrivare a un quarto di tutti gli individui entro la metà degli anni ‘90: da allora le cifre sono rimaste elevate.

La povertà è diminuita solo durante la prima metà dell’amministrazione laburista di Tony Blair, ma è cresciuta nuovamente dopo il 2005.

In sostanza, la povertà non ha subito cambiamenti da quando i conservatori hanno ripreso il potere nel 2010: la percentuale ogni anno, da allora, è rimasta il 20% e il 22%.

Per risollevare le condizioni di chi vive sotto la soglia di povertà, la JRF richiede un’azione volta a ripristinare i “fondamentali sociali ed economici”, dall’aiuto e lo spazio per le persone in cerca di lavoro per trovare un lavoro sicuro e duraturo, all’innalzamento del livello di base dei diritti e delle tutele sul posto di lavoro; dal miglioramento della protezione finanziaria per le persone che perdono il lavoro o non possono lavorare al rafforzamento dell’infrastruttura dei servizi di assistenza su cui le famiglie possono fare affidamento.

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