Ambiente

Canale di Panama: la siccità blocca oltre 130 navi

La crisi climatica colpisce uno degli snodi commerciali più importanti al mondo. A maggio, per scongiurare blocchi, era stato imposto un limite di profondità di 44 piedi alle imbarcazioni più grandi
Credit: EPA/Bienvenido Velasco
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25 agosto 2023 Aggiornato alle 11:00

Anche il Canale di Panama è finito nella morsa della siccità e con una stagione delle piogge secca, dovuta ai cambiamenti climatici, l’acqua necessaria al passaggio delle numerose navi che transitano ogni giorno sta diminuendo vistosamente: oltre 130 navi sono rimaste bloccate in attesa del transito sul canale.

Lo ha comunicato l’autorità di gestione dell’infrastruttura (Acp), preoccupata per le conseguenze della siccità che, da ormai anni, stanno interessando anche il canale.

Già a maggio, per scongiurare blocchi, era stato imposto un limite di profondità di 44 piedi destinato alle navi più grandi, con una limitazione anche per la quantità di carico trasportabile.

Da fine luglio l’autorità ha inoltre stabilito un limite di 32 traversate giornaliere. Misure, rese obbligatorie dalla siccità, che hanno provocato una grossa congestione navale sul canale.

La scorsa settimana le navi in attesa erano ben 264, adesso il dato è stato ridimensionato a circa 130 unità.

Il transito adesso procede a rilento, ma non senza danni.

Il canale di Panama, un corridoio lungo 80 km indispensabile per il commercio mondiale, che ha registrato, solo nel 2022, 14.239 transiti (il 3% dell’intero traffico marittimo mondiale) è una scorciatoia che collega gli oceani Atlantico e Pacifico, facendo risparmiare tempo e miliardi di dollari alle navi. Solamente gli Usa pesano per il 73% del traffico annuale.

Per regolare i transiti, il canale è dotato di un sistema formato da alcuni bacini di acqua dolce. A causa della siccità, il sistema di chiuse che permette d’innalzare e abbassare il livello del canale non funziona come dovrebbe e le operazioni quotidiane sul canale sono state significativamente diminuite e modificate.

Lo spostamento delle navi, attraverso il sistema di bacini, consuma enormi quantità di acqua dolce: dai 55 ai 125 milioni di galloni per nave a seconda della grandezza. Adesso l’Autorità del Canale di Panama sta cercando di impiegare nuovi metodi per immagazzinare e riutilizzare l’acqua rimanente per affrontare la crisi, con l’intento di costruire anche nuovi bacini. Ma questo potrebbe non bastare.

Le limitazioni potrebbero rimanere in vigore fino al 2024, salvo cambiamenti meteorologici imprevisti. E arrivano già le prime preoccupazioni dei colossi marittimi cargo, come Maersk, il maggior fruitore del canale, che tramite l’Amministratore delegato Antonio Dominguez ha espresso preoccupazioni relative ai ritardi e ai possibili aumenti per i costi di spedizione dei beni di consumo nei prossimi mesi.

In molti sono preoccupati soprattutto per la sostenibilità a lungo termine del canale. Con le temperature sempre più calde e i periodi di siccità estrema, un punto cardine del commercio mondiale sta iniziando a vacillare.

Storicamente queste condizioni si verificavano ogni cinque anni. Adesso solamente ogni tre. Un segnale non rassicurante.

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