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Tumore al seno: scoperta la proteina che può bloccarlo

Si chiama Mre11 ed è in grado di eliminare le cellule danneggiate prima che diventino tumorali. Agisce attivando nel corpo un processo antinfiammatorio che mobilita in massa le difese immunitarie
Credit: Cottonbro Studio  

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16 gennaio 2024 Aggiornato alle 07:00

Il 10 gennaio scorso su Nature è stato pubblicato un articolo che parla di come una speciale proteina possa bloccare la produzione di cellule cancerose che colpiscono il seno.

Il primo firmatario dell’articolo è il Prof. Min-Guk Cho, dell’Lineberger Comprehensive Cancer Center, presso la University of North Carolina at Chapel Hill, Usa.

L’articolo pone il focus sulla proteina Mre11, un enzima presente nel nucleo delle cellule umane, già noto per la sua capacità di intercettare danni subiti dal Dna.

La ricerca adesso è stata capace di spiegare che questa proteina può avere un ruolo determinante nel sopprimere la formazione dei tumori mammari, ma è sempre importante ricordare che è fondamentale fare prevenzione perché in Italia ogni giorno vengono scoperti 6 nuovi casi di tumore al seno.

Nella ricerca viene dimostrato il legame tra la proteina Mre11 e l’attivazione dell’enzima cGas. Questo enzima ha un compito molto speciale, quello di riconoscere parti di Dna estraneo o danneggiato e attivare la risposta immunitaria, il cui funzionamento di attivazione era stato spiegato a settembre del 2020 in un articolo pubblicato su Science, primo firmatario Prof. Joshua A. Boyer della School of Medicine, Biochemistry and Biophysics, presso University of North Carolina at Chapel Hill, Usa.

L’articolo su Scienze partiva dai risultati di un altro studio: il materiale genetico di organismi complessi, come nel caso degli umani, si trova nel nucleo della cellula. Quando il Dna si trova nel citoplasma, matrice fluida che compone la cellula, si chiama Dna citosolico e vuol dire che c’è stato un danno al nucleo causato di una infezione.

In un altro articolo, pubblicato invece su Nature, si era scoperto che il cGas, l’enzima messaggero del sistema immunitario, si lega al Dna citosolico creando una struttura simile a una scala, la molecola cGamp, che raggiunta una certa lunghezza, attiva l’allarme e funziona da postino per il sistema immunitario che a quel punto si attiva rafforzando le difese cellulari.

Immaginiamo quindi questo enzima cGas in uno stato normalmente non attivo e agganciato alle proteine intorno alle quali è impacchettato il Dna. Come abbiamo visto, se non si raggiunge una certa lunghezza l’allarme non parte ed è quindi necessaria una chiave di attivazione.

Georav P. Gupta, firmatario dell’articolo su Nature sul ruolo della proteina Mre1, ha dichiarato: «Si può pensare al cGas come se fosse bloccato a causa del suo legame con gli istoni, incapace di svolgere il suo compito di riconoscere il Dna a meno che non venga liberato da qualche chiave».

Si è quindi ipotizzato che questa chiave fosse proprio Mre11, e così è stato scoperto. Partendo quindi dai risultati dai risultati degli studi precedenti sul ruolo del cGas, il nuovo studio mette in relazione l’enzima con la proteina Mre11, che riconosce il Dna danneggiato, e rilascia contemporaneamente l’enzima cGas che attiva l’allarme nell’organismo.

La ricerca fa luce su come le cellule tumorali evitino di essere rilevate dal sistema immunitario nonostante subiscano danni al Dna durante la divisione cellulare. Si è scoperto quindi che le cellule del cancro al seno possono bloccare a loro vantaggio il percorso cGas-Sting - una via di comunicazione preferenziale con il sistema immunitario - sfuggendo al rilevamento immunitario, come se la lunghezza della scala non fosse mai sufficiente per arrivare ad attivare l’allarme.

Inoltre, il gruppo di ricercatori ha anche scoperto che l’interazione cGas e Mre11 innesca una forma specifica di morte cellulare che si chiama necroptosi: una forma di morte cellulare speciale che attiva il sistema immunitario che elimina le cellule precancerose danneggiate prima che progrediscano in cancro.

La proteina Mre11 è quindi la chiave per rilasciare l’enzima cGas, e la sua interazione con l’enzima, spiegano gli studiosi, è capace di sbloccare la via cGas-Sting attivando la risposta immunitaria e la necroptosi, aprendo la strada a nuove terapie mirate capaci di attivare questo percorso. Il passo successivo della ricerca è la sperimentazione clinica, sperando sia la svolta decisiva contro questa malattia.

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