Ambiente

Città ed ecologia. L’Italia va così così

Secondo il rapporto sui Territori Asvis, nonostante le città italiane siano “abbastanza” sostenibili, solo 3 parametri su 14 sono davvero positivi: acqua, parità di genere e salute
Credit: Antonio Sessa
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 8 min lettura
4 gennaio 2022 Aggiornato alle 19:00

Quanto siamo lontani da un futuro sostenibile? Se lo chiede dal 2015 l’Assemblea Generale dell’Onu che ha stilato i famosi obiettivi 2030. L’agenda raccoglie 17 Sustainable Development Goals (SDG) con 169 traguardi specifici associati. E Asvis, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, ha pubblicato in questi giorni la seconda edizione del Rapporto sui Territori: un’analisi del posizionamento di regioni, province, città metropolitane, aree urbane specifiche e comuni di casa nostra rispetto ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. A che punto siamo rispetto al percorso intrapreso?

Le città più sostenibili del Pianeta

In occasione dell’High-Level Political Forum on Sustainable Development 2021, il panel creato per monitorare l’attuazione globale degli obiettivi di sviluppo sostenibile, è stato pubblicato il rapporto relativo alle Voluntary Local Review (VLR). Si tratta dell’analisi degli obiettivi sostenibili relativi a uno specifico territorio: uno strumento molto importante per la loro realizzazione a livello cittadino o regionale, che permette alle autorità locali di identificare le proprie priorità e specificità territoriali. Viene redatta dai governi locali su base volontaria e poi presentata al forum delle Nazioni Unite. La Voluntary Local Review aiuta le comunità a riflettere su quali aree richiedano maggiori sforzi e fondi in futuro.La prima città ad aver realizzato una Voluntary Local Review è stata New York nel 2018, con un documento in cui proponeva un’analisi di tutti i progressi della città verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Tra quelle pubblicate nel 2021, ce n’è anche una italiana: è la città metropolitana di Firenze, la prima del nostro Paese a contribuire in modo significativo al processo di territorializzazione dell’Agenda ONU 2030. Firenze è in compagnia di Tokyo, della regione brasiliana Pará, di Subang Jaya in Malesia, di Yiwu in Cina e di Città del Messico. Tra le europee anche Asker in Norvegia, la belga Gand, poi Stoccolma e la danese Gladsaxe.

Le città più sostenibili d’Europa

Sempre all’interno del quadro europeo, brillano altre 10 città: altre 10 esperienze virtuose nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibiltà a livello locale. Un risultato raggiunto attraverso la misurazione e il monitoraggio con indicatori specifici, il coinvolgimento attivo della società civile e degli stakeholder pubblici e privati, la solidità di un’amministrazione comunale che favorisca trasparenza e integrazione delle politiche pubbliche.

La città di Bonn ha realizzato una road map per migliorare la sostenibilità urbana: il progetto “Bonn4Future”, promosso per raggiungere la neutralità climatica nel 2035, nasce da un processo partecipativo avviato dalla cittadinanza. A seguire la città tedesca c’è la britannica Bristol, con il piano strategico “One City Plan”, aggiornato ogni anno. Poi tocca a Copenaghen, con un report aggiornato, dal 2017, ogni due anni, che indica obiettivi come raggiungere la neutralità carbonica entro il 2025 o assicurare il diploma di scuola secondaria o titoli di istruzione più elevati al 95% dei giovani. Helsinki, pur senza un programma urbano specifico, ha un gruppo di lavoro a livello locale che si occupa dei goal di sostenibilità, pubblicando rapporti su ambiente e clima, salute e uguaglianza sociale. Seguono Kopavogur, in Islanda, la capitale spagnola Madrid, le tedesche Manheim, Münster e Stoccarda, e Utrecht, nei Paesi Bassi. Ognuna di queste città si impegna a rinnovare ciclicamente i propri obiettivi attraverso processi partecipativi e la collaborazione tra governo e società civile.

E le città italiane?

Per quanto riguarda il nostro Paese, per la prima volta Asvis introduce nel rapporto un’analisi delle disuguaglianze su base provinciale e per ogni obiettivo di sostenibilità. Dei 16 obiettivi dell’Agenda 2030, ci sono buone notizie per salute, parità di genere, acqua e servizi igienico sanitari, città e comunità sostenibili, produzione e consumo responsabili: tutte vedono ridurre le disuguaglianze tra le province.

GOAL 5 - PARITÀ DI GENERE
Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze.  L’indice composito tiene conto della distanza dal valore della media nazionale: l’arancione indica una zona con un valore in linea con la media nazionale, il verde una zona con un valore maggiore della media italiana e il rosa un’area con un valore inferiore a quello medio nazionale - Dati Rapporto ASviS 2021
GOAL 5 - PARITÀ DI GENERE Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze. L’indice composito tiene conto della distanza dal valore della media nazionale: l’arancione indica una zona con un valore in linea con la media nazionale, il verde una zona con un valore maggiore della media italiana e il rosa un’area con un valore inferiore a quello medio nazionale - Dati Rapporto ASviS 2021

Le disuguaglianze, invece, aumentano per istruzione, lavoro e crescita economica, innovazione e infrastrutture, ecosistemi terrestri, giustizia e istituzioni solide.

