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Tumore al pancreas: l’importanza della ricerca

Nel 2022 in Italia sono stati registrati 4.500 nuovi casi e oggi, in occasione del World Pancreatic Cancer Day, è fondamentale ricordare come gli studi possano fare la differenza in termini di vite salvate, anche dei più piccoli
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16 novembre 2023 Aggiornato alle 09:00

Ogni anno a novembre vengono organizzate svariate iniziative per sensibilizzare tutta la popolazione mondiale sul tumore al pancreas, una ghiandola molto importante del corpo umano, che svolge funzioni essenziali.

Nello specifico il 16 di questo mese si celebra il World Pancreatic Cancer Day, la Giornata mondiale del tumore al pancreas un’iniziativa che ha lo scopo principale di informare le persone sulla sintomatologia e sui fattori di rischio di questa grave neoplasia. In tutta Italia tante città oggi illumineranno di viola i propri monumenti per porre l’attenzione su questa tematica.

La patologia risulta essere ancora conosciuta solo in parte, nonostante l’aumento notevole dei casi soprattutto negli ultimi anni e il fatto che rappresenti una delle principali cause di decesso, specialmente nei Paesi Occidentali.

Secondo i dati dalla Fondazione AIRC per la Ricerca Sul Cancro, nel 2022 si sono registrati 14.500 nuovi casi soltanto in Italia (nel 2020 quasi 500.000 negli altri Paesi del Mondo).

Diversamente a quanto accadeva prima, adesso sembra che il tasso di mortalità colpisca maggiormente le donne che gli uomini. Anche se i motivi possono essere vari, uno di questi potrebbe essere il fatto che il genere femminile ha cominciato a fare un uso di sigarette molto frequente e il fumo, purtroppo, continua a essere una potente causa di insorgenza della malattia.

A rendere la situazione ancora più difficile anche il fatto che spesso i sintomi insorgono con molto ritardo. Gli individui esposti a un pericolo maggiore hanno dai 50 agli 80 anni. Al di sotto di questa fascia di età, appare ancora raro il carcinoma in questione ma non inattuabile.

L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù evidenzia 0,5 casi/milione di bambini affetti da un tumore al pancreas, generato dalle cellule esocrine o endocrine della ghiandola.

Il pancreatoblastoma è il cancro più diffuso in età pediatrica e il 75% dei bambini colpiti ha meno di 8 anni. Questa malattia molte volte viene ricollegata alla sindrome di Beckwith-Wiedeman, un’affezione genetica definita da iperaccrescimento.

Fortunatamente quindi, il tumore al pancreas negli infanti si presenta come una rarità. Tuttavia, è importante che la prevenzione parta già dai più piccoli.

A esempio, l’obesità infantile se trascurata con il passare del tempo, a causa di altre problematiche a essa correlate, può portare alla progressiva disfunzione del pancreas e la manifestazione del suo fibroma maligno o benigno.

La National Library of Medicine, ha reso noto al riguardo uno studio che evidenzia che dai 7 ai 13 anni più l’indice di massa corporea è elevato, maggiore è la probabilità di rivelazione di un tumore (in questo caso al pancreas) in età adulta.

Alla luce di questo scenario, è importante sottolineare il ruolo e l’impegno costante della ricerca scientifica che sta ottenendo esiti fondamentali riguardo alle diagnosi, ad alcuni aspetti psicofisici dei pazienti e ai fattori scatenanti del tumore.

Recentemente la rivista scientifica Nature ha divulgato un articolo che parla dell’ultima essenziale scoperta messa in atto dai ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

I medici e ricercatori coinvolti nella ricerca, grazie anche all’utilizzo di tecnologie altamente avanzate e innovative, hanno identificato un nuovo meccanismo che facilita lo sviluppo del tumore al pancreas “basato sull’interazione fra i macrofagi IL-1β+ e alcune cellule tumorali caratterizzate da uno specifico profilo infiammatorio e da elevata aggressività”.

Gli esiti dell’analisi sono stati sostenuti dalla Fondazione AIRC, dal Consiglio Europeo delle Ricerche (ERC) e dal Ministero della Salute. «Abbiamo fatto un bel passo avanti nella comprensione dei processi biologici alla base della malattia. Tuttavia, siamo a uno stato di ricerca preclinica ancora distante dall’applicazione nei pazienti. I prossimi anni saranno essenziali per identificare le potenzialità e le modalità più appropriate per agire su questo nuovo bersaglio terapeutico», ha affermato tutta l’equipe a conclusione del lavoro svolto.

È indispensabile quindi continuare a sostenere la ricerca scientifica, un mezzo molto concreto e potente per osteggiare il tumore al pancreas, un killer tuttora silenzioso, poco conosciuto ma molto potente.

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