Ambiente

L’Italia è campione di riciclo ma fatica a spingere sulle rinnovabili

Il rapporto Greenitaly2023 di Fondazione Symbola racconta un Paese in cui crescono i green jobs e sempre più aziende investono sul verde e l’economia circolare. Ma sulle energie pulite non teniamo il passo Ue
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Justin Sullivan/Instagram.com  

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2 novembre 2023 Aggiornato alle 17:00

Siamo bravi a riciclare, crediamo nella sostenibilità a livello aziendale, ma non spingiamo abbastanza su un futuro a energia rinnovabile.

Il rapporto Greenitaly 2023 appena presentato da Fondazione Symbola e Unioncamere ci racconta un’Italia fatta più di pregi che di difetti, in termini di attenzione per esempio al riciclo e all’economia circolare.

Il nostro Paese, spiega il rapporto, nel 2022 ha riciclato l’83,4% della totalità dei rifiuti (urbani e speciali), primeggiando in Europa.

Il nostro tasso di riciclo è di oltre 30 punti sopra la media della Ue (52,6%) e l’Italia è decisamente più avanti rispetto a esempio a Francia (64,4%), Germania (70%) o Spagna (59,8%).

Inoltre siamo uno dei pochi Paesi europei che dal 2010 al 2020 ha migliorato le sue prestazioni: +10 punti percentuali, contro una media Ue di 6 punti. Bene, per esempio, il recupero della carta, ma anche della plastica, ricordano i consorzi che hanno collaborato al report.

Uno dei dati più interessanti è poi relativo alle imprese: sono 510.000, decisamente tante, quelle che negli ultimi cinque anni hanno investito nella green economy.

Investimenti che nel tempo hanno portato a 3,2 milioni di green jobs o professioni legate alla sostenibilità, con il 13,9% degli occupati (3.222 unità).

Nel quinquennio 2018-2022 le oltre 500.000 imprese che hanno effettuato eco-investimenti sono risultate pari al 35,1% del totale, ovvero più di 1 su 3.

Se si osserva la crescita dal punto di vista “contrattuale” il report Greenitaly ci ricorda poi come “nel 2022 i contratti attivati di queste figure sono stati pari a 1.816.120, il 35,1% dei contratti totali previsti nell’anno (circa 5,2 milioni), con un incremento di 215.660 unità rispetto alla precedente rilevazione”.

Ormai nell’oltre 80% delle richieste di competenze nel mondo del lavoro, c’è un minimo di “cultura green” e le aree aziendali che più spingono su questo sono quelle di progettazione e sviluppo (incidenza 87%), logistica (81,7%) e marketing e comunicazione (79,2%).

A livello di contratti green, Symbola ricorda che è il Nord-Ovest l’area con maggior numero di attivazioni (+13,5% rispetto all’anno precedente), ma tassi significativi di crescita si registrano anche al Centro (+15.9%), mentre il Sud cresce un po’ meno.

Delle varie regioni è sempre la Lombardia a guidare, anche a livello di lavoro, la rivoluzione verde: “Si tratta della regione più dinamica, con 421.170 nuovi contratti green jobs attesi nel 2022 (in crescita del 14,7% rispetto al 2021), primato che possiede non soltanto in termini assoluti ma anche relativi (l’incidenza dei green jobs sul totale delle attivazioni previste nella regione è del 40,8%)”, si legge nel rapporto.

Bene anche Veneto, Emilia Romagna e Lazio.

Infine, a livello provinciale, è ancora Milano ai primi posti e “nel 2022 segna il maggior numero di attivazioni green (186.360 contratti attesi, pari al 10,3% del totale dei contratti green jobs su scala nazionale e al 41% del totale delle attivazioni previste nella provincia)”.

Risultati positivi anche per Torino, Roma e Napoli, ma a stupire in termini di incidenza dei nuovi contratti green jobs sul totale dei nuovi contratti della provincia sono “i valori più elevati che si registrano nelle province di Piacenza (52,2%), Caltanissetta (48,5%), Lodi (46,4%) e Frosinone (45,2%)”.

Se da un lato mondo del lavoro e dell’economia circolare mostrano dati davvero incoraggianti, dall’altro il nostro Paese secondo il rapporto Symbola arranca però ancora a livello di energie rinnovabili, troppo spesso ostacolate dalla burocrazia.

Andrea Prete, presidente Unioncamere, spiega infatti che “non sempre le nostre imprese sono messe nelle condizioni di operare al loro meglio. È il caso del tema delle energie rinnovabili, fondamentali per una riduzione delle importazioni di energia del nostro Paese e per una stabilizzazione dei prezzi, la cui crescita è spesso rallentata da ostacoli burocratici: nel 2022 è stata installata una potenza da fonti rinnovabili pari a 3 GW, contro gli 11 della Germania e i 6 della Spagna, un dato lontano dal target di circa 8-9 GW all’anno da installare entro il 2030”.

Come chiosa Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, «accelerare gli investimenti nella transizione verde e nelle energie rinnovabili aumenta la stabilità finanziaria come dimostrano gli studi della Bce e della Banca D’Italia, dà forza al made in Italy, riduce i costi a medio termine per famiglie e imprese, rafforza la nostra indipendenza energetica. Siamo una superpotenza europea dell’economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro. Nel rapporto GreenItaly si legge un’Italia che va verso un’economia più a misura d’uomo che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori».

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