GOAL 4 - ISTRUZIONE DI QUALITÀ
Fornire un’istruzione di qualità, equa e inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti. L’indice composito tiene conto della distanza dal valore della media nazionale: l’arancione indica una zona con un valore in linea con la media nazionale, il verde una zona con un valore maggiore della media italiana e il rosa un’area con un valore inferiore a quello medio nazionale - Dati Rapporto ASviS 2021
GOAL 4 - ISTRUZIONE DI QUALITÀ Fornire un’istruzione di qualità, equa e inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti. L’indice composito tiene conto della distanza dal valore della media nazionale: l’arancione indica una zona con un valore in linea con la media nazionale, il verde una zona con un valore maggiore della media italiana e il rosa un’area con un valore inferiore a quello medio nazionale - Dati Rapporto ASviS 2021

Nelle Città Metropolitane - Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Messina, Catania e Cagliari - che coincidono con alcune delle aree più densamente popolate del Paese, solo 3 indicatori sono positivi: aumento dei laureati, riduzione del consumo di energia rispetto al 2019, azzeramento entro il 2030 del sovraffollamento negli istituti di pena.

Per gli altri 9 obiettivi le 14 città metropolitane segnalano invece un andamento negativo: feriti per incidente stradale, efficienza della distribuzione dell’acqua, energie rinnovabili, tasso di occupazione, NEET (giovani esclusi dal mondo della formazione), offerta del trasporto pubblico locale, qualità dell’aria, produzione di rifiuti urbani e consumo di suolo annuo.

GOAL 15 - VITA SULLA TERRA
Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre. L’indice composito tiene conto della distanza dal valore della media nazionale: l’arancione indica una zona con un valore in linea con la media nazionale, il verde una zona con un valore maggiore della media italiana e il rosa un’area con un valore inferiore a quello medio nazionale - Dati Rapporto ASviS 2021
GOAL 15 - VITA SULLA TERRA Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre. L’indice composito tiene conto della distanza dal valore della media nazionale: l’arancione indica una zona con un valore in linea con la media nazionale, il verde una zona con un valore maggiore della media italiana e il rosa un’area con un valore inferiore a quello medio nazionale - Dati Rapporto ASviS 2021

Quali sono i rischi in Italia?

Nel quadro complessivo, doveroso sempre includere la categoria dei rischi naturali. In generale, il rischio associato a un particolare fenomeno di origine naturale o antropica viene definito dal prodotto di 3 parametri: pericolosità, vulnerabilità, esposizione. Nel rapporto Asvis sono elencati il rischio sismico, quello vulcanico, l’idrogeologico, il rischio incendi, stabilimenti pericolosi e ondate di calore. L’Italia, come noto, è uno dei paesi europei a maggiore pericolosità sismica.

Nel 2019 la Rete Sismica Nazionale dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha registrato 1.849 eventi di magnitudo pari o superiore a 2, con epicentro sul territorio italiano. Dal Medioevo a oggi, tra l’altro, l’Italia è stata colpita da 90 terremoti distruttivi con magnitudo compresa tra 6 e 7.3.

Per quanto riguarda il rischio idrogeologico, i comuni italiani interessati da frane sono a oggi 5.596, pari al 69% del totale. Quest’anno, poi, siamo stati testimoni del preoccupante ed eccezionale aggravamento del fenomeno degli incendi boschivi: la legge 155 del 2021 interviene esplicitamente in materia di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi. Per non parlare degli interventi per la gestione sostenibile delle foreste previsti dal PNRR, con particolare riguardo alla prevenzione degli incendi boschivi e al ripristino delle aree colpite da catastrofi, che saranno finanziati dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale per 1 miliardo di euro.

Il rapporto pone anche l’attenzione sulle ondate di calore: a partire dal 1985 l’indice- Warm Spell Duration Index (WSDI), conta i momenti di caldo forte - è stato quasi sempre superiore alla media climatologica attesa, con un picco di +45 giorni nel 2003 (già ricordato per il caldo estivo particolarmente lungo e intenso), seguito dal 2015.

Le proposte di Asvis

Il rapporto si chiude con un decalogo per la sostenibilità dei territori: una serie di proposte volte a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030.

“Tante buone pratiche che, se diffuse su scala nazionale, ci consegnerebbero un’Italia più sostenibile” ha dichiarato il Presidente dell’Asvis Pierluigi Stefanini. In cima alla lista, un sistema multilivello di strategie e agende che può essere utile anche direttamente ai cittadini, per comprendere in che direzione si sta andando: una strategia territoriale nazionale per l’integrazione tra tutte le politiche territoriali e la definizione delle competenze regionali in materia.

Viene caldeggiato un incremento del “contributo di costruzione” per gli interventi che comportano nuovo consumo di suolo, così come l’acquisto esclusivo di mezzi elettrici per il trasporto pubblico locale nelle aree urbane e a idrogeno verde o biometano per le tratte interurbane, oltre a incentivi per i dipendenti che si spostano in bicicletta o a piedi.

Per quanto riguarda la mitigazione del rischio sismico è previsto un piano d’azione di diagnosi sugli edifici in muratura portante costruiti prima del 1971 e su quelli in calcestruzzo armato.

Infine, si suggerisce l’introduzione nei bandi del PNRR di una norma che riduca lo storico divario tra nord e sud del Paese. “A meno di 10 anni dalla scadenza del piano d’azione Onu sottoscritto nel 2015 da 193 Paesi, inclusa l’Italia”, continua Stefanini, “siamo ancora lontani da quella sostenibilità sociale, economica e ambientale di cui si avverte un urgente bisogno. Vogliamo far comprendere quanto i nostri territori siano centrali per la costruzione di un futuro migliore”.