Diritti

Immigrazione e sicurezza: le novità del decreto legge

Tra le disposizioni approvate dal Consiglio dei Ministri, anche la possibilità di effettuare rilievi antropometrici per identificare l’età dei giovani migranti (e capire se minorenni)
Credit: ANSA/CIRO FUSCO  

Mercoledì sera, il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge che introduce disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza.

“Il decreto - si legge sul sito del Governo - modifica la disciplina relativa alla procedura speciale di trattazione della richiesta di una domanda di protezione internazionale ‘reiterata’, nei casi in cui tale domanda sia ri-presentata dal richiedente nella fase di ‘concreta’ esecuzione di un provvedimento che ne comporterebbe l’allontanamento dal territorio nazionale”.

Nell’ambito del procedimento di riconoscimento della protezione internazionale, “si modifica la disciplina dell’allontanamento ingiustificato del richiedente dalle strutture di accoglienza e si prevede, in caso di suo allontanamento volontario, la sospensione dell’esame della domanda e la possibilità di richiederne la riapertura, per una sola volta, entro 12 mesi. Inoltre, si riduce da 12 a 9 mesi la sospensione della possibilità di espulsione e si introduce una particolare disciplina nel caso in cui lo straniero non si presenti per la verifica dell’identità dichiarata e per la formalizzazione della domanda”.

I minori stranieri non accompagnati

Per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati (Msna), nei casi in cui non si riescano a trattenere i bambini o gli adolescenti in strutture temporanee esclusivamente dedicate a loro, potranno rimanere (non oltre i 90 giorni) “in una specifica sezione dedicata nei centri e strutture diversi da quelli riservati ai minori”.

Non esistono ancora metodi infallibili per l’accertamento dell’età del minore; per questo, in caso di arrivi ”consistenti”, l’autorità di pubblica sicurezza può “disporre lo svolgimento di rilievi antropometrici o di altri accertamenti sanitari, anche radiografici, volti all’individuazione dell’età, dando immediata comunicazione alla procura della Repubblica presso il tribunale per la persona, la famiglia e i minorenni, che ne autorizza l’esecuzione”.

Stanziati 36 milioni di euro per i nuovi Cpr

È stata approvata anche l’apertura di nuovi Centri di Permanenza per il rimpatrio (Cpr).

I Cpr, istituiti nel 1998 con la legge Turco-Napolitano, sono centri di detenzione amministrativa destinati al rimpatrio delle persone migranti senza permesso di soggiorno. La legge di bilancio per il 2023 aveva già previsto nuovi fondi per il rafforzamento della rete dei centri; ora sono stati stanziati circa 36 milioni di euro per la creazione, nei prossimi 3 anni, di 206 nuovi posti in strutture detentive per persone straniere, a cui viene negato un regolare permesso di soggiorno in Italia. Di questi, 106 verranno ricavati dall’ampliamento di 2 strutture già esistenti.

Come si può evitare di entrare nei Cpr?

Il decreto 14 settembre 2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ha un capitolo dedicato a “Indicazione dell’importo e delle modalità di prestazione della garanzia finanziaria a carico dello straniero durante lo svolgimento della procedura per l’accertamento del diritto di accedere al territorio dello Stato”; a pagina 31, l’articolo 2, in merito ai “Criteri per la determinazione e per l’aggiornamento dell’importo della garanzia finanziaria”, spiega che “l’importo per la prestazione della garanzia finanziaria di cui all’art. 1 del presente decreto è individuato, per l’anno 2023, in euro 4.938,00. L’aggiornamento dell’importo è avviato a cadenza biennale, di seguito alla definizione del costo medio del rimpatrio”.

È stata dunque fissata una vera e propria cauzione della cifra di 4.938 euro, ritenuta sufficiente pergarantire allo straniero la disponibilità: di un alloggio adeguato sul territorio nazionale; della somma occorrente al rimpatrio; di mezzi di sussistenza minimi necessari, a persona”. La possibilità, dunque, solo per alcune persone migranti di versare una garanzia economica allo Stato, per evitare di attendere la risposta alla loro richiesta d’asilo in centri di detenzione amministrativa e di non entrare all’interno dei Cpr.

Le realtà associative contro i Cpr lanciano l’allarme

I membri del Tavolo Asilo e Immigrazione avevano già dato l’allarme sul decreto legge 1/2023. “Il Tai ritiene che l’Italia non abbia alcuna necessità di alimentare irregolarità ed emarginazione, ma che al contrario si debba concentrare sull’assicurare canali legali di accesso e sul garantire una maggiore tutela e inclusione a coloro che cercano protezione sul territorio nazionale ed europeo e fa pertanto appello al governo e al Parlamento affinché si fermi immediatamente qualsiasi tentativo di portare indietro l’orologio della storia e dei diritti, e chiede l’abrogazione del decreto legge 1/2023”, scrivevano.

Il sito del Progetto Melting Pot Europa fornisce il report di Silvia di Meo e Yasmine Accardo dell’organizzazione Mem.Med - Memoria Mediterranea,

Trattenere e umiliare: procedure hotspot a Porto Empedocle. Mem.Med si occupa di ricerca e identificazione delle persone disperse nel Mediterraneo, fornendo supporto legale e psico-sociale alle famiglie che cercano verità e giustizia; si occupa inoltre di “monitorare e denunciare le violenze della frontiera e di costruire una memoria collettiva su quanto accade alle due sponde del Mediterraneo”.

Dal rapporto emerge che “il rafforzamento a livello nazionale del sistema detentivo del Cpr, con nuove strutture e un periodo di trattenimento esteso a 18 mesi; l’introduzione di nuovi centri identificativi e di rimpatrio come Cpri a Modica, nella Sicilia orientale costituiscono la risposta europea e nazionale all’aumento degli arrivi dalla Tunisia e dalla Libia, due luoghi da cui le persone continuano a fuggire forzatamente, sopravvissute ai regimi che i governi europei continuano a finanziare”.

A Milano, le attiviste e gli attivisti della campagna Mai più lager, no ai Cpt, che si impegna da anni nel supporto delle persone migranti nel Centro di permanenza per i rimpatri di via Corelli e nella lotta per la sua chiusura, ha promosso un presidio per “imporre uno stop immediato alle politiche “sicurezza-immigrazione’”.

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