Ambiente

La Cina punta sui carbon coins contro la crisi climatica

In una stazione metro a Shenzhen, provincia del Guangdong, i pendolari accumulano monete di carbonio da scambiare con buoni spesa e abbonamenti di viaggio. Per ridurre le emissioni climalteranti
Credit: lan deng 

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28 novembre 2023 Aggiornato alle 07:00

Il fatto che all’interno di un gigante economico e politico come la Cina qualcosa si muova nella direzione della sostenibilità rappresenta tutto sommato una buona notizia sul piano dell’ambiente.

Nelle ultime settimane per esempio in una moderna stazione della metro del distretto di Pingshan a Shenzhen, provincia del Guangdong, c’è una nuova iniziativa, interessante e si spera anche utile, promossa dall’amministrazione locale e rivolta soprattutto ai pendolari.

Questi passeggeri accumulano monete di carbonio e possono scambiarle con buoni spesa e abbonamenti di viaggio. Il Paese asiatico, infatti, ha individuato in progetti locali come questi una via per parlare direttamente alle famiglie e provare così a coinvolgere i cittadini nella battaglia per la riduzione delle emissioni, accanto a incentivi come rinunciare alle automobili, piantare alberi e combattere gli sprechi energetici.

Uno studio della China Academy of Sciences del 2021, d’altra parte, aveva già calcolato che i nuclei familiari contribuiscono a oltre la metà delle emissioni totali della Repubblica Popolare, pari a oltre 10 miliardi di tonnellate all’anno.

Ora il progetto della città sud-orientale, intitolato Carbon Road for Everyone, è pensato quasi come un gioco, per non dire un talent show, attraverso dinamiche simili forse a quelle dei social network: in sintesi, come riferisce Reuters, sostanzialmente premia le persone che registrano il loro utilizzo dei trasporti pubblici. Per sensibilizzare ulteriormente la popolazione, l’iniziativa è accompagnata da una vera e propria mostra espositiva allestita nella metropolitana.

In generale l’intenzione del Partito Comunista al potere è tentare di mobilitare l’intera società, e non soltanto l’industria, per fare in modo che la Cina diventi un Paese a zero emissioni di carbonio entro il 2060 e non sia più il maggior responsabile delle emissioni di gas serra nel mondo.

Le azioni di Pechino contro il climate change d’altronde saranno attentamente esaminate in concomitanza con la Cop28, in programma a Dubai da giovedì 30 novembre a martedì 12 dicembre 2023.

È almeno dal 2015 che la Cina pensa a diversi sistemi e modalità incentrati sull’idea dei crediti di carbonio. Alcuni di questi, anche quando sono su base volontaria, implicano l’accesso ai dati personali dei cittadini, in un contesto complessivo che alimenta qualche preoccupazione perché manca di trasparenza: il conteggio dei passi, lo stesso uso dei trasporti e l’acquisto di prodotti efficienti o rispettosi dell’ambiente sono alcuni esempi.

Gli istituti bancari hanno persino ideato meccanismi per collegare i carbon coins al miglioramento del rating dei clienti.

Fra le ombre che aleggiano su queste iniziative, tra l’altro, emerge un dubbio “scientifico”: gli studiosi non sanno ancora se si tratta di strategie che generano nuovi tagli alle emissioni di anidride carbonica oppure, più semplicemente, si limitano a registrare quelli che accadono comunque.

Infine c’è un ultimo timore. Questi programmi di carbon inclusion rischiano di puntare i riflettori delle responsabilità climatiche su cittadini e famiglie, distogliendo l’attenzione dal settore industriale, che non è certo avulso dalle dinamiche delle emissioni inquinanti.

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