Ambiente

La strategia di Legambiente contro la siccità

Tutela dell’oro blu, zero sprechi e riuso delle acque reflue le parole d’ordine all’incontro previsto oggi a Palazzo Chigi. L’organizzazione ambientalista illustrerà anche otto casi studio
Credit: Sebastian Sørensen
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1 marzo 2023 Aggiornato alle 11:00

Una strategia idrica nazionale, con un calendario per interventi a medio e lungo termine. È questa la richiesta di Legambiente, che oggi sarà a Palazzo Chigi per un incontro con il Governo Meloni.

Le parole d’ordine sono ridurre gli sprechi e favorire l’adattamento alla crisi climatica e alla siccità. Le azioni, secondo l’associazione ambientalista, non sono più rimandabili: “Bisogna prelevare meno acqua possibile, senza se e senza ma, e occorre adottare un approccio circolare, prendendo come esempio anche quelle esperienze virtuose già attive in diversi territori”, si legge in un comunicato.

In particolare, il progetto, verrà presentato al Governo, prevede la definizione di “un piano di razionamento dell’acqua per agricoltura, usi civili e industriale”, incentivi per la produzione 2023 verso attività agricole meno idroesigenti, cioè che necessitino una minore irrigazione e favoriscano così la riduzione dei consumi e il “riutilizzo delle acque reflue depurate”.

Proprio questa pratica potrebbe avere un potenziale enorme, per sostenere industrie e coltivazioni.

Secondo l’indagine Il riutilizzo delle acque reflue in Italia, realizzata da Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche), dai depuratori ogni anno escono fino a 9 miliardi di metri cubi. Questa quota però in Italia viene sfruttata solo per il 5% (475 milioni di metri cubi). “La colpa è dei limiti della legge attuale (DM 185/2003), dei pregiudizi degli agricoltori e di una governance non ancora ben definita”.

La normativa nazionale è «inadeguata e superata anche dal regolamento europeo del 2020 (UE 741/2020) dedicato proprio al riuso, che va applicato subito anche nel nostro Paese – afferma Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente - Ci sono poi le risorse del Pnrr e quelle a disposizione del commissario per l’adeguamento del sistema depurativo, su cui stiamo ancora pagando decine di milioni di euro all’anno di multe europee, che devono essere indirizzate anche in questa direzione».

L’associazione inoltre presenterà a Palazzo Chigi otto esperienze positive in questo campo (cinque italiane), promosse come casi studio dal Joint Research Centre (JRC). Si va dal depuratore di Fregene, che consente di riutilizzare le acque reflue nei campi, al sistema integrato delle acque reflue urbane e del riuso di Peschiera Borromeo (Milano). Sempre in Lombardia, il sistema di trattamento biologico di Milano San Rocco consente, in ambito agricolo e industriale, il riutilizzo dei liquidi scaricati nelle rogge irrigue, cioè nei canali artificiali.

C’è anche il progetto di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), e quello pugliese di Fasano-Forcatella (Brindisi), che intercetta le acque del depuratore comunale e le distribuisce a 50 aziende agricole. Nei periodi di minor richiesta, l’acqua, raccolta nel lago Forcatella, viene utilizzata per la ricarica indiretta della falda e per mitigare l’intrusione di acqua marina.

I casi di studio non mancano anche in Europa. A Pinedo-Acequia del Oro, a Valencia, in Spagna, l’acqua reflua viene recuperata e utilizzata per irrigare le risaie e gli orti. Il flusso di acqua recuperata utilizzata per l’irrigazione è di 15.000 m3/giorno nella stagione settembre-maggio e di 180.000 m3/giorno tra maggio e settembre. Viene così distribuito attraverso una rete di 80 km di canali aperti.

A Haaksbergen, nei Paesi Bassi, un sistema pilota di questo genere è in funzione dal 2015: l’aumento della siccità ha reso necessaria un’alternativa alla fonte di approvvigionamento tradizionale per l’irrigazione. Durante il normale funzionamento, l’effluente dell’impianto di depurazione viene scaricato nel torrente Bolscherbeek, per poi servire gli agricoltori.

Infine l’impianto di Limassol-Amathus, situato a Limassol, in esercizio dal 1995, viene riutilizzato per molteplici usi che vanno dall’irrigazione di colture per l’alimentazione animale, agli ulivi e agrumi, fino all’innaffiamento delle aree verdi. È inoltre una garanzia per la ricarica della falda di Akrotiri, utilizzata solo per l’irrigazione.

«Tutela, zero sprechi e riuso sono le tre parole chiave su cui il Governo deve lavorare per prevenire l’emergenza idrica, ormai strutturale per la crisi climatica – ha dichiarato Giorgio Zampetti, in una nota stampa – L’agricoltura è il settore che risente principalmente della scarsità dell’acqua e al tempo stesso è il principale protagonista nella sfida per ridurre sprechi e consumi. Occorre una riconversione del sistema di irrigazione che punti su sistemi di microirrigazione a goccia, la diffusione di colture e sistemi agroalimentari meno idroesigenti e una revisione del sistema di tariffazione degli usi dell’acqua, basato su premialità e penalità, per valorizzare le esperienze virtuose».

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