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Libraccio: «La cultura deve essere accessibile a tutti»

Carlotta Sanzogni, responsabile social della catena di negozi per la vendita di libri, ha raccontato a La Svolta i grandi cambiamenti vissuti dagli studenti negli ultimi 40 anni e l’importanza dei second hand books
Carlotta Sanzogni, Libraccio
Carlotta Sanzogni, Libraccio
Tempo di lettura 7 min lettura
13 ottobre 2023 Aggiornato alle 14:00

Sono passati 40 anni da quando Libraccio ha inaugurato la prima bancarella di libri usati nel 1979. Da quel momento, sono stati tanti i cambiamenti che hanno investito la scuola e la vita di studenti e studentesse: dall’eliminazione dell’esame alla fine della quinta elementare, all’introduzione del registro elettronico; dal ritorno dei libri second hand alla didattica a distanza, passando per l’introduzione di materiali sempre più interattivi grazie a Cd e Qr code.

Ma cosa hanno determinato questi cambiamenti nella vita di famiglie, studenti e studentesse? E come si sono adattate le aziende nel corso del tempo? La Svolta ne ha parlato con Carlotta Sanzogni, responsabile social di Libraccio.

Com’è cambiata la scuola in tutti questi anni? Come ha fatto Libraccio ad adattarsi ai cambiamenti tecnologici che hanno riguardato la scuola? Che impatti hanno avuto questi cambiamenti nella vita di studenti e studentesse? Penso soprattutto a quelli più recenti, dalla pandemia all’introduzione del registro elettronico, per esempio.

40 anni sono tanti e in quest’arco di tempo sono stati molti i cambiamenti, a partire dall’abolizione dell’esame alla fine della quinta elementare, che ha riguardato soprattutto il percorso di studi in senso stretto. Altri cambiamenti, invece, hanno avuto impatti molto più importanti, come per esempio l’avvento dei supporti digitali per lo studio. Noi ci siamo subito interrogati se questi supporti avrebbero sostituito o meno i libri e quale sarebbe diventato il ruolo di Libraccio, dal momento che all’inizio vendevamo testi solamente cartacei. Oggi, dopo quasi 20 anni in cui si è passati dai Cd ai QR code, abbiamo costatato che il digitale rimane uno strumento integrativo: la tecnologia aiuta ma gli studenti e le studentesse preferiscono rimanere sul testo per studiare.

In questo periodo, inoltre, stiamo assistendo a un ritorno all’usato, e questo è un tema che racconta bene Libraccio; già all’epoca pensavamo che il second hand avesse senso su più piani: sia quello della sostenibilità, che dal punto di vista di sostenibilità economica. Oggi l’usato continua ad avere un ruolo rilevante e anzi si potrebbe dire che è tornato alla ribalta, anche alla luce della situazione economica che abbiamo vissuto negli ultimi anni. Sempre per quanto riguarda il digitale, abbiamo assistito all’introduzione del registro elettronico, che ha semplificato di molto anche il momento stesso di acquisto dei testi: basta andare a comprare i libri con il nome dell’aula e della scuola, e automaticamente compare la lista di tutto il materiale necessario, dato che le liste sono centralizzate.

Ovviamente è bene ricordare che tutto ciò funziona quando le infrastrutture sono funzionanti; ci sono stati, infatti, dei momenti di rodaggio soprattutto nelle fasi di passaggio, ma quello che ci interessa oggi è soprattutto la questione del mantenimento di queste tecnologie.

Il cambiamento più epocale e recente che abbiamo vissuto è stato ovviamente quello dell’introduzione della didattica a distanza. Nonostante venissimo da un mondo in cui parte della nostra vita era già online, è dovuta arrivare la pandemia per farci capire che questo tipo di riunione potesse venirci in aiuto. Infatti, premettendo che il ruolo della scuola è anche quello di creare relazioni e un modello del genere nel lungo periodo può essere solo integrativo, la dad può essere una strategia per insegnare alle persone a lavorare insieme già dal liceo, mentre spesso si comincia quasi sempre all’università. Anche in questo caso, però, bisogna far si che nessuno rimanga indietro: ciò significa che ognunә deve aver accesso ai mezzi adeguati per rimanere al passo con la classe.

Come vedi alla fine si torna sempre al tema economico, quello da cui Libraccio è partito 40 anni fa, con l’obiettivo che tutti e tutte avessero le stesse possibilità. La cultura, nello specifico, deve essere per tutti e tutte e bisogna far in modo che sia accessibile a una fetta sempre più ampia di popolazione.

Mi allaccio alla tua conclusione per approfondire il tema dell’usato, che ha caratterizzato sin dalle origini Libraccio. Quanto è importante investire in questo mercato? Credi che le nuove generazioni siano più propense a farlo?

