Ambiente

Elon Musk e la svolta anti-green

Il miliardario americano, un tempo favorevole alle soluzioni eco-sostenibili, ha presto iniziato (e continuato) a dar spazio ai negazionisti della crisi climatica
Credit: Angga Budhiyanto/ZUMA Press Wire   

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22 novembre 2023 Aggiornato alle 07:00

Nell’ultimo anno le azioni e le dichiarazioni di Elon Musk, soprattutto dopo l’acquisizione del social network Twitter ri-denominato X, hanno suscitato notevoli polemiche nel campo scientifico-ambientalista.

Fino a pochi anni fa il miliardario americano, attualmente l’uomo più ricco del Pianeta, veniva elogiato per i suoi investimenti nel settore industriale dei veicoli elettrici e per il suo supporto all’innovazione green-tech.

Più volte Musk aveva sottolineato la necessità di accelerare la transizione energetica, con la sostituzione dei motori diesel/benzina e la piena diffusione delle fonti rinnovabili su scala globale. Nel 2020 aveva pure annunciato di condurre una vita più spartana e di essere favorevole a una tassa sulle emissioni di gas alteranti.

Ma allo stesso tempo, a fianco di questa posizione a favore della transizione eco-sostenibile, Musk ha sviluppato nel corso del tempo un impero tecnologico-industriale molto diversificato e poco compatibile con i piani di mitigazione ambientale.

A partire dalla società SpaceX, che con i suoi programmi spaziali causa un elevato inquinamento: «Musk è una figura complicata. Da un lato ha svolto un ruolo fondamentale nel rendere popolari i veicoli elettrici e lo stoccaggio delle batterie con Tesla, dall’altro sta portando avanti missioni spaziali che creano un’enorme quantità di inquinamento. Anche i jet privati utilizzano molti combustibili fossili, quindi lui stesso rientrerebbe nella categoria dei super-emettitori», ha sottolineato Jared Star, uno scienziato della sostenibilità della University of Massachusetts.

Il 10% più ricco della popolazione statunitense è responsabile del 40% dell’inquinamento ambientale degli Usa e Musk ha dato il suo contributo personale con circa 200 voli, effettuati tramite il suo jet privato dal mese di ottobre dell’anno scorso.

Questi continui spostamenti hanno comportato un rilascio di 2500 tonnellate di gas alteranti, che superano in maniera abnorme le emissioni inquinanti annuali di una famiglia media americana, pari a circa 50 tonnellate. Di fronte alle accuse dei gruppi ambientalisti, il miliardario ha rimarcato la necessità dell’aereo privato per seguire i suoi business planetari.

Un’altra grave problematica è emersa con la nuova gestione del social media X, che ha visto un aumento dei post negazionisti sulla crisi climatica e l’intervento diretto di Elon Musk a supporto di politici estremamente scettici, come il candidato repubblicano Vivek Ramaswamy che ha definito la crisi climatica una bufala.

Negli ultimi mesi il social network ha dato un rilevante spazio ai politici di estrema destra che negano la crisi in corso o la ridimensionano per favorire il settore Oil & Gas. La professoressa e climatologa Katharine Hayhoe ha evidenziato un peggioramento delle discussioni online: «Come scienziata del clima, il blocco è l’unica cosa che rende possibile il mio impegno qui su Twitter/X. Ogni giorno ricevo commenti che vanno dal dispregiativo al decisamente osceno. Da ottobre, i miei tweet possono attirare migliaia di troll (persone reali) e bot (non reali)».

Infine è stata posta più volte la questione delle concentrazione di potere nelle mani di pochi miliardari americani: «È tutto così antidemocratico: queste persone pensano di potersi comportare come vogliono perché hanno soldi e potere», ha affermato la ricercatrice Beatriz Barros dell’Indiana University.

Per alcuni Elon Musk è diventato uno dei massimi simboli delle contraddizioni e delle ambiguità del capitalismo moderno, che da una parte persegue uno sviluppo industriale ostile all’ambiente e fautore della crisi climatica, mentre dall’altra promette la transizione eco-sostenibile.

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