Culture

L’arte delle donne vale (finalmente) di più

Nel 2023 le opere di alcune artiste sono state vendute a prezzi più che raddoppiati rispetto all’anno precedente. Che sia l’alba di una nuova era?
The painting 'Edrita Fried 1981' by Joan Mitchell hangs in the exhibition 'Joan Mitchell. Retrospective. Her Life and Paintings.' in the Museum Ludwig in Cologne,Germany, 11 November 2015.
The painting 'Edrita Fried 1981' by Joan Mitchell hangs in the exhibition 'Joan Mitchell. Retrospective. Her Life and Paintings.' in the Museum Ludwig in Cologne,Germany, 11 November 2015. Credit: HENNING KAISER/dpa 
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28 gennaio 2024 Aggiornato alle 20:00

Il mondo dell’arte figurativa è solo uno dei tanti dai quali le donne sono state per lunghissimo tempo, e in parte lo sono ancora oggi, pressoché escluse. Basta fare un giro in un museo o in una collezione permanente e contare le opere firmate da donne: spesso bastano solo le dita di una mano. Come nel caso dell’Accademia Carrara di Bergamo, che all’inizio di quest’anno è stata oggetto di un flash-mob di attiviste e attivisti che protestavano perché su 364 opere solo una è stata dipinta da una donna.

Se non siete fan delle visite ai musei basta comunque aprire un libro di storia dell’arte, o leggere le biografie di grandi artiste come Artemisia Gentileschi o Camille Claudel per farsi un’idea piuttosto chiara di come, le donne, il loro posto nel mondo dell’arte abbiano sempre dovuto conquistarlo con le unghie e con i denti.

Naturalmente, l’invisibilità del lavoro di tante artiste ha anche inciso, negli anni, sulla valutazione economica delle loro opere, che vengono pagate generalmente meno di quelle dei colleghi maschi. Per quanto non possa essere di conforto ad artiste morte decenni fa, il 2023 ha però registrato un trend opposto.

Secondo i dati raccolti dal database di artnet infatti, lo scorso anno molti artisti maschi, alcuni anche celeberrimi come Van Gogh, Monet, Bacon e Warhol, hanno perso parecchi posti nel ranking mondiale della valutazione di mercato, mentre artiste che fino a quel momento erano rimaste perlopiù nell’ombra hanno scalato la classifica.

Una di queste e Joan Mitchell che si è attestata al dodicesimo posto con 130 milioni di dollari realizzati (nel 2022 le revenue provenienti dalle sue opere erano state “appena” 67 milioni). Mitchell, grande esponente dell’espressionismo astratto iniziò a operare sulla scena statunitense a partire dagli anni ‘40, avvicinandosi al lavoro di altri espressionisti come Pollock e de Koenig. Nel 1951 venne invitata a far parte del The Club, ritrovo degli artisti sulla East light Street a New York, diventando una delle pochissime donne ammesse nel gruppo. Oggi alcune tra le sue opere più importanti sono visibili al centro Pompidou di Parigi, città nella quale soggiornò a partire dagli anni ’60 e dove morì nel 1992, alla Tate Gallery di Londra e al MOMA di New York.

Esponente dell’espressionismo astratto fu anche la newyorkese Lee Krasner, moglie di Pollock la cui arte per moltissimo tempo venne messa in ombra da quella del marito e che, sebbene fosse attiva già dagli anni Trenta, solo a partire dalla seconda metà degli anni ‘50, proprio in seguito alla morte del marito, poté ritrovare lo spazio che meritava. Nel 1969 fu l’unica donna le cui opere vennero esposte alla mostra The new american painting and sculpture: the first generation del MOMA, e solo 3 anni dopo partecipò a un picchetto contro lo stesso museo per protestare contro le scelte curatoriali nei confronti delle artiste donne. Nel 2023 le opere di Lee sono state vendute per 9,3 milioni di dollari (nel 2022 erano stati 3,7).

Anche l’inglese Barbara Hepworth, che fu attiva a partire dalla fine degli anni venti e che divenne una delle poche artiste della sua generazione a raggiungere la fama mondiale (una delle sue sculture si trova nel palazzo dell’ Onu a New York), ha scalato il ranking passando dall’ ottantunesimo posto al quarantacinquesimo, con 35 milioni di dollari ricavati.

I ritratti espressionisti della statunitense Alice Neel hanno poi più che triplicato il loro valore, ottenendo dalla vendita 9 milioni di dollari, contro i 2,4 del 2022. Neel fu un’artista chiave della scena pittorica del Novecento. Grande viaggiatrice, amava usare l’arte per raccontare le storie delle persone che incontrava. I suoi ritratti possiedono una forza e allo stesso tempo una delicatezza straordinarie, riuscendo a cogliere l’essenza della persona dipinta.

Oltre che per il contributo artistico, Neel viene anche ricordata per la militanza politica. La sua arte diede infatti voce e volto alle lotte per i diritti politici, alle comunità più marginalizzate di New York e alle donne. Furono proprio i movimenti femministi degli anni ‘70 a riscoprire l’arte di Neel, dopo che la pittrice ritrasse Kate Millett, l’autrice di Sexual Politics, testo fondante del femminismo della seconda ondata.

Non solo artiste del passato, però. Nella lista delle donne che hanno visto aumentare il valore delle proprie opere c’è anche Julie Mehretu (classe 1953) che è passata dal centosettantacinquesimo posto al settantesimo, con 25,6 milioni di dollari ricavati. Artista poliedrica alla quale Palazzo Grassi dedicherà una mostra a partire dal 17 marzo, è diventata così l’artista afroamericana più venduta al mondo.

Anche professioniste dell’arte che non hanno visto aumentare i ricavati delle loro opere in generale hanno però contribuito a un cambio di rotta nella vendita di opere delle donne. Secono Artsy, sono ben tre le artiste nella top 50 delle vendite più costose del 2023 (contro le zero del 2022). Oltre alla già citata Joan Mitchell figurano anche la scultrice francese Louise Bourgeois e la pittrice statunitense Giorgia O’Keeffe.

È difficile dire con certezza a cosa siano dovute queste fluttuazioni del mercato. Secondo quanto riportato da Artnet un ruolo fondamentale è giocato dai cambi di disponibilità e di offerta (dovuti per lo più alla messa in vendita di collezioni a seguito della morte dei proprietari), ma anche un mutamento di gusto nel pubblico degli acquirenti ha un peso non irrilevante.

Non ci resta quindi che auspicare che questo cambio di direzione che ha fatto aumentare il valore di mercato dei lavori di artiste possa consolidarsi, non tanto per il bene dei conti in banca di chi ne detiene le opere, ma perché finalmente queste donne possano ricevere l’attenzione che meritano.

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