Economia

Art bonus: raccolti 100 milioni l’anno

La misura prevede un’agevolazione fiscale al 65% sul credito di imposta per persone o enti che effettuano donazioni a sostegno di beni pubblici. In 8 anni sono stati effettuati 6.000 interventi di restauro o manutenzione
Credit: Visuals 
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16 novembre 2023 Aggiornato alle 07:00

Donare il proprio denaro a sostegno di beni culturali pubblici e di Istituti o luoghi che promuovono la cultura fa risparmiare sulle tasse. L’Art bonus, introdotto con la legge 106/2014, garantisce a chi effettua erogazioni liberali importanti benefici fiscali sotto forma di credito di imposta, oltre che un riconoscimento pubblico per il mecenatismo a favore della collettività.

La legge sulle Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo prevede un’agevolazione fiscale al 65% per i donatori sul credito di imposta, fissato a un tetto massimo pari al 15% del reddito per persone o enti che non svolgono un’attività commerciale; per quest’ultime, invece, non può superare il 5 per mille dei ricavi annui.

Si tratta di un bonus che sta riscontrando un grande interesse e che aiuta il nostro Paese a valorizzare i propri beni culturali. Infatti, negli ultimi 8 anni, il numero di cittadini, manager di imprese e di enti non commerciali che ha dato il proprio contributo economico ha toccato quota 35.000 con erogazioni annue di circa 100 milioni di euro. Grazie ai quasi 800 milioni raccolti, è stato possibile realizzare circa 6.000 interventi, che comprendono restauri o manutenzione dei beni culturali pubblici, il sostegno a luoghi della cultura (musei, biblioteche, fondazioni lirico-sinfoniche, teatri e parchi archeologi) e la realizzazione o il restauro di strutture per lo spettacolo (sono escluse dal bonus le donazioni indirizzate a beni culturali privati ed ecclesiastici, oltre che quelle per erogazioni precedenti al 2014).

«Lo Stato - spiega il presidente della Fondazione Sicilia, Raffaele Bonsignore - non può sostenere un patrimonio culturale così infinito come quello italiano e in questo modo il privato che interviene in ausilio del pubblico ha un ritorno importante grazie al credito di imposta. Un’opportunità per conservare il valore aggiunto del nostro Paese».

Sempre più attori, dunque, stanno partecipando all’iniziativa statale sia per le agevolazioni che per il contributo alla comunità e ai visitatori che permette di migliorare il patrimonio artistico e rendere più attrattivo il turismo culturale.

«Le iniziative – spiega Carolina Botti, direttrice di Ales spa (società in house del ministero della Cultura che gestisce e promuove l’Art bonus) - si sono moltiplicate: dagli ambasciatori delle istituzioni musicali agli affiancamenti nella realizzazione di progetti. Ci sono raccolte che coinvolgono i cittadini, magari con piccole somme ciascuno, ma che hanno un grande valore culturale perché li rendono protagonisti di azioni di sensibilizzazione. Si sta intensificando un approccio consapevole e professionale al fundraising da parte dei beneficiari che permette agli enti pubblici anche di fare formazione e migliorare la propria comunicazione, spingendo poi più persone a diventare mecenati e donare. Ci sono territori più favoriti dalla maggiore presenza di fondazioni bancarie o di realtà imprenditoriali, ma abbiamo notato che in tutti i luoghi si attivano energie. La differenza la fanno la determinazione e la capacità di creare coinvolgimento fra i cittadini».

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