Economia

Innovazione: il Sud investe molto più del resto d’Italia

Il report del centro studi Srm evidenzia una maggiore propensione all’investimento nelle imprese manifatturiere del Mezzogiorno, soprattutto su digitale e sostenibilità
Credit: Pavel Danilyuk  

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16 ottobre 2023 Aggiornato alle 12:00

Arrivato ormai alla sua terza edizione, l’Osservatorio Ripresa e Resilienza nel Mezzogiorno: sfide e opportunità per le imprese manifatturiere curato da Srm, centro studi collegato al Gruppo Intesa SanPaolo specializzato nell’analisi delle filiere produttive e del turismo, evidenzia un generale rallentamento degli investimenti in tutto il Paese.

L’indagine si focalizza sulle attività economiche delle imprese manifatturiere con almeno 10 dipendenti, occupate dunque nella trasformazione delle materie prime in prodotti destinati al consumo (alimentari, abbigliamento, metallurgia ecc.).

E, in linea con le edizioni precedenti, continua a scontare la grave incertezza provocata dalla guerra in Ucraina, gli strascichi della pandemia e una politica economica europea restrittiva con tassi di interesse in rialzo, ancora molto pesanti nelle decisioni di investimento delle imprese.

Su un campione di 700 imprese manifatturiere nazionali, il Sud (circa 300 società) registra un calo di 6 punti percentuali rispetto alle edizioni precedenti, ma con la sua quota del 43% di imprese investitrici si piazza comunque in cima alla classifica, superando anche il dato medio italiano del 40%.

Un successo da cui emerge l’ottima capacità del settore manifatturiero del Mezzogiorno nel rispondere agli shock che hanno interessato l’intero sistema produttivo, dalla domanda fino ai mercati di sbocco, e che sottolinea un’alta propensione agli investimenti rivolti a tantissimi ambiti economici.

Tra questi spiccano soprattutto quelli più innovativi e tecnologici come il digitale, dove le imprese meridionali investono il 38,8% delle loro risorse, contro il 37,2% del resto del Paese.

In crescita anche l’attenzione a bioeconomia, sostenibilità e green, da cui si attende una crescita media nel prossimo triennio pari al 10,1% solo nel Sud, e del 7,4% in tutta Italia.

In aumento anche gli investimenti in formazione e ricerca, stimati al 7% medio nazionale contro il 9,2% del Mezzogiorno, nonostante un lieve calo rispetto al 2022.

Una vivacità mossa dal desiderio di recuperare terreno e competitività che si evince anche dalla crescita del 3% di industrie del sud partecipanti ai progetti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che assegna all’Italia meridionale il 40% di tutte le risorse (pari a circa 82 miliardi di euro).

Così come suscitano grande interesse le iniziative rivolte alle Zes - Zone Economiche Speciali - istituite in varie regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia) per attrarre investimenti, sviluppare infrastrutture e stimolare nuove imprese, dalle micro fino alle più grandi, attraverso operazioni di semplificazione amministrativa, snellimento procedurale e agevolazioni fiscali. Un tema di cui il 50% di imprese meridionali si dichiara molto o abbastanza informato (contro il 37% nel resto d’Italia).

Grande attenzione anche all’internazionalizzazione, in termini non solo di fornitura ma soprattutto di esportazioni.

Due terzi dell’industria manifatturiera meridionale - specialmente se legata al settore alimentare - vede nell’export una considerevole fetta di ricavi: il 53% delle imprese infatti deriva dai mercati esteri almeno il 20% del fatturato e per il 24% il fatturato estero supera addirittura il 50%.

La grande propensione all’investimento che caratterizza il Mezzogiorno si riscontra anche nei precedenti report curati da Srm, come per esempio l’ultima edizione del Panorama economico di mezz’estate del Mezzogiorno pubblicata questo agosto, dove il 58% delle aziende del manifatturiero del Sud si dichiarano pronte a scommettere sul digitale e sulle nuove tecnologie nei prossimi anni, a fronte del 52% della media nazionale.

A traghettare la spinta all’innovazione ci sono più di 15mila piccole e medie imprese innovative e startup (cresciute del 51,5% in sei anni) insieme al più alto tasso di imprenditorialità giovanile, pari al 9,4% contro l’8,1% del resto d’Italia. Un contributo rilevante e significativo alla crescita economica di tutto il Paese, grazie al coraggio di chi vuole rendere il Sud un potente motore di innovazione.

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