Di sicuro le nuove generazioni ci stanno insegando a vivere l’usato in maniera diversa. Ci sono davvero tanti ragazzi e ragazze che insegnano continuamente ai loro genitori e ai loro nonni a vivere il mondo in modo diverso e pensare, per esempio, che l’usato abbia un suo valore. L’oggetto second hand, infatti, non perde valore solo perché è stato di qualcunә altrә, al contrario, acquisisce un valore aggiunto. È come se venissimo a contatto con un pezzo di vita di altre persone; per quanto riguarda i libri, questo è ancora più vero, perché spessissimo rimangono registrati gli appunti di chi ha avuto quel testo nelle mani prima di noi (appunti che spesso si rivelano, tra l’altro, molto utili). Quella di Libraccio è stata, quindi, un’intuizione precoce per i tempi, dal momento che, per esempio, l’urgenza di sostenibilità non era la stessa di oggi.

Spesso sul second hand si hanno pregiudizi perché gli oggetti (soprattutto gli abiti) sono considerati “vecchi”, vale anche per i libri quindi?

Si penso che siano estremamente radicati questi pregiudizi. Tra l’altro è interessante la distinzione tra second hand e vintage: quando passa un certo lasso di tempo l’oggetto diventa vintage e di conseguenza più attrattivo. La parte problematica è quella che sta in mezzo: un oggetto che non è nuovo ma è appena passato tra le mani di qualche altra persona. All’inizio infatti era raro vedere, sia nei libri che nei vestiti usati, un’opportunità; adesso, invece, le cose sono leggermene cambiate. Da una parte per una questione puramente economica, dato che le condizioni sono ben lontane da quelle degli anni’90; dall’altra perché hanno convogliato in noi tutta una serie di istanze. Infatti, siamo sempre più attenti e attente all’ambiente perché le conseguenze del disastro climatico sono davanti agli occhi di tuttә e questo comporta anche un senso generale etico di non spreco. Tra l’altro tendiamo a essere molto più attaccatә agli oggetti perché siamo molto espostә al digitale quindi quando troviamo qualcosa che è appartenuto a persone diverse da noi forse ci piace di più. Prima era più una necessità, oggi ci sono altre motivazioni e c’è una consapevolezza generale.

Caro zainetto: quanto influisce sulle famiglie nell’acquisto dei libri scolastici e quanto è aumentata la richiesta degli studenti di libri usati proprio per ridurre un po’ la spesa? Il second hand sui libri scolastici ha visto il suo boom in questo periodo?

Nell’ultimo anno la richiesta è aumentata del 6%, quindi sicuramente si è registrato un aumento consistente. Accanto all’usato, tra l’altro, qualche anno fa abbiamo lanciato la linea di cartoleria low cost. Libraccio rappresenta, infatti, il luogo in cui trovi tutto quello di cui hai bisogno: dai testi scolastici, alle tragedie, ai libri di letterature inglese, fino agli zaini e tutto il reparto cancelleria. Tutto è pensato e creato in nome di questa filosofia: arrivare a impattare il meno possibile a livello di spesa, sia con l’usato, che attraverso prodotti a nostro logo accessibili anche per chi vuole stare più attentә. Quelle scolastiche, infatti, soprattutto se si tratta di famiglie con 2 o 3 figli, sono spese davvero ingenti che arrivano oltretutto tutte insieme.

E invece per il futuro che cosa dobbiamo aspettarci?

Una delle più importanti campagne degli ultimi anni è quella che riguarda la strutturazione dell’anno scolastico; quello attuale, infatti, è stato pensato perché i ragazzi aiutassero a lavorare i campi. Oggi ovviamente la situazione è diversa e le persone si trovano a gestire i figli e le figlie da giugno a settembre, e nessun lavoratore o lavoratrice ha 3 mesi di ferie. Questo impatta molto sui programmi, ma anche sullo studio di ragazzi e ragazze che si trovano a dover ricominciare a un ritmo ben diverso da quello estivo dopo un periodo di tempo molto lungo. Dunque, uno dei temi principali oggi è quello di capire e ripensare i tempi della scuola. Bisogna ovviamente vedere se queste istanze arriveranno a chi di dovere.

Parlando di futuro, ovviamente non possiamo non parlare di nuove tecnologie, e nello specifico, del ricorso alla tecnologia per studiare. Ma probabilmente il tema più urgente è quello che riguarda le infrastrutture: sicure e accessibili per tutti e tutte. Inoltre, abbiamo intercettato, da parte di studenti e studentesse, la richiesta e il desiderio di affrontare nuove materie a partire dall’educazione sessuale e al consenso, fino ai temi di sostenibilità che a oggi toccano qualche punto del programma ma che spesso non vengono approfondite.

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