Ambiente

Cop28: le proteste di ambientalisti e società civile sono vietate?

Gli Emirati sono una nazione con una libertà di protesta e riunione notoriamente molto limitata e i vertici dell’UN framework convention on climate change non hanno fornito chiarimenti sui diritti dei manifestanti
Credit: EPA/MARTIN DIVISEK 
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5 dicembre 2023 Aggiornato alle 10:00

La conferenza sul clima Cop28 non è un luogo per le proteste dei gruppi ambientalisti e della società civile. Questo è il messaggio fatto trasparire dalle azioni del governo degli Emirati Arabi Uniti, che ha posto severi limiti alle manifestazioni in linea con le leggi nazionali. Il Paese arabo è una nazione con una libertà di protesta e riunione molto limitata, dove sono previste sanzioni amministrative e penali con anche il rischio di una potenziale condanna all’ergastolo per coloro che possono minacciare “la sicurezza pubblica”.

Di fronte a queste restrizioni e rischi legali, numerosi gruppi ambientalisti, Ong ed esponenti della società civile hanno chiesto ripetutamente delle garanzie allo UN framework convention on climate change (Unfccc), che è l’organo che gestisce il funzionamento della Cop28.

Ma i vertici dell’organizzazione delle Nazioni Unite non hanno fornito chiarimenti e dettagli sulle libertà per i manifestanti, specialmente per i raduni organizzati senza il permesso da parte delle autorità o per le manifestazioni contro la guerra a Gaza.

Un portavoce dell’Unfccc ha comunque confermato alla testata giornalistica inglese The Guardian che le proteste saranno consentite nella zona blu sotto il controllo dell’Onu e all’interno della zona verde amministrata dal Paese ospitante.

Il governo degli Emirati Arabi, nonostante i dubbi e le accuse, ha annunciato pubblicamente una posizione di apertura alle manifestazioni: «In accordo con le linee guida dell’Unfccc e l’adesione alle norme e ai principi internazionali sui diritti umani, ci sarà spazio a disposizione degli attivisti climatici per riunirsi pacificamente e far sentire la propria voce. Ci impegniamo a difendere i diritti di tutti i partecipanti e a garantire che siano ascoltati i punti di vista di tutti e che il loro contributo alla sfida climatica sia riconosciuto. Lavoreremo insieme per rendere la Cop28 la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici più inclusiva fino a oggi. A tal scopo, abbiamo scritto a tutte le Parti sollecitando una maggiore partecipazione e un impegno significativo dei giovani, delle donne, delle comunità locali e delle popolazioni indigene».

Finora hanno avuto luogo solo piccole proteste, in aree limitate e circoscritte, nonostante l’arrivo di oltre 80.000 persone alla conferenza. Altre manifestazioni invece sono state proibite dagli organizzatori, in particolare quelle che miravano a mettere in luce le pratiche inquinanti delle aziende degli Emirati, come la compagnia aerea Emirates. Il vasto centro congressi predisposto per la Cop28 è stato progettato per ridurre il più possibile gli spazi pubblici, limitando le azioni della società civile.

L’esperto degli Emirati dell’organizzazione Human Rights Watch, Joey Shea, ha contestato duramente la politica governativa e le regole applicate nella conferenza in corso: «Siamo profondamente allarmati per la sicurezza e l’incolumità dei partecipanti alla Cop28… a causa della mancanza di chiarezza su quali tipi di espressione e di protesta saranno consentiti e dove saranno consentiti. Ci aspettiamo che nella zona verde sia applicata la legge nazionale degli Emirati Arabi Uniti, ma non siamo sicuri su quali misure di tolleranza verranno adottate per proteggere i partecipanti che si esprimono in un modo considerato naturale per una conferenza sui cambiamenti climatici. Siamo profondamente preoccupati per la mancanza di chiarezza».

Nonostante i rischi e le restrizioni, oltre 100 manifestanti hanno comunque portato avanti le proteste, chiedendo non solo azioni concrete per contrastare la crisi climatica, ma anche il cessate il fuoco a Gaza.

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