Diritti

La sola colpa di essere nati

Il conflitto tra Hamas e Israele ci pone di fronte ad atrocità indicibili, ricordandoci al contempo che esiste differenza tra uno Stato e la sua popolazione ed esservi nati non può essere una colpa
Credit: Via newarab.com 
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19 novembre 2023 Aggiornato alle 06:30

In questi giorni assistiamo di nuovo allo spettacolo osceno di un mondo impazzito che inneggia alla violenza contro persone che altra colpa non hanno se non di essere nate.

E queste parole mi fanno pensare al libro La sola colpa di essere nati di Gherardo Colombo e Liliana Segre e a quest’ultima che tante volte le ha pronunciate nelle sue apparizioni pubbliche.

Ma penso anche a Leone Ginzburg, imprigionato a Regina Coeli durante il secondo conflitto mondiale. Uscito dalla stanza degli interrogatori, con il volto tumefatto per le violenze subite dai nazisti, disse a un altro detenuto, Sandro Pertini, le seguenti parole: «Guai a noi se domani non sapremo dimenticare le nostre sofferenze, guai se nella nostra condanna investiremo tutto il popolo tedesco».

Nel medioevo della ragione, che il nazismo rappresentava, un uomo offeso nel proprio corpo e nella mente dalla barbaria che lo avrebbe condotto alla morte per le torture subite, sapeva distinguere tra individui e collettività, negando l’equazione che spesso fa coincidere virtù, vizi e peccati con l’appartenenza a un popolo, come se gli uomini fossero creati con uno stampo, tutti a immagine e somiglianza non di un Dio, ma dell’uomo o degli uomini in quel momento al potere.

No – aveva ragione Ginzburg - i nazisti non erano la Germania. Sulla base di un folle odio cieco, i nazisti riuscirono a perpetrare le più grandi atrocità, sino a convincere padri di bambini a uccidere altri bambini.

Ai nostri giorni l’atroce esecuzione dei bambini israeliani è la cruda e concreta testimonianza che la storia può ripetersi, le manifestazioni contro Israele che spesso sfociano nell’antisemitismo, ci insegnano che il medioevo della ragione non è distante da noi.

Nello stesso tempo, le parole di Ginzburg ci impongono di ricordare che i pochi non coincidono con i molti, che non esiste un’equivalenza Palestina-Hamas e che i civili devono essere sempre rispettati, siano essi bambini, donne, anziani o semplicemente uomini, perché non vi può essere colpa nel semplice fatto di essere nati.

Il mio è un invito alla ragione e al sapere distinguere, al seguire il monito di chi la sofferenza la ha subita sulla propria carne e sulla propria vita, un invito a condannare chi ha compiuto e compie crimini, senza generalizzare.

E proprio in questi giorni, a breve, ricorre l’anniversario della morte di una poetessa e soldata: l’ungherese Hannah Szenez. In pochi la conoscono ma alcuni dei suoi versi, tratti dalla poesia Towards Caesarea, sono stati utilizzati nel film Schindler’s List.

Hannah, ebrea ed espatriata in Palestina, si fece soldata nell’esercito britannico e passò tre mesi con i partigiani titini nell’ex Jugoslavia, con l’intento di portare aiuto agli ebrei ungheresi. Una volta entrata in Ungheria, fu catturata e torturata ma non fornì informazioni e non chiese clemenza, fu fucilata il 7 novembre 1944.

Aveva 23 anni ma parafrasando Guccini nella Ballata degli annegati, “per me lei avrà sempre vent’anni”. Un verso, tra gli altri suoi, colpisce: “Fortunato il fiammifero consumato per accendere la fiamma”.

Lei si contrappose con la propria vita alla barbarie della ragione di quell’assurdità che fu il nazismo, noi tutti dovremmo trarne esempio perché non esiste colpa nell’essere nati, ovunque e da chiunque si sia nati.

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