Ambiente

Nuovo regolamento imballaggi: quali si salvano e quali spariscono

Nel testo approvato dal Parlamento Ue resta forte il principio di premiare chi - come l’Italia - ricicla e un po’ meno chi riusa. Saltano i divieti per buste di insalata e contenitori in legno, addio ai monouso da toilette
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23 novembre 2023 Aggiornato alle 17:00

Le buste per l’insalata, le bottiglie di vino e i liquori, le scatole in legno per i formaggi e molti altri prodotti escono indenni da nuovo voto del Parlamento europeo sulle regole future per gli imballaggi.

Al contrario, sacchetti sottili per frutta e verdura, oppure pellicole trasparenti per sigillare le valigie negli aeroporti o i piccoli campioncini di shampoo monouso degli hotel, sono destinati a sparire. Il Parlamento europeo ha infatti appena approvato il Pnwr - Packaging and Packaging Waste Regulation -, il nuovo regolamento per tentare di diminuire le oltre 80 milioni di tonnellate di rifiuti (spesso in plastica) accumulate nel Vecchio Continente.

Lo scopo è puntare sempre di più su riuso, riutilizzo e riciclo.

Il 18 dicembre la decisione passerà al Consiglio europeo e poi a gennaio al Trilogo, ma la discussione su come migliorare la gestione di tutti quei prodotti che diventano rifiuti inquinanti è figlia di un lunghissimo processo, iniziato oltre un anno fa dopo che Frans Timmermans, ex commissario Ue, aveva presentato la prima proposta del Ppwr.

Già da allora, con una idea che puntava molto sul riuso dei materiali (anche dei bicchieri nei bar, per dire) e in un contesto che riguarda praticamente ogni tipo di azienda che ha a che fare con il packaging di prodotti, era chiaro che la strada sarebbe stata in salita. Infatti negli ultimi mesi c’è stata una vera e propria battaglia portata avanti dalle industrie, il comparto agroalimentare, le varie lobby e soprattutto dai rappresentati di quell’Italia che è campione di riciclo (vedi nel vetro o nella carta) e non accettava le impostazioni europee basate più sul riutilizzo che sulla capacità di riciclare.

Proprio grazie alle pressioni degli europarlamentari italiani, così come di quelli francesi impegnati per esempio a difendere le confezioni in legno del Camembert che potevano essere bandite, mercoledì 22 è arrivato sì che ha dato il via libera al nuovo regolamento, ma per via di centinaia di emendamenti la direttiva è uscita annacquata e svuotata rispetto al suo intento iniziale. Eppure, ci ricorda anche un articolo uscito di recente su Nature, il mondo e non solo l’Europa è davanti a un serissimo problema a esempio di rifiuti di plastica ma i progressi, compresi quelli sul trattato per gestire l’inquinamento da questo materiale, sono ancora troppo lenti per affrontare la crisi globale dei rifiuti.

Progressi che, per esempio relativi ai monouso in plastica, sembravano essere pronti a una accelerazione ma che invece con il nuovo voto al testo, passato per 426 voti favorevoli, 125 contrari e 74 astenuti, non ci sono stati se non in forma contenuta.

Cosa cambia e cosa è stato deciso

Il punto di partenza del nuovo testo è un piano di riduzione a tappe degli scarti da imballaggi: il 5% entro il 2030, il 10% entro il 2035 e il 15% entro il 2040.

Inoltre sono stati fissati specifici obiettivi di diminuzione del packaging in plastica, 10% entro il 2030, 15% entro il 2035 e 20% entro il 2040.

Obiettivi importanti, dove però la centralità del “riuso” sembra in parte snaturata per mantenere quel “riciclo” che chiedeva l’Italia.

Grazie all’approvazione dell’emendamento “che esenta al riuso degli imballaggi gli Stati membri che abbiano raggiunto una percentuale di riciclo pari all’85%” infatti nel nostro Paese, come in altri, continueranno a esistere molte confezioni, soprattutto quelle alimentari, così come le abbiamo conosciute finora.

Ok all’insalata in busta, addio a certi monouso

Importante è poi anche la modifica a quello che inizialmente doveva essere il cosiddetto “divieto” per le buste d’insalata, a esempio.

L‘insalata in busta, i pomodori e tutta quella frutta e verdura contenuta in imballaggi per un peso inferiore a 1,5 kg che inizialmente dovevano essere eliminati, non verranno infatti toccati.

In generale rimane il principio di favorire il riuso e di stabilire i requisiti per l’intero ciclo di vita dell’imballaggio dalle materie prime allo smaltimento finale, così come aumentano i divieti per le cosiddette “sostanze chimiche per sempre” a contatto con gli alimenti, come i Pfas.

Sarà poi vietata la vendita di sacchetti di plastica molto leggeri, quelli inferiori a 15 micron, ma solo se non necessari per motivi igienici o forniti come imballaggio primario per alimenti sfusi.

Nei ristoranti e take away si continueranno a vendere bevande e cibi ma i locali dovranno comunque garantire ai consumatori la possibilità di portare e utilizzare il proprio contenitore personale da casa.

Addio invece a bustine per salse o altri condimenti alimenti e monouso “non essenziali” di piccole dimensioni, come per esempio flaconi per shampoo, saponette, creme per le mani e i prodotti vari da toilette, mentre negli aeroporti non vedremo più le pellicole termoretraibili per sigillare le valigie.

Tutelate per ora dal nuovo regolamento saranno invece le bioplastiche totalmente compostabili e biodegradabili.

I vari Paesi dovranno comunque garantire una raccolta differenziata del 90% dei materiali contenuti negli imballaggi (plastica, legno, metalli ferrosi, alluminio, vetro, carta e cartone) entro il 2029.

Salvi anche i vini, spumanti, spiriti o amari che vengono esentati dalle nuove regole, così come specifici imballaggi alimentari in legno (i contenitori per formaggi a esempio) o cera.

Mantenuta anche la possibilità di impiegare imballaggi di cartone per i grandi elettrodomestici che prima doveva essere eliminata.

Per l’Italia, ovviamente, così come è stato approvato il testo è una vittoria. Soddisfatti a esempio i ministri Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente) e Adolfo Urso (Imprese), così come le associazioni di categoria.

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