Diritti

Uk: il nuovo piano sul Ruanda non rispetta i diritti umani

Il disegno di legge presentato mercoledì scorso contraddice il verdetto della Corte Suprema britannica che ha dichiarato il Paese africano non sicuro per i richiedenti asilo. Martedì al voto la Camera dei Comuni
Credit: Tejas Sandhu/SOPA Images via ZUMA Press Wire
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
11 dicembre 2023 Aggiornato alle 09:00

Il 15 novembre la Corte Suprema britannica ha dichiarato illegale il progetto del Governo di inviare richiedenti asilo in Ruanda per via del rischio di essere rimandati, anche con la forza, nel loro Paese di origine dove avrebbero “affrontato un pericolo reale di maltrattamenti in circostanze in cui non avrebbero dovuto essere rimpatriati affatto”. Questo, secondo il tribunale, violerebbe il principio di “non respingimento” previsto dal diritto internazionale e nazionale. Meno di un mese dopo, il Governo di Rishi Sunak ha proposto un disegno di legge che ignorerebbe la massima Corte del suo Paese e alcune leggi sui diritti umani.

Lo ha spiegato il New York Times poco dopo che il ministro dell’immigrazione, Robert Jenrick, fautore di misure più radicali, si è dimesso. In una conferenza stampa di emergenza, organizzata il giorno successivo, Sunak ha promesso di «finire il lavoro» per portare a termine il suo piano per il Ruanda, sostenendo che la nuova legge eviterà ricorsi legali e consentirà finalmente ai voli di deportazione di decollare verso il Paese africano. I suoi progetti hanno incontrato critiche sia da parte dell’opposizione che dai Tory, il partito conservatore di cui è leader.

Martedì la Camera dei Comuni voterà la prossima fase parlamentare dell’iter del progetto di legge. Ai giornalisti, spiega il Guardian, Sunak ha dichiarato che non lo considererà un voto di fiducia sulla sua leadership, e darà la libertà ai Tory ribelli di votare contro. Non è chiaro se il trattato sarà sufficiente a superare le argomentazioni della Corte Suprema.

Secondo l’Institute for Government, un think tank indipendente britannico che mira a migliorare l’efficacia del Governo, il nuovo piano vuole “annullare per legge una constatazione di fatto della Corte Suprema (secondo cui il Ruanda non era sicuro ai fini dell’asilo); escludere in larga misura (anche se non del tutto) ulteriori sfide legali nei tribunali; orientare la rotta tra quei parlamentari (tra cui l’ex ministro dell’Interno, Suella Braverman e, a quanto pare, l’ex ministro dell’immigrazione, Robert Jenrick) che volevano eliminare ogni possibile motivo di contestazione ai sensi del diritto nazionale o internazionale, e coloro che non erano pronti a fare una tale violenza allo stato di diritto e agli impegni internazionali del Regno Unito”.

La prima pagina del disegno di legge contiene una dichiarazione del ministro dell’Interno, James Cleverly, successore di Braverman, che recita: “Non sono in grado di dichiarare che, a mio avviso, le disposizioni del disegno di legge sulla sicurezza del Ruanda (asilo e immigrazione) sono compatibili con la Convenzione diritti, ma il Governo desidera comunque che la Camera proceda con il disegno di legge”. Martedì Cleverly ha raggiunto la capitale del Ruanda, Kigali, per trasformare l’accordo esistente con il Paese in un trattato formale.

Quando la Corte Suprema del Regno Unito ha dichiarato illegittimo il piano del Ruanda, Sunak si è rivolto anche alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), che nel 2022 aveva bloccato il primo volo diretto verso il Paese africano: «Non permetterò a un tribunale straniero di bloccare i voli». La Cedu è stata creata per far rispettare la Convenzione europea sui diritti umani, il massimo trattato europeo sui diritti umani, civili e politici, che anche il Regno Unito ha contribuito a redigere all’indomani della seconda guerra mondiale: è sancito legislazione britannica.

Secondo l’avvocato per i diritti umani Adam Wagner, citato dal New York Times, il nuovo disegno di legge è un tentativo di “cambiare i fatti” e “ignorare la legge”. Wagner sostiene che c’è «una piccola possibilità che una persona possa andare in Ruanda prima alle prossime elezioni» perché la Cedu, che ha sede a Strasburgo, in Francia, «potrebbe non agire così rapidamente» in caso di contestazione.

L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), durante le sue deposizioni davanti alla Corte Suprema, ha posto l’accento sul sistema di asilo del Ruanda e sulle denunce di rifugiati minacciati, picchiati o rimpatriati con la forza in Paesi come l’Afghanistan, la Siria e lo Yemen, in cui erano a rischio di persecuzione.

Secondo i gruppi per i diritti umani, inoltre, il presidente del Ruanda Paul Kagame, governerebbe uno stato autoritario che limita fortemente i diritti politici e civili. Un recente rapporto della Ong Human Rights Watch che ha coinvolto oltre 150 persone tra Regno Unito, Australia, Belgio, ecc… ha denunciato che da quando il Fronte patriottico ruandese (Rpf) è salito al potere nel 1994, ha “risposto con forza e spesso violentemente alle critiche, adottando una serie di misure per affrontare oppositori reali o presunti, comprese esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate, tortura , procedimenti giudiziari politici e detenzioni illegali, nonché minacce, intimidazioni, molestie e sorveglianza fisica. Tali misure non si limitano ai critici e agli oppositori all’interno del paese”, ma anche ai ruandesi all’estero.

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