Economia

Ma perché non fai un figlio?

Nonostante si dia tutta la colpa alle donne o ai giovani, svogliati e viziati, i motivi sono ben altri: perché i bambini costano e (soprattutto) perché riprodursi non è un obbligo
Credit: Bethany Beck
Azzurra Rinaldi
Azzurra Rinaldi economista
Tempo di lettura 5 min lettura
14 novembre 2023 Aggiornato alle 06:30

Dunque, io ho quasi 46 anni, mi porto appresso 3 figlie e ancora oggi, alcune persone mi chiedono: “e il quarto?”. Molti intendono (e lo verbalizzano pure) che dovremmo tentare la lotteria del maschio e vedere se almeno questa volta saremo fortunati (poi dice che non esiste più il patriarcato).

Ma la verità è che i figli costano. Che il nostro è un Paese nel quale le famiglie fanno fatica. E in cui la decisione di riprodursi è rimandata sempre più avanti nell’età (tanto che, a volte, si rimanda talmente tanto che alla fine si rinuncia).

Partiamo da un presupposto: riprodursi non è necessario e meno che mai obbligatorio. Sul Pianeta terra siamo già in troppi e facciamo per lo più danni. Ma se proprio avete questo desiderio di riprodursi, ci sono un paio di cose che dovresti sapere.

Non si fanno più figli



In Italia siamo in inverno demografico e questo ormai ce lo sentiamo ripetere quasi ogni giorno. Nel nostro Paese, non si fanno abbastanza figli. Per un principio matematico elementare, ogni coppia di genitori dovrebbe avere un minimo di 2 figli, quantomeno per soddisfare il tasso di sostituzione (quando i 2 genitori passeranno a miglior vita, lasceranno sulla terra due persone in propria sostituzione).

Peccato che nel nostro Paese questa condizione minima non venga più soddisfatta da anni. Anzi, nel periodo compreso tra gennaio a giugno di quest’anno, le nascite sono calate di un ulteriore 2% rispetto allo stesso periodo del 2022 (e parliamo di 3.500 nati in meno).

Certo, il tasso di fertilità si sta abbassando da decenni, nei Paesi più ricchi. Secondo Eurostat, le donne italiane hanno il primo figlio a 31,6 anni in media e questo abbatte la possibilità di avere più figli. Ma bisogna anche sottolineare che in Italia il tasso di fertilità è particolarmente basso ed è forse segno che qualcosa non sta funzionando. Strutturalmente.

Fare figli costa

Secondo i più recenti dati Istat sui consumi riferiti al 2022, avere un figlio costa in media 414 euro al mese. Il secondo figlio aggiunge ulteriori 172 euro, sempre al mese. Già i figli portano ad aumentare il volume delle spese. Il quadro poi peggiora anche a causa dell’inflazione. Infatti, rispetto al 2019, la spesa media mensile delle famiglie che hanno un solo figlio è aumentata del 7,4%.

Diamo ancora qualche numero: se la spesa media mensile di una coppia senza figli ammonta a 2.836 euro, con un figlio si arriva a 3.249, con due figli a 3.4221, con 3 figli a 3.649.

Insomma, una famiglia con 3 figli spende, in media, 814 euro in più al mese, rispetto a una coppia che di figli non ne ha. Aggiungiamo qualche altro dato per avere un quadro più chiaro. Negli ultimi 30 anni, il salario medio in Italia non solo non è aumentato, ma si è perfino ridotto del 2,9%.

Un’ulteriore riflessione: circa metà delle donne italiane non lavora. Quindi, una famiglia monoreddito, come potrebbe (alla luce dei dati che abbiamo visto) permettersi di avere anche solo un figlio, immaginatevi 2, figuriamoci 3?

Chi è responsabile della denatalità?

Sul perché tutto questo stia avvenendo, si leggono le spiegazioni più disparate, più o meno ancorate a dati scientifici. In generale, la narrazione in questo Paese è spropositatamente incentrata sulla pigrizia delle donne: le italiane non vogliono figli, preferiscono gli aperitivi, stentano a dare il proprio contributo (ma come se poi questi figli li avessimo per partenogenesi…). In seconda battuta, la responsabilità si dà ai giovani che, si sa, sono viziati, svogliati e rifuggono dai sacrifici.

Non stupirà che, in un Paese come questo, appena possono donne e giovani se ne vadano: secondo le ultime stime, contenute nel Rapporto Italiani nel mondo 2023 della Fondazione Migrantes, nel corso degli ultimi 18 anni, il numero degli italiani che vivono all’estero è aumentato del 91%. Nel dettaglio, dal 2006 le donne che sono espatriate sono aumentate del 99,3% e oggi rappresentano il 48,2% del totale delle persone residenti all’estero. E chi altro lascia il Paese? Non a caso, le persone giovani, che costituiscono il 44% degli 82.000 espatriati nel 2022.

E questa narrazione piagnona e fuorviante non coglie i contorni del fenomeno e ci allontana dalla lucidità necessaria per mettere in campo azioni efficaci. A questo Paese servono le strutture per l’infanzia. In Calabria, ci sono circa 11 posti in asilo nido per ogni 100 bambini di età compresa tra 0 e 2 anni.

Dalla Calabria e dal sud Italia tutto osserviamo il maggiore esodo di donne e giovani, di capitale umano formato e che potrebbe (in condizioni diverse) rimanere nel territorio a produrre ricchezza. E che, se ci fossero le infrastrutture per le famiglie, potrebbe perfino decidere di riprodursi.

I temi sono tutti molto collegati. Voler vedere solo una parte del problema o volersi dare spiegazioni fantasiose che con il disagio soprattutto economico delle persone giovani di questo paese non hanno nulla a che fare solleverà certo qualche coscienza, ma rischia di non essere di nessuna utilità.

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