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Tutto quello che c’è da sapere per gestire un’azienda sostenibile

Michele Moretti nel suo nuovo libro Guida operativa alla sostenibilità, fornisce alle aziende alcune dritte per rendersi davvero sostenibili
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8 dicembre 2023 Aggiornato alle 13:00

«La sostenibilità aziendale è un concetto ampio che va oltre la mera crescita economica e si focalizza sulla gestione responsabile delle risorse ambientali, sociali ed economiche». A sostenerlo è Michele Moretti, autore del libro Guida operativa alla sostenibilità.

La sostenibilità, infatti, non ha solo a che fare con l’ambiente che ci circonda, ma riguarda anche noi, anzi forse soprattutto noi, e ha come scopo quello di garantire un equilibrio tra i bisogni del presente e quelli delle generazioni future, tenendo conto sia dell’equità intergenerazionale che intragenerazionale.

Il primo termine di riferisce al rapporto tra l’oggi, appunto, e le generazioni future e più nello specifico riguarda il «dovere morale delle generazioni presenti di consegnare un mondo con opportunità di crescita simili (o maggiori) rispetto a quelle di cui hanno potuto godere».

Insomma, se molte delle risorse della Terra sono limitate, per esempio, è bene evitare di consumarle come se non ci fosse un domani; o ancora, se alcuni comportamenti umani determinano delle conseguenze negative a lungo termine, abbiamo il dovere di evitarle per garantire a chi verrà dopo di noi le stesse opportunità.

L’equità intragenerazionale, invece, «riguarda la necessità di assicurare a tutte le persone di una stessa generazione pari opportunità e dignità».

Alla luce di queste considerazioni si può affermare che, per gestire in maniera sostenibile le risorse, è necessario adottare un approccio olistico e inclusivo che tenga in considerazione tanti aspetti contemporaneamente: dalla salvaguardia dell’ambiente, alla tutela di lavoratori e lavoratrici, passando per il profitto fino a considerare le esigenze delle generazioni.

Tra l’altro è importante tenere a mente che «le Piccole medie imprese svolgono un ruolo molto importante all’interno del panorama economico e sociale: da sole generano 2.834 miliardi di euro di fatturato, pari al 42% del totale registrato dalle imprese italiane e contribuiscono al 41% del Pil del Paese. Inoltre, le Pmi impiegano l’82% di lavoratori e lavoratrici in Italia, ben oltre la media dell’Unione Europa». Questo significa che si tratta di realtà che, attraverso l’adozione di buone pratiche, possono davvero fare la differenza e avere un impatto significativo sulla promozione del benessere collettivo.

Secondo Moretti i pilastri della sostenibilità aziendale sono tre: People, Planet e Profit.

Con People ci si riferisce all’aspetto sociale della sostenibilità che riguarda il benessere sia per le persone che operano all’interno dell’azienda sia all’esterno. Per quanto riguarda lavoratori e lavoratrici la sostenibilità si traduce in politiche di welfare, piani di formazione e sviluppo, valorizzazione della diversità e dell’inclusione, l’adozione di meccanismi di coinvolgimenti dei e delle dipendenti nelle decisioni aziendali. All’esterno, invece, la sostenibilità si realizza attraverso iniziative di responsabilità sociale d’impresa, programmi di volontariato e in generale tramite un impegno attivo della comunità locale.

La seconda voce, Planet, riguarda ovviamente la gestione responsabile delle risorse naturali e il ridimensionamento dell’impatto ambientale delle attività aziendali. Lo scopo è quello di promuovere pratiche ecologicamente sostenibili, che preservino l’ambiente e riducano l’utilizzo di risorse non rinnovabili. Alcune delle misure più importanti da adottare includono: l’efficienza energetica, la gestione dei rifiuti in modo sostenibile, la riduzione delle emissioni di gas serra, l’adozione di tecnologie a basso impatto ambientale.

Veniamo ora alla terza P, quella che spesso è considerata il maggiore ostacolo all’avvio di un progetto realmente sostenibile: Profit. La prima preoccupazione quando si parla di sostenibilità, sia per la gente comune sia per imprenditore o l’imprenditrice riguarda i costi che comporta una celta del genere.

A mutare in questo caso deve essere il punto di vista; si tratta di un cambiamento complesso proprio perché viviamo in una società capitalista che ci ha abituato ad avere tutto, subito e al miglior prezzo possibile. Eppure, quasi sempre “il miglior prezzo” per noi corrisponde a sacrifici per altre persone, assenza di diritti di lavoratori e lavoratrici, sfruttamento, inquinamento, materiali di scarsa qualità che inevitabilmente ci costringeranno a comprare lo stesso vestito la stagione successiva.

Pensare sostenibile significa pensare a lungo termine, al di là della moda del momento e della necessità estemporanea; significa investire su un capo, per esempio, che non saremo costrettә ad acquistare nuovamente dopo pochi mesi. E lo stesso vale per quanto riguarda la sostenibilità aziendale: «una Pmi sostenibile non si concentra solo sul profitto a breve termine, ma valuta anche l’impatto delle proprie decisioni economiche sul lungo periodo». Questo significa ponderare gli investimenti, valutare in maniera efficace le risorse finanziarie, monitorare i rischi finanziari e soprattutto creare un modello di business resiliente. La sostenibilità economica, infatti, è essenziale e rappresenta un punto di forza per garantire la crescita a lungo termine dell’azienda e la sua capacità ad affrontare sfide economiche future e impreviste.

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