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Ecco perché i tappi di plastica sono uniti alla bottiglia

Non è un errore di produzione ma l’effetto della nuova direttiva Ue per ridurre l’inquinamento
Credit: charlesdeluvio

Se da un po’ di tempo non riuscite più a staccare i tappi di plastica dalle bottiglie una volta svitate, non preoccupatevi, non siete voi che improvvisamente avete perso le vostre forze, ma è frutto di un preciso piano europeo studiato per il riciclo della plastica. Non è un errore della produzione dunque ma una nuova regola per ridurre l’inquinamento, che non piace però a tutti.

Tappi uniti alla bottiglia contro l’inquinamento: la direttiva europea

Quello a cui stiamo assistendo quindi non si tratta di un errore ma è soltanto un anticipo di quello che succederà l’estate dell’anno prossimo. Dal 3 luglio 2024 tutte le bottiglie di plastica infatti dovranno prevedere il tappo attaccato al contenitore.

A chiederlo è la Commissione europea che ha stabilito una nuova regola per ridurre l’inquinamento e agevolare il riciclo della plastica, approvata dal Parlamento e dal Consiglio europeo il 5 giugno 2019.

La normativa guarda in particolare ai tappi delle bottiglie, come recita dall’articolo 6: “i prodotti con tappi e coperchi di plastica possono essere commercializzati solo se questi restano attaccati ai contenitori per la durata prevista del prodotto”.

L’intento è quello di dire “no” alla plastica monouso e allo stesso tempo ridurre la dispersione nell’ambiente. I numeri dicono che l’85% dei rifiuti in mare o sulle spiagge d’Europa è plastica, di cui il 50% monouso.

La direzione è quella annunciata ormai da tempo e contenuta nell’Agenda Onu 2030, che sostiene l’economia circolare. Nel nostro Paese già lo scorso anno, dopo la stretta europea del 2021, c’è stato il divieto di commercializzare alcuni prodotti monouso.

Quello a cui stiamo assistendo quindi è un primo approccio alla direttiva, solo una variazione di mercato di alcune aziende, che però diventerà divieto da luglio dell’anno prossimo. Tra gli obiettivi futuri la realizzazione di bottiglie fino ai tre litri, una componente del 25% di plastica riciclata entro il 2025 che dovrebbe arrivare al 30% entro il 2030.

Le tappe del percorso verso il 2024

Se si parla di plastica il problema riguarda molto da vicino il nostro Paese non solo nei consumi ma anche nella produzione. La filiera della plastica dà lavoro a migliaia di persone per un giro di affari che prima della pandemia toccava i 30 miliardi di euro, con oltre 10.000 aziende del settore e quattro regioni leader come Lombardia, Veneto, Emilia- Romagna e Piemonte che insieme raccolgono il 70% di tutta la produzione italiana.

La Strategia sulla plastica del 2018 è il faro che porta avanti questa direttiva europea. Cambia completamente la visione della plastica monouso in favore di interventi che abbiano l’obiettivo di rendere, anche da un punto di vista economico, tutti gli imballaggi immessi nel mercato europeo riutilizzabili o riciclabili entro il 2030.

In questo senso nel 2019 è arrivata la direttiva Single Use Plastic (Sup), per contrastare la dispersione di articoli di plastica monouso in mare, con sei punti principali: messa al bando di piatti, stoviglie, cannucce, contenitori per alimenti e bevande in polistirene espanso; riduzione del consumo di tazze e bicchieri per bevande e di alcuni contenitori in plastica monouso per alimenti; requisiti di progettazione per i contenitori in plastica o compositi per bevande (i tappi e i coperchi in plastica dovranno essere attaccati ai relativi contenitori); istituzione di regimi di responsabilità estesa del produttore (Epr) per alcune tipologie di prodotti in plastica diversi dagli imballaggi; obiettivi di raccolta differenziata (90% entro il 2029) per le bottiglie in plastica per bevande con capacità fino a tre litri; misure di sensibilizzazione e requisiti di marcatura per alcune tipologie di prodotti.

Tappi uniti alle bottiglie di plastica i pro e i contro

La campagna contro lo spreco della plastica e in particolare per mantenere il tappo unito alle bottiglie di plastica è cominciata negli States ben tre anni fa. Per agevolare lo smistamento delle macchine per il riciclo dei rifiuti l’Association of Plastic Recyclers iniziò a sostenere che fosse meglio mantenere i tappi Pp e Pe uniti ai propri contenitori plastici Pet destinati al riciclo. Per la prima volta si andava contro tutte le indicazioni date fino a oggi, quelle di dividere il tappo dalla bottiglia per differenziare meglio. Ma in verità questa azione sponsorizzata per molto tempo oggi sembra essere stata indicata per ovviare all’incapacità delle tecnologie nel gestire le bottiglie Pet con i tappi in polietilene.

Le nuove direttive invece indicano che mantenere i tappi uniti alle bottiglie aiuta l’impianto di recupero dei materiali (Mrf) a dividere con successo i vari rifiuti. Il tappo aiuta a mantenere la forma della bottiglia e permette alle apparecchiature di riconoscere il tipo di contenitore per la lavorazione.

Di contro, in questo modo finirebbe la raccolta dei tappi in plastica che oggi ha un valore commerciale oltre che in termini di sostenibilità, impatto ambientale e riduzione dell’inquinamento. Una tonnellata di tappi di plastica viene quotata dai 150 ai 200 euro. Molte aziende inoltre macinando i tappi con i granelli ottenuti costituiscono altre oggetti, come a esempio involucri delle calcolatrici oppure le cassette della frutta.

Dalla parte dei consumatori infine oggi si vivono dei pro e contro anche molto più basilari come la possibilità di non disperdere più i tappi in giro, oppure di contro la scomodità nel bere dalla bottiglia con i nuovi tappi. Ma forse anche per questo si sta arrivando a una soluzione, sperimentando tappi pieghevoli lungo il collo della bottiglia per poter bere senza problemi.

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