Diritti

Come combattere l’ansia da conversazioni “difficili”?

Intervenire in un dibattito, esprimere la propria opinione, parlare di questioni private: quante volte ci siamo sentiti vulnerabili in queste situazioni? La mediazione sembra essere la chiave
Credit: Anete Lusina 
Tempo di lettura 4 min lettura
1 novembre 2023 Aggiornato alle 15:00

Che sia una delicata questione familiare, un dibattito, un discorso lavorativo o un semplice confronto tra amici, le conversazioni “difficili” possono generare una voragine di ansia e di paura. Ci sentiamo anche fin troppo fragili, perseguitati dall’esasperato bisogno di avere ragione; oppure pensiamo di non essere all’altezza di sostenere discorsi di un certo calibro. Ci preoccupiamo drasticamente sulle questioni in gioco e temiamo che la relazione possa essere danneggiata.

Un punto di partenza per fronteggiare tutto quel che si qualifica come “difficile” o “delicato” è prendere consapevolezza che, finché continueremo a interagire con altri esseri umani, ci saranno sempre differenze, disaccordi, speranze e paure che daranno origine a conversazioni di questo tipo. Pertanto, come riportato dal Washington Post, è bene valutare quali tecniche e strumenti possono aiutarci a ridurre l’agitazione, aumentando le possibilità di rendere la conversazione produttiva.

Pensieri collegati all’ansia possono sorgere quando iniziamo a pensare alle conversazione in termini di “consegna” di un messaggio: solo così, una volta “recapitato” il messaggio stesso, ci convinciamo di aver portato “a termine il lavoro”. Per esempio, può capitare di discutere con un membro della famiglia su questioni politiche, sentendo l’incessante bisogno di condividere la propria opinione per convincere l’altro di avere torto.

Il punto è che questo modello di “consegna” dei messaggi risulta piuttosto difettoso; questo perché a volte siamo più ossessionati dall’enunciare il problema con una soluzione implicita, anziché comprendere come l’altra persona vede le cose o perché adotta determinati atteggiamenti. Conversazioni di questo tipo presentano 2 interlocutori e nessun ascoltatore.

La discussioni di apprendimento bidirezionale

Fare domande per comprendere il punto di vista dell’altro è il primo passo per tentare di tenere a bada quel crescente senso di ansia da conversazioni “difficili”; se la persona che abbiamo davanti nota la nostra attitudine all’ascolto, anche lei accoglierà più facilmente il nostro pensiero. Le conversazioni produttive sono quelle in cui le persone si sentono ascoltate, comprese e, idealmente, rispettate.

Se in ogni storia ci sono sempre 2 facce della medaglia, nelle nostre controversie mentali tendiamo a vedere i 2 lati come giusto e sbagliato. Così, iniziamo una conversazione “difficile” cercando di essere persuasivi per avere la ragione dalla nostra parte; un errore che porta il nostro interlocutore a rispondere difendendosi. Oppure, può anche succedere che secondo la nostra visione delle cose siamo noi la parte del torto, e finiamo per difenderci.

La strategia di mediazione

Ciò che a volte può fare la differenza è la presenza di una terza storia nascosta, quella raccontata da un mediatore o da un amico neutrale, il cui ruolo diventa assai complicato, soprattutto se le due parti pretendono di avere ragione.

In questo caso, la strategia dei mediatori è quella di eliminare il giudizio di valore dalla loro descrizione, lasciando un grande divario tra le due posizioni. Anziché interpretare un punto di vista come giusto o sbagliato, bisognerà prendere consapevolezza del fatto che ogni persona vede le cose in modo diverso e in base alle esperienze che ha vissuto.

Pertanto, invece che provare a persuadere l’altra persona a cambiare opinione, può essere funzionale delineare i contorni del disaccordo. L’obiettivo di ognuna di queste conversazioni è che ciascun interlocutore comprenda meglio l’altra; e ciò non significa auto-eliminare la propria opinione.

Avere una conversazione in cui si ascolti davvero l’altra persona non comporta rinunciare a nulla; però, anziché sovrastare il punto di vista altrui, sarà più utile definire i limiti in base alle considerazioni e alle aspettative dell’altra persona. Solo così sarà possibile trovare una soluzione reciprocamente soddisfacente, con meno ansia e paura.

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