Economia

Usa e Cina: puntare sulle rinnovabili per eliminare la dipendenza dai fossili

L’intesa tra Biden e Xi Jinping vuole accelerare la transizione ecologica e rispettare gli accordi di Parigi. Tra gli obiettivi: aumento della produzione di energia pulita e taglio delle emissioni di gas serra
Credit: White House/ZUMA Press Wire
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16 novembre 2023 Aggiornato alle 18:15

In una dichiarazione congiunta sulla diplomazia climatica tra Usa e Cina, arrivata poco prima dell’incontro a San Francisco tra Joe Biden e Xi Jinping, i 2 Governi hanno annunciato la volontà di accelerare la diffusione delle energie rinnovabili per eliminare la forte dipendenza dei 2 Paesi dai combustibili fossili.

Il Presidente americano Biden e l’omologo cinese Xi Jinping si sono riuniti a margine del vertice APEC (Cooperazione Economica Asia-Pacifico) per il loro primo incontro in un anno in cui le tensioni commerciali, i diritti umani e la questione di Taiwan hanno alimentato gli attriti tra Washington e Pechino.

Il clima è stato a lungo considerato come un’area di cooperazione e di distensione tra le 2 parti, e gli inviati statunitensi e cinesi per il clima John Kerry e Xie Zhenhua si sono incontrati recentemente al ritiro di Sunnylands in California proprio con l’intento di riavviare le relazioni in fase di stallo.

In una dichiarazione congiunta pubblicata dai media statali cinesi e diffusa dal Dipartimento di Stato americano a seguito di questi incontri, i 2 Governi si sono impegnati a garantire il successo del vertice cruciale delle Nazioni Unite sul clima che avrà inizio alla fine di questo mese a Dubai, e si sono nuovamente impegnati a rispettare gli accordi di Parigi nel mantenere il riscaldamento globale “ben al di sotto” dei 2 gradi, cercando di contenerlo entro 1,5 gradi.

Come riportato dal Financial Times, gli obiettivi degli accordi spaziano dall’aumento della produzione di energia sostenibile al taglio di emissioni di gas serra, passando per nuovi progetti di cattura dei gas climalteranti.

Nello specifico, sul metano la Cina ha annunciato l’intenzione di creare un piano per la sua riduzione, e istituirà subito un tavolo di lavoro per il taglio alle emissioni entro il 2035 (una svolta considerevole dato che il Governo cinese non ha sottoscritto il Methan Pledge 2030).

Inoltre, “Stati Uniti e Cina riconoscono che la crisi climatica sta avendo un impatto sempre crescente sui Paesi del mondo”: urge allora la necessità di “triplicare la capacità globale di energia rinnovabile entro il 2030”. La Cina non ha ancora dichiarato le modalità e i tempi di riduzione dell’impiego di carbone, da cui dipende ancora gran parte del fabbisogno energetico del Paese.

L’impegno più specifico riguarda la volontà di sviluppare almeno 5 progetti CCUS (Carbon Caputure, Use and Storage) su larga scala entro il 2030. Questi progetti consistono nella cattura di CO2 da combustibili fossili o processi industriali per ricavarne potenziali prodotti di valore o per stoccarla in formazioni geologiche sotterranee molto profonde.

A settembre, Zhenhua aveva detto ai diplomatici cinesi che «non era realistico eliminare gradualmente tutti i combustibili fossili». Ma ha aggiunto che la tecnologia di cattura del carbonio potrebbe essere utilizzata per ridurre le emissioni quando i combustibili fossili vengono bruciati.

Infine, le 2 superpotenze ribadiscono la necessità di porre fine all’inquinamento da plastica e “insieme e con altri per sviluppare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante”.

«Questo non è così grande come l’accordo prima di Parigi… ma penso che questa sia un’affermazione significativa. Ciò segnala davvero che entrambi i Paesi vogliono progressi sostanziali», ha commentato Alden Meyer del think tank E3G sulla politica climatica.

«Questa dichiarazione è un gesto verso il progresso nell’azione del G20 sul clima, ma di certo non abbiamo ancora le idee chiare», ha affermato Yuan Ying, principale rappresentante di Greenpeace per la Cina nell’Asia orientale.

Il Governo cinese ha riferito che l’energia eolica e solare da sole rappresentavano circa il 14% del consumo di elettricità nel 2022, mentre negli Stati Uniti l’energia rinnovabile rappresentava circa il 13% del consumo energetico. La Cina, inoltre, è il più importante produttore al mondo di energia rinnovabile. Nonostante ciò, nel 2020 il fabbisogno energetico cinese è dipeso per il 57% dal carbone (nell’Ue, per lo stesso anno, il dato era dell’11%).

Secondo Greenpeace, “I Governi locali delle province cinesi, affamate di energia, hanno approvato almeno 20,45 gigawatt di energia a carbone nei primi tre mesi del 2023”. L’inviato Usa per il clima Kerry ha recentemente criticato le economie asiatiche per aver aumentato la produzione di carbone.

D’altra parte, gli Usa hanno aumentato, a fine 2022, le esportazioni di GNL - Gas naturale liquefatto verso l’Europa di 15 miliardi di metri cubi, con ripercussioni sulle attività estrattive e sulle comunità locali. Tra il Texas e la Louisiana c’è la maggiore concentrazione di terminal per l’export di GNL; altre 12 richieste per nuovi terminal sono in fase di costruzione o di valutazione presso le autorità federali.

Secondo dati Eia del 2021, gli Stati Uniti dipendono principalmente da petrolio (36%) e da gas naturale (32%); i progetti green, inoltre, risultano essere ostacolati dalle pressioni dell’industria petrolifera e automobilistica, restie alla transizione ecologica.

E l’intesa tra i 2 Paesi punta anche a superare le tensioni diplomatiche. «Non stiamo cercando di separarci dalla Cina. Quello che stiamo cercando di fare è cambiare le relazioni in meglio», ha detto Biden ai giornalisti alla Casa Bianca prima di dirigersi a San Francisco. Ha anche affermato di voler «tornare a un normale corso di corrispondenza; essere in grado di prendere il telefono e parlare in caso di crisi; essere in grado di assicurarsi che i nostri [militari] siano ancora in contatto tra loro».

Tra gli altri accordi raggiunti, infatti, troviamo la riapertura dei rapporti militari con lo scopo di scongiurare qualunque tipo di escalation e di una hotline diretta tra i due Capi di Stato per ripristinare le “comunicazioni di più alto livello” in caso di crisi internazionale.

Gli accordi raggiunti rappresentano degli importanti passi in avanti nei rapporti tra i 2 Paesi, che puntano così a ridurre le emissioni di gas serra e diventare leader mondiali nella transizione ecologica. E lanciano anche dei segnali nell’ottica di ricucire i canali diplomatici, dopo 2 anni di guerre (Russia-Ucraina e Israele-Palestina) e di tensioni commerciali. Alla Cop28 di Dubai, a fine mese, inizieremo a vedere se l’accordo porterà dei risultati concreti.

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