Ambiente

Cattura CO2: nel 2025 sarà pronto l’impianto più grande al mondo

La struttura, che sorgerà nella contea di Ector (Texas), verrà finanziata dalla Occidental Petroleum. Gli attivisti per il clima sostengono che il progetto non sia sufficiente, ma solo un’operazione di greenwashing
Credit: Oxy 
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14 novembre 2023 Aggiornato alle 10:00

Nel Texas occidentale, in un terreno della contea di Ector, a giugno scorso sono iniziati i lavori per la grande struttura che catturerà anidride carbonica dall’atmosfera. L’impianto, che quando entrerà in funzione nel 2025 sarà il più grande del mondo, è sostenuto direttamente dal presidente Usa Biden e finanziato dalla Occidental Petroleum - OXY, che un paio di mesi fa ha acquistato la Carbon Engineering per 1,1 miliardi di dollari: la società canadese, fondata dal professore di Harvard David Keith, ha sviluppato il sistema di cattura dell’anidride carbonica.

Il progetto in Texas, che si chiama Stratos, funzionerà rimuovendo anidride carbonica dall’atmosfera (Direct Air Capture – DAC): l’aria verrà risucchiata grazie ad alcune ventole in un ambiente in cui appositi filtri tratterranno le molecole di anidride carbonica; l’aria, poi, ripulita dalla CO2, verrà reimmessa in atmosfera, mentre l’anidride carbonica e il carbonio, una volta depurata, potrà essere immagazzinata per altri scopi.

Le circa 500.000 tonnellate di CO2 che saranno catturate in Texas saranno invece iniettate nelle formazioni rocciose sotterranee. Nel mondo solo 18 strutture sono in grado di immagazzinare il residuo nel sottosuolo e questi impianti catturano meno di 10.000 tonnellate di CO2 l’anno: gli attivisti sottolineano come questo sia pari all’impronta di carbonio di poche centinaia di americani.

Lori Guetre, vicepresidente di Carbon Engineering, ha paragonato la costruzione del sito texano alla missione lunare Apollo 13, aggiungendo che «in questi tempi la Terra ha delle serie complicazioni e ha bisogno delle menti più brillanti. (…) Il mondo ci guarda e conta su di noi. La volontà del team di superare la crisi è silenziosa, costante e incrollabile».

Infatti, il progetto Stratos è pioneristico ma l’amministrazione Biden prevede un investimento di 3,5 miliardi di dollari per promuovere la nascita di un mercato per il carbonio, che sarà «cruciale per affrontare il cambiamento climatico», per usare le parole del segretario all’Energia degli Stati Uniti Jennifer Granholm.

Gli attivisti per il clima sono fortemente contrari a Stratos: dal loro punto di vista è un progetto che potrebbe fare molto poco rispetto all’obiettivo urgente di ridurre le emissioni; per loro è uno stratagemma dell’industria dei combustibili fossili per continuare a inquinare sfruttando soldi pubblici, una vera e propria operazione di grennwashing.

In effetti, Vicki Hollub, amministratore delegato di Occidental Petroleum, sembra (tra le righe) aver dato ragione agli ambientalisti quando nel marzo scorso, parlando della DAC , ha dichiarato «che la nostra tecnologia di acquisizione diretta sarà la tecnologia che aiuterà a preservare il nostro settore nel tempo». Insomma un lasciapassare che «dà al nostro settore la licenza per continuare a operare per i 60, 70, 80 anni che io penso saranno assolutamente necessari».

In più la società Occidental venderà le quote di carbonio che riuscirà a sottrarre con il sistema DAC e utilizzerà la CO2 per “iniettarla” nelle formazioni rocciose così da rimuovere gas e petrolio per ulteriori estrazioni, quella che in gergo tecnico si definisce “trappola geologica”, dove il deposito può restare per centinaia di anni.

Jonathan Foley, direttore esecutivo di Project Drawdorn, la cui missione è aiutare il mondo a fermare il cambiamento climatico nel modo più rapido, sicuro ed equo possibile, promuovendo soluzioni e strategie climatiche efficaci e basate sulla scienza, ha risposto dichiarando che: «pagheremo una compagnia petrolifera per estrarre la spazzatura dal terreno e poi la pagheremo per rimetterne un po’ dentro: è ovvio che questa non è una soluzione climatica».

Ma non solo, Foley ha criticato aspramente l’amministrazione Biden che ha finanziato compagnie petrolifere con denaro pubblico: «Quando si tratta di concedere finanziamenti alle grandi industrie per cose che non sono mai state dimostrate su larga scala, all’improvviso ci sono molti soldi per farlo (…) Ho già visto questo film molte volte. Ciò rientra chiaramente nelle grandi regole del petrolio, e sovvenzionarlo con denaro pubblico è una follia (…) è un enorme esercizio di greenwashing e ci stiamo cascando».

L’azienda petrolifera statunitense Occidental Petroleum non è nuova a questi “esperimenti” per il Pianeta. Infatti, a inizio 2022 Oxy ha svenduto uno dei suoi più grandi impianti per la cattura di CO2 a causa (così ha spiegato l’azienda) degli alti costi di gestione e della bassa resa del sistema.

C’è da dire che l’impianto messo in vendita utilizzava la tecnologia CCS – Carbon Capture and Storage: l’anidride carbonica viene catturata direttamente dai cicli industriali per essere poi riutilizzata o stoccata.

Il progetto svenduto, costato 800 milioni di dollari solo per la costruzioni e venduto intorno ai 200 milioni, era stato avviato nel 2008 e si chiamava Century: prevedeva la costruzione di un enorme impianto capace di separare la CO2 estratta insieme al gas naturale di un giacimento, sempre in Texas, in modo poi da poterla utilizzare per l’estrazione di altri idrocarburi.

La svendita è stata scoperta da un’inchiesta di Bloomberg che ha analizzato la documentazione fiscale della società che non aveva dato annunci di questa operazione. Il mega impianto tra il 2018 e il 2022 aveva sottratto meno di 800.000 tonnellate di anidride carbonica l’anno, meno del 10% di quanto inizialmente previsto.

La grande opportunità, accolta con grande entusiasmo, che il progetto Century mostrava non solo per l’azienda, ma anche per il Pianeta intero, visto che si riteneva avrebbe dovuto ridurre drasticamente le emissioni di CO2 legate alle attività estrattive, sono stati messi da parte al prezzo di 200 milioni di dollari.

Ora che sul piatto della bilancia ci sono 3,5 miliardi di dollari pubblici conviene tornare a credere nella tecnologia per sbarazzarsi dell’odiata anidride carbonica.

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