Città

Gli Italiani preferiscono i centri urbani medio-piccoli

L’indagine del Sole 24Ore premia i comuni di periferia ben serviti e con ampi spazi naturali. Le grandi città mirano a diventare più green e “a misura d’uomo”
Credit: Awaylands
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1 settembre 2023 Aggiornato alle 07:00

Un’indagine condotta dal Sole 24 Ore sul saldo migratorio tra comuni italiani ha rilevato che gli italiani si stanno sempre più spostando verso le periferie, scegliendo comuni ben serviti e con spazi verdi.

Tra le città medio-grandi, lo studio premia Fiumicino. Il comune, con un saldo positivo di 500 nuovi abitanti trasferitisi da altre città italiane, garantisce servizi di base, ospita un aeroporto internazionale e possiede numerosi collegamenti con la capitale.

«Abbiamo 24 km di costa e dunque tutte le caratteristiche naturali per rendere Fiumicino un luogo attrattivo - spiega il sindaco Mario Baccini - Per far fronte a questo aumento di residenti, specialmente giovani coppie o famiglie, stiamo potenziando servizi come asili nido, campi sportivi e trasporti».

Simile è il discorso per Brescia – poco distante sia da Milano, sia dalle Alpi e dai laghi – e Ravenna, che affaccia sul mare ed ha collegamenti efficienti sia interni (bus) sia verso altre città (reti ferroviarie).

Tra i comuni di piccole dimensioni spicca il caso di Giavene, ai piedi dell’arco alpino, a circa 40 minuti di auto da Torino.

«In tanti si sono trasferiti qui, soprattutto dopo la pandemia. Molti sono pendolari, spesso professionisti. Rispetto alle colline di Torino, qui le case sono più accessibili. Abbiamo tutti i servizi di un comune di prima cintura. Allo stesso tempo però, a esempio rispetto al vicino comune di Rivoli, siamo a 600 metri di altezza e circondati dalle montagne: qui la qualità dell’aria è molto meglio rispetto a tanti altri centri del torinese», dice il sindaco, Carlo Giacone.

Le grandi città stanno adattandosi alle nuove esigenze di sostenibilità ed efficienza nei servizi pubblici, sempre più richieste dai cittadini: nella città di Milano è stato promosso il progetto Forestami, che ha l’obiettivo di espandere le aree green e di contribuire ad azioni che apportino maggiore consapevolezza tra i cittadini nel creare un nuovo legame con la natura; a Lecco, da settembre 2021 è stato introdotto Ti Porto Io, un sistema di trasporti gratuito per gli under 19; nella città di Bari l’ex caserma Rossani, dove il Comune ha già realizzato un parco, verrà riconvertita in uno spazio dedicato ad associazioni che vogliono lavorare su attività compatibili con servizi per bambini e famiglie.

Andando oltralpe, in Francia, la città di Parigi sta adottando il modello della “città 15 minuti”, ideato dall’urbanista Carlos Moreno e prevede di riorganizzare gli spazi urbani in modo che il cittadino possa trovare, in 15 minuti a piedi da casa tutti i servizi necessari: lavoro (anche in co-working), negozi, strutture sanitarie, scuole, impianti sportivi, spazi culturali e di incontro, bar e ristoranti. In questo modo, le persone non utilizzano l’auto o i mezzi pubblici, riducendo traffico e inquinamento, riappropriandosi del tempo perso negli spostamenti e riscoprendo la socialità nel proprio quartiere.

In Spagna, la città di La Nucía sta attuando da vent’anni una rigorosa politica fondata sul concetto di smart city, cioè una città in cui vengono usate tecnologie digitali per migliorare la qualità dei servizi tradizionali.

Si è puntato sulla riqualificazione energetica delle strutture già esistenti, puntando sulla costruzione di nuove case unifamiliari e incentivando a comportamenti responsabili, rendendo gratuita la ricarica di auto elettriche e riducendo le tasse proporzionalmente alla quantità di rifiuti riciclati. Inoltre, il comune sta lavorando per recuperare i paesaggi naturali della zona. Si stima che dal 2001 la sua popolazione sia più che triplicata.

La creazione di questi spazi è, tuttavia, molto complessa. «Programmare l’integrazione del verde in città significa accettare di rivoluzionare i piani del passato – dice Antonio Perazzi, botanico, paesaggista e curatore scientifico della biennale Radice Pura Garden Festival di Giarre – Intanto, occorre prendere coscienza del fatto che, per quanto ci si sforzi, una città resta un ambiente artificiale e non un’area naturalistica. Si sente spesso ripetere come sia opportuno scegliere piante autoctone per la tutela della biodiversità, che certo è da preservare, ma la valutazione è più ampia e deve tenere in considerazione diversi standard».

Enrico Pinali, perito agrario ed esperto, continua: «Man mano che il clima cambia crescono le variabili in atto e da conoscere. Oggi nei nostri climi si sta manifestando la presenza di insetti patogeni o di infestanti di tipo alieno, come il cosiddetto poligono del Giappone, che non conoscevamo». Sulla manutenzione degli spazi, invece, Pinali afferma: «Dalle reti di protezione delle radici, perché non intacchino le infrastrutture di servizio, alle vasche per la raccolta di acqua, sono tante le tecnologie che si possono usare a vantaggio di un verde sano e capace di coesistere con l’uomo in città. Per realizzare tutto questo però ci vuole conoscenza, esperienza e progettualità».

L’Italia punta al traguardo di 6,6 milioni di nuovi alberi entro il 2024 in 14 città metropolitane, come prefissato negli obiettivi del Pnrr. Per conseguire tali obiettivi e trasformare il volto delle nostre aree urbane, occorre la messa in campo di risorse umane, competenze e capacità.

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