Ambiente

Cartello prezzi biocarburante: Antitrust indaga su 7 aziende

Alcune compagnie energetiche potrebbero essersi accordate sui costi per ottenere maggiori profitti dalle vendite. Avviata un’istruttoria dall’Agcom per “intesa restrittiva della concorrenza”
Credit: Shubham Dhage
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21 luglio 2023 Aggiornato alle 15:00

Diverse compagnie energetiche che operano in Italia sono sospettate di essersi accordate riguardo il costo della componente bio, derivante dagli obblighi di miscelazione dei biocarburanti, per far fruttare maggiori profitti dalla vendita. Questo è quello che emerge dalla nuova istruttoria avviata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm), dove 7 società energetiche (Eni, Esso Italiana, Saras, Kuwait Petroleum Italia, Tamoil Italia, che detiene anche Repsol Italia, Italiana Petroli e Iplom) sono accusate di “intesa restrittiva della concorrenza”.

Secondo l’Antitrust italiano «i principali operatori petroliferi si sarebbero coordinati nella determinazione del valore della componente bio necessaria per ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa in vigore. La legge stabilisce infatti che almeno il 10% del carburante per autotrazione deve essere composto da carburante bio (salva la possibilità di acquistare i Certificati di Immissione in Consumo). Il valore di questa importante componente del prezzo è passato da 20€/mc del 2019 a ca. 60 €/mc di oggi e ha un impatto sui prezzi alla pompa di circa 2 miliardi di euro. L’Agcm contesta alle compagnie contestuali aumenti di prezzo - in gran parte coincidenti - che potrebbe essere stata determinata da scambi di informazioni diretti o indiretti tra le imprese interessate, anche attraverso articoli pubblicati su Staffetta Quotidiana, noto quotidiano di settore ».

L’indagine sarebbe stata determinata da una segnalazione pervenuta all’Agcm nel mese di marzo, attraverso la piattaforma di whistleblowing dell’ente statale, dove un informatore avrebbe segnalato le presunte operazioni di “cartello”. Dopo diversi accertamenti, le autorità hanno deciso di condurre le ispezioni nella sede di Staffetta Quotidiana in modo accertare se fosse stato violato l’articolo 101 del Trattato Ue che regola le pratiche commerciali che impediscono, restringono o falsano la concorrenza.

Il giornale Staffetta Quotidiana ha voluto chiarire la sua posizione precisando che «da quando è stato introdotto l’obbligo di miscelazione di biocarburanti nei carburanti fossili, la Staffetta ne monitora il mercato e i relativi prezzi, come fa per tutti i prodotti energetici. In particolare, da quando la componente bio è diventata una voce di costo importante per chi acquista e vende carburanti (e a valle anche per i consumatori finali), abbiamo iniziato a rilevare, sulla base di informazioni di mercato, i comportamenti dei diversi fornitori, per rendere più trasparente una parte della filiera, per seguire l’andamento del mercato e dare anche informazioni all’opinione pubblica sul costo delle politiche per le rinnovabili».

Inoltre, l’editore Giovanni Goffredo Borromeo ha dichiarato che «Staffetta Quotidiana ribadisce la correttezza e la professionalità del proprio operato, nello svolgere la sua missione di giornale indipendente e specializzato con oltre 90 anni di esperienza. Tutte le informazioni in questione sono pubblicate e rispondono a un preciso interesse giornalistico ».

I biocarburanti sono una delle componenti che dovrebbe garantire entro il 2035 la decarbonizzazione dell’Ue, insieme all’elettrificazione del settore automobilistico e lo sviluppo dell’idrogeno verde. Saranno destinati ad alimentare i tradizionali motori termici, ma persistono numerosi dubbi riguardo il loro reale impatto ambientale. Nonostante la diminuzione prevista dell’88% delle emissioni di gas alteranti grazie a questo tipo di carburanti, è stato rilevato il rilascio di altre sostanze nocive e inquinanti per l’aria come gli ossidi di azoto (Nox), i monossidi di azoto (CO) e gli idrocarburi incombusti (CO).

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