Diritti

G20: il confronto fra Biden e Xi Jinping

Per la prima volta, i leader delle due maggiori Potenze globali si sono incontrati. Il meeting di oggi, a Bali, ha visto dichiarazioni concilianti da entrambi. Tra i temi sul tavolo, anche la crisi climatico-ambientale
Credit: Christoph Soeder/ Dpa
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15 novembre 2022 Aggiornato alle 09:00

Il G20 che si svolgerà il 15 e 16 novembre a Bali, in Indonesia, si prospetta uno dei più tesi e difficili di sempre, soprattutto per le enormi tensioni geopolitiche ed economiche in corso fra le maggiori Potenze. Le aspettative più elevate riguardano il dialogo, che ha preceduto nella giornata di lunedì l’incontro dei leader delle 20 maggiori economie del pianeta, fra il presidente americano Joe Biden, il quale ha evitato una debacle alle midterm americane, e il presidente cinese Xi Jinping, appena riconfermato Segretario del Partito Comunista Cinese per la terza volta consecutiva.

I due leader sono arrivati al primo incontro personale dall’elezione di Biden con molte tematiche spinose sul tavolo, a partire dallo scontro economico-tecnologico nel settore dei chip e dei semiconduttori, le continue tensioni per Taiwan e il ruolo opposto dei due Paesi nei confronti delle azioni militari russe in Ucraina.

Il meeting ha visto per il momento dichiarazioni concilianti e sorrisi iniziali da entrambe le delegazioni, sia da parte di Xi Jinping che ha dichiarato che «il mondo è arrivato a un bivio. Si aspetta che la Cina e gli Stati Uniti gestiscano adeguatamente la relazione», mentre Joe Biden ha ribadito che «lo conosco bene, lui conosce me. Dobbiamo solo capire dove sono le linee rosse e quali sono le cose più importanti per ognuno di noi, nei prossimi due anni».

Ma dietro questi cordiali intenti nessun analista si aspetta un radicale cambio dei toni e delle politiche adottate negli ultimi tempi, le quali vedono profilarsi una sorta di nuova “guerra fredda” fra Cina e Stati Uniti. «Non credo che un incontro salverà o ridefinirà davvero la relazione. Se sono fortunati, se va bene, forse possono piegare un poco la traiettoria» ha ammonito Evan Medeiros, professore alla Georgetown University ed ex consigliere della Casa Bianca in Cina.

Leggermente più ottimista è l’opinione di Bonnie Glaser, esperta di Asia presso il German Marshall Fund, che vede l’incontro come un’opportunità per attenuare le tensioni anche se «non è chiaro cosa siano disposti a fare per raggiungere quell’obiettivo. L’amministrazione Biden ha spinto per dei colloqui sulle misure di riduzione dei rischi dalla metà del 2021 e la Repubblica Popolare Cinese non è sembrata interessata».

Uno dei punti più importanti e delicati in discussione riguarda la possibile collaborazione per fermare la crisi climatica-ambientale, proprio in concomitanza con lo svolgimento della Cop27 in Egitto. «I Paesi del G20, tra cui quelli con le più alte emissioni di CO2, hanno una responsabilità unica e speciale su questo tema, e si riuniranno questa settimana. Hanno l’opportunità di impegnarsi o meno. Ovviamente voglio che si impegnino», ha dichiarato Inger Andersen, direttrice esecutiva dello United Nations Environment Program (Unep). Ma la guerra in Ucraina, la crisi energetica e la competizione geopolitica per ridefinire i rapporti di forza nel mondo multipolare, minacciano di rendere la cooperazione molto frammentata, se non apertamente ostacolata dal corso degli eventi, con un G20 paralizzato e svuotato di ogni azione concreta.

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