Diritti

Kenya: il femminicidio è “una crisi nazionale”

Almeno 4 donne sono state uccise dall’inizio dell’anno, 152 nel 2023. I gruppi femministi e per i diritti umani hanno lanciato una manifestazione nazionale per sabato 27 gennaio, promettendo lo shutdown del Paese
Credit: Alvin Balemesa 

Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
25 gennaio 2024 Aggiornato alle 10:00

«Questa è una crisi nazionale: non stiamo facendo abbastanza come Paese per proteggere le donne». A parlare è Audrey Mugeni, cofondatrice di Femicide Count Kenya, Ong che documenta il numero di donne uccise ogni anno.

Dall’inizio del 2024 sono state uccise almeno 4 donne.

Secondo altre stime, le vittime sarebbero già 9. Nei 12 mesi passati, i femminicidi sono stati 152, il numero più alto degli ultimi 5 anni. Un numero che però, avvertono i gruppi per i diritti umani, potrebbe essere molto più alto.

Questo numero sconcertante rappresenta solo i casi riportati dai media: il numero reale è probabilmente molto più alto. In media, una donna o una ragazza è stata uccisa a giorni alterni, spesso per mano di un marito, fidanzato, padre o altro membro della famiglia”, si legge sul sito di Femicide Count Kenya. Un sondaggio nazionale ha rivelato che almeno 1 donna su 3 ha subito violenza di genere.

Secondo Silencing Women, le donne uccise tra il 2016 e il 2024 sono 500.

Dai dati di Femicide Coiunt Kenya emerge che la maggior parte delle vittime aveva tra i 20 e i 30 anni.

Sono state percosse, pugnalate, mutilate, strangolate, cosparse di carburante e date alle fiamme.

In oltre l’80% dei casi, l’assassino è il marito, il compagno o l’ex.

Nelle ultime settimane, gli omicidi della 26enne Starlet Wahu e di un’altra ragazza di 20 anni – drogata, smembrata e gettata in pezzi in sacchetti di plastica – hanno suscitato una diffusa indignazione sui social media, dove sono diventati virali gli hashtag #StopKillingWomen #EndFemicideKe.

Ma a finire sul banco degli imputati sono state anche le vittime, colpevolizzate per non aver preso sufficienti precauzioni.

“Chiediamo “Cosa ha fatto?” invece di “Perché l’ha uccisa?” Questa tendenza a incolpare le vittime perpetua la violenza contro le donne”, scrive Femicide Count nella call-to-action pubblicata sul sito e sui social, che condanna l’inazione del governo e l’incapacità del Kenya di proteggere le donne che vivono nel Paese.

“Questi casi orribili hanno suscitato indignazione pubblica, ma non abbastanza azione. Il Kenya non protegge adeguatamente donne e ragazze. Nonostante le politiche intese a promuovere l’uguaglianza di genere, i femminicidi continuano senza sosta. Dopo ogni omicidio, i funzionari affermano che verrà fatta giustizia, ma la violenza non fa che aumentare”, continua il comunicato. “Il governo non può rimanere complice. Il Kenya è parte delle convenzioni internazionali contro la violenza di genere. Lo stesso Presidente si è impegnato a proteggere la vita delle donne. Queste promesse sono vane quando il femminicidio continua a dilagare. Sono urgentemente necessarie applicazione [delle norme] e responsabilità”.

E a chiedere un’azione urgente è anche la Ong femminista Centre for Rights, Education and Awareness (Creaw), che in un comunicato diffuso sul suo profilo X ha scritto “Chiediamo un’azione rapida e decisiva per assicurare i colpevoli alla giustizia, inviando un messaggio forte che la violenza contro le donne non sarà tollerata. È imperativo che le forze dell’ordine seguano il loro obbligo di affrontare questi crimini, garantendo indagini approfondite e follow-up efficaci. Oltre a questo, la magistratura deve assicurarsi di fornire giustizia in modo imparziale, rapido ed efficiente in questi casi. La giustizia ritardata è una negazione della giustizia ed esortiamo la magistratura ad adottare un approccio di tolleranza zero nei confronti di coloro che perpetrano violenza contro le donne e le ragazze”.

Il 27 gennaio è stata indetta manifestazione nazionale contro il femminicidio, che porterà la protesta per le strade di diverse città del Paese.

L’obiettivo è lo shutdown totale del Paese, si legge nei post social che lanciano l’iniziativa: “Sabato 27 gennaio chiuderemo il Kenya marciando contro il femminicidio a Nairobi, Eldoret, Kisumu, Busia, Machakos, Mombasa e in altre città. Unisciti a noi questo sabato!”

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