Ambiente

Libia, uragano Daniel: 5.500 morti e 30.000 sfollati

I dispersi sono 10.000, i feriti 7.000; ma il mare continua a restituire cadaveri: ci vorrà tempo per il bilancio ufficiale. Il ministro dell’Aviazione civile Chkiouat: «almeno il 25% della città è scomparso»
11 settembre 2023, un'area di Derna colpita dalle inondazioni
11 settembre 2023, un'area di Derna colpita dalle inondazioni Credit: The Eastern-Based Government Of Libya/Xinhua via ZUMA Press
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14 settembre 2023 Aggiornato alle 13:00

Il disastro causato dal ciclone Daniel nella Cirenaica ha assunto proporzioni inenarrabili: il numero di vittime confermate è salito almeno a 5.500, con 7.000 feriti, 10.000 dispersi e 30.000 sfollati.

Come riportato da Ansa, “la nuova drammatica stima di 20.000 morti è del direttore del Centro medico Al-Bayda, Abdul Rahim Mazi, citato dal Guardian, mentre gli aiuti internazionali cominciano a poco a poco ad arrivare sul posto. Il mare continua a restituire i cadaveri delle vittime, riversi nelle strade, ma ci vorrà tempo perché un bilancio ufficiale sia confermato”.

La devastazione è anche peggiore di quanto si temeva inizialmente. Hichem Abu Chkiouat, ministro dell’Aviazione civile nell’amministrazione che governa la Libia orientale, ha dichiarato a Reuters: «Non sto esagerando quando dico che almeno il 25% della città è scomparso».

L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari ha affermato che le squadre di risposta alle emergenze sono state mobilitate per portare aiuto sul campo. Molti Paesi hanno inviato aiuti in Libia, tra cui veicoli di ricerca e salvataggio, imbarcazioni di salvataggio, generatori e cibo, mentre i cittadini di Derna sono alla ricerca dei propri cari.

L’ex ministro degli Esteri Mohammed al Dairi ha dichiarato alla Bbc di essere sconvolto dalla mancanza di comunicazione tra i 2 governi: «Dovremmo dire le cose come stanno. Penso che questa situazione patetica sia dovuta alla stupidità di coloro che sono in prima linea nei nostri affari pubblici. Penso che i 2 Governi non si parlino tra loro: abbiamo assolutamente bisogno di qualcosa di coordinato in modo che le richieste di aiuti internazionali vengano soddisfatte».

La continua divisione politica della Libia ha complicato la risposta alle inondazioni. Il Paese nordafricano è stato infatti diviso in fazioni in competizione sin dal rovesciamento del leader Muammar Gheddafi, in una ribellione del 2011, assistita dall’intervento militare occidentale. Nel 2014 sono scoppiati nuovi combattimenti, da cui è nata una divisione tra 2 amministrazioni: una con sede a est, l’altra a ovest, nella capitale Tripoli. Le 2 parti, rispettivamente supportate da vari attori internazionali, hanno firmato un cessate il fuoco nel 2020, ma le rivalità e le tensioni non si sono fermate.

Le immagini satellitari prima e dopo l’uragano aiutano a capire le proporzioni del disastro avvenuto nella città di Derna, che ha spazzato via interi quartieri, distrutto molti ponti e trasformato città come Battah e Al Bayyada in veri e propri laghi (dato che le dighe presenti nella valle vicino a Derna non potevano reggere).

Come riportato dal Guardian, “L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in Libia ha dichiarato mercoledì (…) che ci sono altri 6.085 sfollati in altre aree colpite dalla tempesta, come Bengasi, dove il numero di vittime non è ancora stato verificato. La necessità di seppellire i corpi - continua il giornale britannico - per evitare la diffusione di malattie, era tale che centinaia di persone sono state sepolte in fosse comuni. I residenti di Derna hanno anche chiesto un nuovo ospedale da campo poiché i 2 esistenti nella città sono diventati obitori improvvisati”.

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